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Il guerriero di tutti i tempi.

Casale Marittimo (PI) – Lo stradino vicinale esce dall’ombra umida dei lecci e finisce in una piccola, ovale radura di ciottoli scuri, cinta da grossi blocchi di pietra e da querce, all’ombra delle quali sonnecchiano un paio di statue, guardinghe ma confidenziali, come certi cani messi di sentinella che puoi corrompere con una carezza, e che, sistemate così, sembrano trafugate – iniziano, inoltre, ad essere assediate dalle muffe. Lo scultore che cerchiamo lavora un poco più giù, dopo una specie di arco naturale intessuto di ramaglie spinose. C’è una catapecchia stipata di ferraglia e preistoriche batterie d’automobile, dal fondo della quale pigola incessantemente una radio. Lo scultore lo chiamano Cristo. Ma è più un San Giovanni, però docile, con un viso aguzzo incorniciato da una bianca nube di zucchero filato che si sporca di nocciola solo attorno alla bocca di fumatore, un completo militare coi pantaloni ridotti a shorts da cui spuntano gambe lucidamente glabre, muscolose e avvolte da gambali ricavati da un paio di jeans sbiaditi. Sembra la comparsa di un musical antimilitarista. Come discepoli devoti, per due ore veniamo eruditi da Cristo, che enuclea, con la sua voce gutturale, un  ubriacante e frattale apparato di conoscenze enciclopediche, facendoci venire l’emicrania da sforzo. Cristo si destreggia perlopiù nel campo della storiografia, del mito e della scultura, caricato a molla, nel suo slancio di maniacale aedo, da un nozionismo paziente e solitario. Nel grande flusso fotografico delle sue parole, il Metropolitan e Odino, gli Etruschi e Garibaldi si dissolvono senza scrupoli l’uno nell’altro. Nel suo disparato argomentare c’è un possibile tratto d’unione, che è la passione per ciò che si sedimenta e si stratifica. E’ lo stesso passionale stupore che prova descrivendoci il calcare che nel ruscello in fondo alla valle va architettando un sistema di ancora friabili balconate. La statua all’ingresso della radura fornisce un esempio più calzante; presentata con spettacolare candore come “il guerriero di tutti i tempi”, è un sommario bulimico e simpaticamente insolente della simbologia del guerriero di pace: armato di spada, fionda di David, e stupefacente pistola Colt, è sormontato da un’aquila e ha la fisionomia di un vichingo. Più tardi, sul punto di lasciarci, la spontanea curiosità circa il suo nom de plume si risolve in un aneddoto confuso che, nei suoi esordi, annette bizzarramente qualche corrente statista in versione embrionale, ma che alla fine si fa più chiaro, raccontando di come, quando aveva diciotto anni, durante una processione, alla vista della sua figura già allora anacoretica stagliata contro un sanguinoso tramonto, due turiste straniere l’avessero additato al grido di Cristo. Non è chiaro in che lingua. Da allora lo chiamano così. Ma qualche testimone apocrifo ritiene che avessero detto Gesù, che, in pratica, è il suo secondo secondo nome.

Matteo Fulimeni

 

© Giovanni Marrozzini

 

© Giovanni Marrozzini

2 Responses to “Il guerriero di tutti i tempi.”

  1. Stefano scrive:

    Solitamente Cristo non si fa trovare, ti trova lui nel bosco e ti smagagna addosso ogni ben di Dio.
    Però, che voglia di vedere ritratto il guerriero di tutti i tempi!

  2. Andrea scrive:

    Grande Cristo…!!! Un’icona della nostra zona, prima a Marina di Cecina, ora in collina… Una figura!

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