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Dieci comandamenti.

Matera – Poi apprendo questo folcloristico  particolare delle sigle. “Lo scoutismo va per sigle “. Annalisa lo dice con l’occhio lungo del veterano. Deve essere una cosa che all’inizio ti disorienta e ti fa sentire fuoriposto. Una specie di ordalia linguistica, di blando nonnismo verbale. Le fasce d’età, ad esempio. Gli LC sono i Lupetto Coccinelle. Gli EG sono gli Eploratori e Guide. C’è questo massimo zelo per la distinzione di genere, noto. Gli LC vanno dagli otto ai dodici anni. Gli EG dai dodici ai sedici. I Rover e Scolte ( RS ), dai nomi esageratamente impegnativi, arrivano ai 21. Dopodiché? “Dopodiché lo scout si sottopone alla cerimonia della partenza “. “ Che è? “. “ La scelta, il bivio, e il simbolo è una fionda” – Annalisa fa una fionda con le dita. Pare che arrivato ai ventuno, tu debba scegliere se impegnarti come capo scout – cosa che prevede un percorso articolato in CFM ( corso di formazione metodologica ) e CFA ( campo di formazione associativa ), oppure essere “scout nel mondo”, dal momento che “ una volta che sei stato scout non smetti di esserlo più “.

 

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Imbastisco una rudimentale e rocambolesca intervista ad Annalisa che è una capo scout e ne vien fuori un raffazzonato e affatto professionale coacervo di curiosità da neofita. Ma può essere interessante saperne qualcuna a riguardo, dato che fino a ieri non sapevo niente di niente, degli scout. “ Io non so niente di niente degli scout “. Lei si siede all’indiana e mi fa: “ Che vuoi sapere? “. Le gambe due piccoli anelli di carne fra i calzettoni e la gonna di velluto a costine. “Tipo” – faccio – “ la prima parola che associ agli scout”. “Passione” – sostiene, con discreta sicurezza. In linea teorica dovrei intervistare anche Lucrezia, ma rimane un poco discosta e si limita timidamente a fare da breve contrappunto o eco finale alle affermazioni di Annalisa, che invece è molto più sciolta e relativamente felice di questa intervista col ragazzo secco e dagli occhiali scuri anche adesso che il sole è calato e c’è il solito strano tramonto di Matera, di lunghezza esasperante e luce a risparmio energetico, e, dicevo, Lucrezia pian piano si eclissa e alla fine scompare e non so più dove diavolo sia. Ma, per essere deontologicamente impeccabili, le parole che Lucrezia la fuggitiva associa agli scout sono “Sfida” e “Natura”. Poi apprendo questo folcloristico particolare delle sigle. “Lo scoutismo va per sigle “. Annalisa lo dice con l’occhio lungo del veterano. Deve essere una cosa che all’inizio ti disorienta e ti fa sentire fuoriposto. Una specie di ordalia linguistica, di blando nonnismo verbale. Le fasce d’età, ad esempio. Gli LC sono i Lupetto Coccinelle. Gli EG sono gli Eploratori e Guide. C’è questo massimo zelo per la distinzione di genere, noto. Gli LC vanno dagli otto ai dodici anni. Gli EG dai dodici ai sedici. I Rover e Scolte ( RS ), dai nomi esageratamente impegnativi, arrivano ai 21. Dopodiché? “Dopodiché lo scout si sottopone alla cerimonia della partenza “. “ Che è? “. “ La scelta, il bivio, e il simbolo è una fionda” – Annalisa fa una fionda con le dita. Pare che arrivato ai ventuno, tu debba scegliere se impegnarti come capo scout – cosa che prevede un percorso articolato in CFM ( corso di formazione metodologica ) e CFA ( campo di formazione associativa ), oppure essere “scout nel mondo”, dal momento che “ una volta che sei stato scout non smetti di esserlo più “. Scegliere l’impegno scout significa accordarsi con le linee politiche, scout e di fede. (Questa cosa della fede, cioè il legame con la fede, cioè, per farla semplice, come mai e cosa c’entra che uno scout debba andare a messa e se pensi agli scout pensi automaticamente all’affiliazione religiosa mi risulta oscura e vorrei capire di più ) ( Oltre al fatto che voglio chiederle se mi spiega qualcosa della divisa ma proprio non faccio in tempo ). Ora, la linea politica sarebbe in pratica l’impegno di buon cittadino e il senso civico, di certo non l’appartenenza partitica ( anche se non capisco quella di fede, eh ), la linea di fede è quella che, come abbiamo detto, non capisco, e mi viene spiegato che ciò che conta dell’esperienza di fede negli scout è la presenza di un seme spirituale, di un afflato religioso, la nascita di un sentimento eccetera; e allora proprio in ragione di ciò non mi è del tutto chiaro perché ad un certo punto dell’intervista chiamino a raccolta tutti i lupetti e le coccinelle e gli esploratori e le guide e i rover e le scolte con discreta energia ingiungendo di andare alla messa cattolica nella chiesetta lì accanto. La fallacia di base la trovo pure quando Annalisa mi dice che “ ci sono gruppi scout aconfessionali “, e il mio occhio affatto ateo e affatto agnostico ma perpetuamente in cammino spirituale si illumina della speranza di poter partecipare all’esperienza per poi, pensandoci un attimo, spegnersi di delusione, e la fallacia sta nel fatto che per aconfessionale Annalisa intende multireligioso: puoi essere induista, buddhista, scintoista, cattolico, mussulmano, ebreo ma, a quanto pare, non puoi essere un ragazzo che cerca la propria fede fuori dai circuiti confessionali. E’ così? Commentate. Piccole curiose spiritosaggini: la comunità dei capi scout, a cui accedi se sei capo scout ( Ma se sei capo devi essere al contempo “testimone” e cioè ti devi infangare e sbucciare e urticare con le erbe spinose esattamente come quelli a cui ordini quanto e come marciare eccetera ), beh, la comunità dei capi è siglata come CO.CA, e il fatto che risulti a tutti assai insolito e divertente in qualche maniera ha a che fare con il collaudato stereotipo della morigeratezza scout ( Quando nemmeno Annalisa si sforza di negare che nelle tende sboccino freschi e giovani amori e i ragazzi siano tutti abbastanza naturalmente arrapati ), eppoi, altra spiritosa curiosità, finora taciuta, la sigla delle sigle, che pervade ogni discorso scout e aleggia e presenzia in ogni massima scout ( ne sono parecchie e non faccio in tempo a citarle ): l’onnipresente e semidivino B.P., dalla sigla mediaticamente ed eternamente macchiata dai recenti fatti petroliferi, Lord Baden Powell, grande capo fondatore degli scout, che per difendere Mafeking durante un assedio addestrò i ragazzetti locali all’arte della sentinella che Annalisa riassume come l’arte di osservare e arrangiarsi. L’uomo – lo cerco su Wikipedia – è affilato e militarmente inamidato ed ha interessanti e candidi baffetti, e, a quanto pare, fu proprio lui a lanciare la moda delle sigle scout, avendo questo vezzo di firmare con le iniziali. Intanto, a un rapido sguardo, dietro di noi, i lunghi intagli nella cava sembrano carta millimetrata.

 

I dieci articoli della legge scout:

1 – La guida e lo scout pongono il loro onore nel meritare fiducia

2 – sono leali

3 – si rendono utili e aiutano gli altri

4 – sono amici di tutti e fratelli di ogni guida e scout

5 – sono cortesi

6 – amano e rispettano la natura

7 – sanno obbedire

8 – sorridono e cantano anche nelle difficoltà

9 – sono laboriosi ed economi

10 – sono puri di pensieri, parole ed azioni

 

Matteo Fulimeni

 

© Giovanni Marrozzini

 

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