“Agli stivali sostituisce le pinne, al cappello una maschera e il fumo della pipa si trasforma in bolle d’aria respirata da una bombola… o il contadino si è distratto oppure questo progetto, unico al mondo, punta a coltivare specie terricole in modo decisamente alternativo.”
È così che Emilio Mancuso, biologo marino, divulgatore scientifico e fotografo con una lunga esperienza in documentaristica subacquea e fotografia naturalistica, scherzosamente, racconta il Nemo’s Garden, le serre in fondo al mare di Noli, in provincia di Savona.
Accantonando l’idea bucolica dell’agricoltura, in queste fotografie incontriamo la ricerca e l’innovazione. A sostituire il contadino col cappello di paglia c’è un ingegnere, Sergio Gamberini, che ha immaginato “una congiunzione tra l’epopea della conquista dello spazio e le sfide che il cambiamento climatico ci impone”, scrive Mancuso. Le biosfere in cui cresce il basilico, l’orgoglio ligure, posizionate tra i 5 e i 12 metri di profondità, dove arriva ancora la luce del sole, sono ancorate al fondale con viti di ancoraggio senza l’uso di blocchi di cemento, per evitare le alterazioni dell’ambiente che danneggerebbero gli organismi che vi vivono.
L’energia assorbita dai sistemi idroponici è prodotta da pannelli solari e da un piccolo generatore eolico.
L’innovazione del progetto è proprio nell’uso dell’idroponia che evita il consumo del suolo, sempre più compromesso dall’agricoltura intensiva. L’effetto serra che si crea all’interno delle cupole di plexiglas determina un maggiore e più veloce aumento della temperatura rispetto a quella del mare, il che comporta l’incremento dell’evaporazione e della condensazione di acqua dolce sulle pareti interne delle sfere, creando così un sistema di irrigazione autonomo, senza consumo energetico. Funziona come un sistema chiuso a temperatura costante.
Oltre al basilico, sono stati testati altri tipi di piante edibili con ottimi risultati, infatti la velocità di crescita è stata decisamente superiore rispetto alle stesse piante coltivate a terra. Tuttora è in corso la sperimentazione di altre biosfere con un nuovo design e la speranza che il progetto, nonostante le terribili mareggiate del 2018 e del 2019 che hanno comportato alcuni danni, possa arrivare anche alle regioni desertiche, dove l’acqua dolce è un bene tanto prezioso quanto scarsissimo.
Gli scatti di Mancuso ci permettono di apprezzare un genere fotografico non solo affascinante ma anche strumento di conoscenza di progetti sorprendenti, come in questo caso.
Immerse nel blu, le cupole accendono quell’immaginario che attinge dalla fantascienza marina e dalle visioni di grandi scrittori, primo fra tutti Jules Verne con “Ventimila leghe sotto i mari”.
È interessante scoprire che l’ “orto” subacqueo ha creato un ambiente particolarmente ospitale per altre creature marine, come i cavallucci marini, alcuni molluschi e granchi. Mancuso li ha ripresi con la pazienza necessaria, per coglierne i dettagli più significativi e accorciando la distanza il più possibile per la migliore nitidezza.
Attraverso la parete umida delle cupole, splendono le foglioline di basilico, emergendo dal nero del fondo, in immagini dall’effetto caravaggesco. Il pregio estetico delle fotografie di Emilio Mancuso ci invita a riflettere sulla possibilità di metodi alternativi di agricoltura, che non necessita neppure dell’utilizzo di sostanze chimiche perché all’interno delle sfere non ci sono parassiti. Le piante crescono rigogliose e molto profumate grazie ad un aumento degli olii essenziali. IL Nemo’s garden è dunque un progetto virtuoso e sostenibile a livello ambientale, che dimostra quanto i mari possano diventare una importante risorsa per sopperire alla carenza di terre coltivabili.
Piera Cavalieri
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