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Segreti privati di Mastroianni.

Cecina (LI) – Porticciolo – E’ appena spiovuto da un cielo basso. Le nubi, argentate e lucenti, si rabbuiano soltanto stipandosi contro un angolo dell’orizzonte. Laggiù, diventano di un blu quasi viola, temerario. Il cielo si addolcisce, roseo e azzurrino,solo dopo l’istmo di sabbia nera, verso l’orizzonte marino, dove qualcuno passeggia scalzo, coi pantaloni scorciati. La pioggia evapora dalla stradicciola scurita che corre accanto al canale di un verde metallico. L’aria è zuppa e calda, ancora risolutamente estiva. Dietro la rete col filo spinato un vasto deposito di barche soggiace con rassegnazione ad ogni forma di intemperie, gli scafi che marciscono dimenticati. Le altre barche, trattenute dalle cime, dondolano nell’acqua, che a sua volta balbetta, mossa da una confusa corrente, contro le pance degli scafi.  Le chiglie oscillano, e, proprio al centro del canale, i profili impettiti dei gabbiani scorrono, appollaiati e piani, sul pelo dell’acqua, davanti alle sagome dei ciclisti della domenica che, viaggiando sulla spalletta di fronte, spariscono ad intermittenza dietro maestose e buie tamerici. Si sente solo il basso lamento del traffico che transita sul ponte, e la fragorosa, ostinata lotta di qualcuno sull’altra sponda, assorbito dal tentativo di accendere un motore del tutto reticente. L’odore è quello di muffa e carogna di quando spiove. Sulle barchette, dagli scafi consunti e luridi, ci sono lunghe spirali di vecchie cime di un bianco ormai ridotto a nocciola, e mazzi di boe segnaletiche con le bandierine a brandelli, dai colori scialbi. Lungo la stradina, in prossimità dell’argine, si incontrano piccoli, rabberciati baracchini per vendere il pesce, con tettoie di ondulata lamiera o cannicci, protette da tele cerate fruscianti, un piccolo banco e una bilancia, ma oggi sono disabitati. Cesti, canestre e barili di ogni tipo straripano di retine sottili, affilate e trasparenti, e dappertutto, fino ai casotti avellana in muratura che si allargano formando una specie di piazzetta dal cui centro si solleva un’ancora monumentale, c’è il ben noto disordine sottoproletario, voluttuoso e sudicio, con strumenti di ogni tipo abbandonati qui eppoi aggrediti, divorati dal paesaggio: relitti di biciclette, carcasse di frigoriferi, seggiole sventrate da cui sprizza l’imbottitura. Presenze quasi impalpabili nel loro stesso dominio, i pescatori appaiono e scompaiono, le facce salmastre e bonariamente brutali, l’andamento tranquillo, gli abiti lisi  anche se giovanili, mettendo ordine nel caos secondo misteriosi principi. L’indole taciturna e misantropica è però apparente. Se stimolati, si dimostrano creature loquaci, naturalmente ricche di esperienze. Sotto le falde di tela grezza del proprio chioschetto, dove ha scritto il suo nome con la vernice, Parisio, il cui atteggiamento virilmente ciarliero, da romanzo d’avventura, lo descrive come una specie di rispettata autorità del posto, racconta dei suoi incontri con le celebrità. Mastroianni, per dire. Lo fa con quella doppia, caricata levità che, contrariamente ai suoi fini, dichiara una puerile suggestione, un po’ da Via Veneto, nei confronti del personaggio, espressa in una maniera così anacronistica che alla fine sembra ingenua, mansueta. Veniamo allora a conoscenza di alcuni segreti privati di Mastroianni, e del fatto che, naturalmente, riparasse da queste parti per sfuggire alla vita di menzogne a cui lo costringeva la notorietà; e che ovviamente Parisio era il garante dell’autenticità violata di Mastroianni, sempre braccato e fotografato, e alla quale ora rende onore parlandocene – sostenendo che era più semplice dei semplici – con equivoca umiltà, mostrandoci, è ovvio, una bacheca di vecchie e pallide fotografie dove Mastroianni posa con un contegno elegante e armonioso, e sembra lo stesso chiuso, forse suo malgrado, dentro una bolla impermeabile di nobiltà.

Matteo Fulimeni

 

© Giovanni Marrozzini

 

© Giovanni Marrozzini

 

© Giovanni Marrozzini

 

© Giovanni Marrozzini

 

© Giovanni Marrozzini

 

© Giovanni Marrozzini

 

© Giovanni Marrozzini

 

© Giovanni Marrozzini

2 Responses to “Segreti privati di Mastroianni.”

  1. marco scrive:

    mi mostrate parti a me sconosciute del luogo in cui vivo da sei anni arrivando dal pellegrinare nel mondo. grazie

  2. Andrea scrive:

    Marina è sempre Marina… grazie Giovanni per essere passato a trovarci!

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