taglioCG002_DSCF6129 copia

Cara mamma.

Santo Stefano di Sessanio (AQ) –  Dunque, mi ci vorrà un po’. Non sono tagliato per le storie parentali, e ogni volta che qualcuno le tira fuori -con particolare accanimento durante o dopo pesantissimi pranzi luculliani con, guardacaso, tutti i parenti – tendo ad assentarmi completamente o a trasferirmi in un mondo tutto diverso dove non esistono le famiglie ma solo individui che si riproducono per mitosi e non devono pertanto partecipare ai pranzi di Natale. Non scherzo se dico che ancora oggi devo ricorrere ad una suprema concentrazione per stabilire la differenza in termini di parentela fra nuora e suocera. Comunque, questa storia l’abbiamo raccolta veramente al volo a  Santo Stefano di Sessanio, a casa di una signora di nome Esther, che verso la fine del nostro incontro ha preso a smazzare innumerevoli album di famiglia e ampi bustoni di plastica pieni di vecchissime fotografie color seppia di gente che per  lo più si trova dall’altra parte del mondo oppure proprio dall’altra parte. Gente che non c’è più, ma che c’è stata e ha vissuto la sua vita.

L’origine del nostro interesse alla ricostruzione di una piccola genealogia sta nella FOTO 1 ( ogni paragrafo che scriverò farà riferimento alla foto immediatamente sotto – o a una serie di foto – che per non lasciare niente al caso sarà numerata e dotata di opportuna didascalia ), e la FOTO 1 è interessante prima di tutto perché accanto ai soggetti centrali ci sono due numeri belli calcati stampati lì con una biro blu. I numeri sono stati pensati per mettere in relazione i soggetti della foto con quanto c’è scritto dietro la foto,  dal momento che ciò che sta dietro  ( ve ne parlo, datemi un attimo ) fa riferimento ai soggetti della foto – come una specie di involontaria didascalia. E adesso vado con le presentazioni. Il numero 1 si chiama Carmine Rotondo, e la ragione per cui Esther possiede una foto di Carmine Rotondo è che il suocero di Esther si è sposato con la figlia proprio di Carmine Rotondo, figlia di Carmine nonché sorella del numero 2, che si chiama Giovanni ma Esther e tutti hanno sempre chiamato Giovannino, che essendo il figlio di Carmine Rotondo ( e dunque il fratello della moglie del suocero di Esther ) si chiama Giovanni Rotondo e nella foto è lì accanto al padre ( Ce l’ho fatta, ma è ingarbugliata ). Allora, numero uno: Carmine Rotondo.  Numero due: Giovanni Rotondo ( figlio di Carmine, alias Giovannino ). La foto è del 1909 ed è scattata in America, incontrovertibilmente, dato che lo scenario sembra il set di un film con gli sceriffi. Nessuno a Casa Esther sa dire con certezza quali lavori abbia svolto Carmine Rotondo nell’America dei primi Novecento, forse lavori saltuari, forse nei boschi, o sulle ferrovie, ma, da quel che si vede, non pare dovesse occuparsi di brokering finanziario. Riconosco il mio personalissimo puctum nel fantozzesco pantalone del ragazzino accanto a Giovannino, che, non so perché, ma avrei voluto averlo come amico. Inoltre, stranamente, sorridono tutti. Tre su cinque sorridono sotto ai baffi.

 

© Giovanni Marrozzini

FOTO 1 : Carmine Rotondo (1) e Giovanni(no) Rotondo (2), 1909, luogo imprecisato dell’America.

 

Il retro della FOTO 1 ( Cioè la FOTO 2, cioè la prossima ) è stato compilato da Giovannino in persona, che, rivolgendosi alla mamma, con una calligrafia di incredibile eleganza, scrive così:

“Cara mamma, nel mentre che venne il fotografista mio padre stava facendo i gnocchi, e la pasta la tiene in mani. Di nuovo vi saluto caramente, vostro aff. figlio. Giovannino”.

Tornando alla FOTO 1 potete avere la prova sperimentale che Carmine tiene la pasta in mani ( regge un piccolo fagotto avvolto in un panno bianco ).  Oltre al fatto che uno scritto del genere, ad averlo tra le mani (come la pasta) centodue anni dopo è di per sé commovente, non va dimenticato che si tratta di uno di quei documenti che fanno letteralmente sbavare il linguista, pieno com’è dei tratti più tipici e regolari del semianalfabetismo. Quindi è un documento linguisticamente\ filologicamente interessante. Eppoi è uno di quei testi che il correttore automatico di word vi impedisce con ostinazione di trascrivere così com’è, facendovi impazzire.

 

© Giovanni Marrozzini

FOTO 2: Retro della FOTO 1

Di Carmine padre non parleremo più. Giovannino cresce e si fidanza. E nella FOTO 3 posa con Filomena, detta Zia Manina, in una posa di un’austerità scorante, molto tipica, nella quale zia Manina si aggrappa ad un mobile che non saprei come chiamare quasi dovesse sostenersi per non crollare. Dall’altra parte, Giovannino le tiene amorevolmente la mano. (Ora guardate l’altra mano di Giovannino, quella sulla spalla di Manina, e ditemi se non sembra che tutta la parte destra del corpo di Manina debba sostenere il peso di quella mano ).

© Giovanni Marrozzini

FOTO 3 :  Giovannino e Zia Manina, fidanzati.

FOTO 4: Giovannino in America con un amico Americano. Non c’è contesto, ma anche voi, fin dall’inizio, avete capito che di America si trattava. Come? Dalla bombetta? Dal dito che indica curioso un orizzonte inesplorato? Mistero e prospettiva di affrancamento dal mistero stesso, in questa foto. Cioè speranza, in qualche modo, o forse sogno. L’America?

© Giovanni Marrozzini

FOTO 4: Giovannino e un suo amico americano. Luogo imprecisato dell’America.

 

Questo è Giovannino più cresciuto ancora.

 

© Giovanni Marrozzini

FOTO 5: Giovannino più cresciuto ancora.

E ( FOTO 6 ) Zia Manina e Giovannino convolano a nozze, a Santo Stefano in Sessanio. Oltre a notare che questa è una di quelle classiche vecchie foto seppia in cui nessuno sembra possedere un’anima, e che, c’è da dire, i toni seppia ben si adattavano a quello che presumo fosse lo smorto e uniforme colore degli abiti di tutti, e viceversa, oltre a far caso al fatto che stanno tutti mortalmente seri e solo i due sposi accennano un velato sorriso, sistemati come sono in modo da spiccare fra gli altri, in seconda fila, e accorgersi dei curiosi particolari di certi volti dalle fisionomie che sembrano disegnate a colpi di scalpello, con mandibole prominenti o menti infossati senza alcuna delicatezza o scrupolo della natura, oltre a stupirsi del fatto che i volti di certe donne sono incredibilmente somiglianti a volti amerindi – labbra allungate e zigomi acuminati e naso camuso e pelle ambrata e tesa – e che l’uomo vicino a Giovannino è una strana mistura di Buster Keaton e Rodolfo Valentino, beh, per favore, vi chiedo di considerare, se ne avete il coraggio, la figura in alto a destra, nell’angolo in alto a destra, avvolta nella penombra. E’ una donna dalle fattezze inesplorabili e il presunto accenno di uno sguardo arcigno, e incombe, nel suo marcato isolamento, nera e sinistra, su tutta la scena, abbracciando un fagotto che dovrebbe essere un bambino ma a questo punto potrebbe anche essere il diavolo. Ma chi è? Uno spirito? Un’aleggiante presenza? Una Banshee abruzzese? Perché non si è sistemata con gli altri? E soprattutto, chi ci garantisce che si trovasse effettivamente lì in quel momento, e quindi fosse visibile a tutti, e non si sia invece materializzata direttamente e solo nella foto, all’insaputa di ogni singolo personaggio in quell’occasione ritratto? Non lo sapremo mai, ma quel che so è che questa andrà dritta dritta in uno dei miei prossimi incubi.

 

© Giovanni Marrozzini

FOTO 6: Matrimonio fra Manina e Giovannino, a Santo Stefano di Sessanio. In alto a destra, la pericolosa presenza.

La storia continua drammaticamente, perché all’ottavo mese di gravidanza di Zia Manina, Giovanni è costretto a partire per l’America, per motivi di lavoro, e dall’America viene a sapere della morte di Zia Manina, ma anche della nascita di suo figlio, che battezza Carmine, come suo padre ( Il numero 1 della FOTO 1 – devo ricordarvi tutto! ). Questo ( FOTO 7), è quindi il piccolo Carmine, figlio di Giovanni e Manina, in una di quelle pose infantili molto tipiche in cui la pretesa serietà si corruga più che altro in un broncio di insofferenza e risentimento verso il fotografo e la sua infaticabile flemma. Ha dei bei calzettoni neri e le scarpette lucide a specchio. Carmine, morta la madre e il padre in America, viene allevato e cresciuto in Italia dai suoceri di Esther, che si chiamano Antonina e Giuseppe, cioè, gli zii.

 

© Giovanni Marrozzini

FOTO 7: Carmine, cioè Carmine junior, figlio di Manina e Giovannino.

Ecco Giovannino ( FOTO 8 ), che continua la sua vita in America e si risposa con una moglie al cui nome non siamo riusciti a risalire. ( Che siamo in America qui si capisce dai listelli di legno della casa e dalla staccionata bianca, in fondo)

© Giovanni Marrozzini

FOTO 8: Giovannino e la sua seconda moglie, americana.

Sotto, Carmine Junior posa in abito da cadetto che gli casca un po’ largo.

© Giovanni Marrozzini

FOTO 9 : Leggi sopra

Giovannino e la moglie americana davanti all’inconfondibile e americanissima rete metallica che sborda. E dietro di loro i villini, con i giardini. Sarebbe stato per me il massimo discernere un tosaerba.

 

© Giovanni Marrozzini

FOTO 10: Giovannino e sua moglie dietro la famosa rete metallica che sborda.

Intanto Carmine Junior cresce. Cresce al punto che nelle prossime foto lo vediamo a Firenze, in abiti eleganti, a consumare la sua vita da studente, e, a quanto dice affettuosamente Esther, a “fare il galletto”. La FOTO 11 chissà chi l’ha scattata, e in che modo. Sembra fatta da un tram, o da un autobus, e lui colto alla sprovvista. I canoni del tipo di foto che la FOTO 13 vorrebbe essere sono cesellati dal doppio punctum delle sigarette fumanti tra le dita. I gilet, gli spiragli delle lunghe calze, le maniche di camicia arrotolate ( una tiepida giornata di Aprile, o di Marzo, forse, e la giovinezza ) e le sigarette, tenute fra l’indice e il medio, o fra il pollice e l’indice. La FOTO 12 è invece una lettera del 25 Agosto 1945, scritta dall’Aquila, e che fa così:

Caro Zio,

Ti scrivo dalla mia nuova residenza.Mi ci trovo molto bene specialmente per il mangiare.La minestra vi è due volte al giorno, ma ora te ne parlerò meglio. Ci alziamo alle otto, poi mentre gli alunni prendono il latte io prendo una tazzina di caffè. Finita la colazione lascio gli alunni e vado io a colazione, una bella tazza di latte e caffè con un bel pezzo di pane. A pranzo mangio con il direttore e la sorella, e come ti ripeto consumiamo dei pranzetti eccellenti, e così pure la cena. Poi quando ho fame vado in cucina e mi riempio lo stomaco. Oggi per esempio, prima di pranzo sono andato in cucina e ho mangiato patate fritte con peperoni, e ieri a merenda un bel pezzo di pane con formaggio.Però c’è un ma, mi manca la libertà, però me la squaglio spesso facilmente.A proposito, a me ancora mi pagano, perché il direttore dell’ufficio dove stavo prima sta ancora a letto.Il mio professore di Italiano vuole essere pagato, e gli debbo 300 lire, ti prego quindi di mandarmeli

Eppoi non si capisce più niente, ma ciò che si è ben capito è che Carmine mangiava un sacco.

 

© Giovanni Marrozzini

FOTO 11: Carmine da studente a Firenze

 

© Giovanni Marrozzini

FOTO 12: Lettera di Carmine agli zii

 
 
 

 

© Giovanni Marrozzini

 

FOTO 13: Carmine in compagnia di un amico, a Firenze.

 

Carmine con sua moglie Caterina. Questa foto è piena di interessanti dettagli. Nella cornice in basso a sinistra c’è ad esempio una ragazza in mantellina e tocco bianchi. E’ Caterina? Non lo so.

 

© Giovanni Marrozzini

FOTO 14: Carmine e sua moglie Caterina.

Ma ciò che scopriamo con un perfetto tempismo drammatico, cioè soltanto nel momento in cui perveniamo a quest’altra americanissima foto (FOTO 15) – stavolta a colori – di Giovannino e suo figlio Carmine anni dopo col sedere  su quella che pare proprio una Chevrolet Chevy giallo limone parcheggiata in un vialetto anch’esso americanissimo, ciò che scopriamo è che Giovannino e Carmine si sono visti per la prima volta dopo trent’anni, trent’anni durante i quali Carmine ha continuato a sostenere economicamente il figlio dall’altra parte del mondo tenendo una maniacale contabilità delle cifre inviate a Carmine su quadernini a quadretti vergati con la solita mai smarrita, semmai affinata, eleganza calligrafica. ( FOTO 18, 19, 20, 21 ). E la FOTO 16 è invece una polaroid che mostra un Giovannino ormai anziano, e sul retro ( FOTO 17 )  riporta le seguenti parole (dello stesso Giovannino):

Cara sorella, Johnny a venuto qui l’altro giorno e a fatto questi picture così li mando a te queste fotografie. Una e di Johnny e l’altra e della moglie. Saluti cari a tutti di famiglia  [incomprensibile] Fratello John

 

© Giovanni Marrozzini

 

FOTO 15: Carmine e Giovannino davanti alla Chevrolet
 

 

© Giovanni Marrozzini

 

FOTO 16: Giovannino

 

 

 

© Giovanni Marrozzini

 

FOTO 17: Retro della FOTO 16
 
 

© Giovanni Marrozzini

 

© Giovanni Marrozzini

 

© Giovanni Marrozzini

 

© Giovanni Marrozzini

FOTO 18, 19, 20, 21: Contabilità di Giovannino

© Giovanni Marrozzini

 

FOTO 22 : La casa di Santo Stefano di Sessanio in cui Carmine ha soggiornato per qualche mese prima di tornare in America a morire.

Matteo Fulimeni.
 
 
Ringraziamo la famiglia Leone per la gentile concessione delle fotografie presenti in quest’articolo.

 

4 Responses to “Cara mamma.”

  1. mariateresa scrive:

    mi sono divertita un sacco a leggerti, bravo!
    La famosa rete metallica che sborda mi ha fatto morire, e anche il fatto di parlare di quello che si mangia o si e’ mangiato, cosa che mi capita di sentire spesso a sud, come se anche solo il parlarne facesse gia’ convivialita’ :)

  2. Paolo scrive:

    Complimenti Matteo! Un lavorone, potresti anche pensare di iniziare a raccontare così storie di famiglie ;-)

  3. s. scrive:

    Cantastorie! ecco cosa siete voi due! bellissima…

  4. Silvia scrive:

    Molto simpatica la storia di Giovannino ben dettagliata, incurioscisce e si snoda come il filo di arianna. Poi Giovannino…….. mi ricorda qualcosa

Lascia un commento