COPERTINATRIESTE_ALB6953

Si scambiano gelidi baci.

Trieste –  Un’immagine di Trieste, sincera e romantica, può essere un grigio e accigliato primo pomeriggio sullo storico molo, esteso in larghezza e lunghezza, pieno di gente che si muove come su una piazza, in una specie di raccolto vagabondare, tutti commossi da un vento infaticabile, che benché ogni tanto si plachi non dà segno di voler sparire, e ai due vertici estremi del molo, due giovani coppie intabarrate e isolate nel loro invernale idillio: si scambiano gelidi baci e umidori di stagione, le gote rossastre, i guanti sforbiciati; si aggira fra di loro un corvo. All’imboccatura del molo, scandito di rosi e massicci pomelli per gli ormeggi, un ensemble di trombe gitane suona stranger in the night, pervadendo tutto di una cullante ed echeggiante malinconia, le comitive appena scese dagli autobus attorniano i suonatori. Con la prua sfacciatamente rivolta alla città, l’Artania, una crociera a sei ponti e un gabbiano stilizzato stampato sul fumaiolo, galleggia mastodontica sull’acqua poco più avanti, completamente deserta (l’Artania), assieme a due stanchi rimorchiatori, a un paio di vedette e a una nave militare, affilata e appena sagomata, dove appaiono di quando in quando elegantissimi ufficiali. Sul molo atterrano gabbiani enormi, quasi uccelli preistorici, con le piume selvaggiamente spruzzate di grigio e di castano, i becchi carnivori. Il mare, increspato lievemente e con continuità, sembra una creme brulèe. Le enormi gru arrugginite, bottiglie dal collo rotto o trivelle. La cappa bassa e compatta di nubi si divarica ogni tanto in fugaci isole di un azzurro moribondo. Per via del vento, la gente tampona con la mano le conversazioni al cellulare, o esegue fatici piegamenti. Un ragazzo dal lanoso paraorecchie sfila solennemente lungo tutto il molo frugando nella sua borsetta e, giunto all’epilogo, estrae un’anacronistica macchina usa e getta. Fotografa il mare: nella sua inquadratura, a largo, le onnipresenti e inanimate ombre nebbiose di lunghe navi cargo. Alle sue spalle, la città sfoggia il suo elegante abito architettonico, concreto avviso di un lungo territorio senza più mare, di cui è sentinella. Sulle alture i palazzi sembrano bastimenti confusamente ammonticchiati.

Matteo Fulimeni

 

© Giovanni Marrozzini

One Response to “Si scambiano gelidi baci.”

  1. Carlo Michelazzi scrive:

    Non lo so se qualcuno ti abbia suggerito questa storia che si fonda per me su un quadro di Carlo Wostry e che riferisce al molo San Carlo, Oggi “molo Audace” Le tue parole sono un quadro perfetto!! Bellissimo

Lascia un commento