“Il sole che brucia e la pioggia che infanga, il caldo asfissiante e il freddo che gela.
Occhi fieri, vivi, dolci e appassionati”
È con queste parole che Giuseppe Morello e Mario Greco ci invitano alla scoperta della Cipolla Rossa di Tropea Calabria IGP.
In questi tempi tumultuosi e destabilizzanti, sotto ogni punto di vista, abbiamo bisogno di innovazione etica e sostenibile, ma nel contempo sentiamo la necessità di tenerci stretti gli insegnamenti della tradizione. “Rossa tra colline e mare” celebra il lavoro e la fierezza di fimmani e omani che con la schiena curva tramandano la loro esperienza e aprono le porte ai nuovi lavoranti, Abdul , Vesa, Irina, Mohamed, Bikul, Kuldeep.
La Cipolla Rossa, l’ Oro rosso di Calabria, caratterizza la calabresità e come tutto ciò che è buono e bello si presta a essere imitata. Il profumo delle insalate di pomodoro, cipolla rossa, origano, basilico, olio d’oliva e sale, è la madeleine proustiana di Giuseppe Morello e Mario Greco che, con garbo e rispetto, mossi da una forte componente autobiografica hanno raccontato, con particolare immedesimazione, le mani e i volti di tutti coloro che stanno dietro alla lavorazione di questo prezioso bulbo, protagonista della gastronomia per la sua versatilità. Morello ha nitidi i ricordi della gioventù. Un’immagine in particolare ha impressa nella memoria: la corsa, all’uscita da scuola, nei terreni coltivati dal padre.
Scorrendo le fotografie dei due autori scopriamo i tanti e delicati passaggi che servono per arrivare al prodotto finito, prima di arrivare sulle nostre tavole.
La cipolla, icona del territorio vibonese, con le sue perfette tuniche concentriche, bordate di rosso, viene coltivata nell’area della meravigliosa Costa degli Dei. È una zona dove i terreni sono fertili e ricchi di corsi d’acqua, caratterizzata da un microclima mediterraneo, con inverni freddi e umidi, mitigati dal mare, ed estati calde, in grado di conferire al bulbo un particolare sapore dolce.
Gli scatti di Morello e Greco non sono rubati ma sempre offerti dai lavoratori con piacere e orgoglio. Se ci immergiamo in questo racconto, diventato un elegante libro, edito da Rubbettino, troviamo un alternarsi di colore e bianco e nero. Quel rosso così speciale brilla tra le mani annerite dal fango nella prima immagine seguita dagli scatti di volti antichi, scolpiti dalle rughe, mani nodose che si prendono cura dei preziosi semi, granelli neri e argentei, e campi interi di fiori da cui verranno estratti, e poi volti giovani, sempre pochi purtroppo, che si offrono in posa con sorrisi autentici. Disseminati nei campi ci sono antichi ulivi a ricordare chi li ha impiantati, e donne e uomini al lavoro, dalla semina al raccolto, fino all’essicazione e alle trecce per arrivare al mercato. Ci sono molti sorrisi in questo progetto, a riprova di un’integrazione sociale vera che ha creato solidi rapporti di amicizia. Certamente dietro ogni scatto c’è stata la capacità di cogliere l’abilità manuale e “gli occhi fieri, vivi, dolci, appassionati” dei lavoratori. La sapienza dei più anziani ha permesso la formazione di manodopera specializzata in questa coltura, difficilmente replicabile in zone con un clima non adeguato. Per questo apprezziamo in modo particolare le immagini dei nuovi lavoratori, migranti di diversi paesi, che imparano un mestiere e contribuiscono a conservare e diffondere la competenza acquisita, alla quale la maggior parte dei nostri giovani non sembrano più interessati. È dunque un incontro tra generazioni e culture che permette la conservazione di un patrimonio straordinario legato al nostro territorio.
Piera Cavalieri
No Comments