© Giovanni Marrozzini

La sua marcia assediata.

Perugia – Foiano – Partiti da Perugia, l’autunno folleggia incosciente, e le due continue ali di alberacci da guard-rail faticano a ingiallire. La scialba luce alla camomilla che bagna i profili sinistri degli automobilisti fa sembrare il Trasimeno nient’altro che un acquitrinoso lungo brodo celestino maculato a vacillanti frange oro, gli isolotti nere e cispose silhouette. Il cielo è anemico. Questo paesaggio è ormai una specie di ricorrenza. Sugli isolotti  cuspidi flessuose contro il sole fiacco e radente. Il lungolago trafitto di campanili. Più avanti, i capannoni coi piazzali gremiti di gru e montacarichi colorati sono il più vistoso spettacolo antropico nei più stretti paraggi. Intorno, un paesaggio reticente e ceruleo tinto pallidamente, che si infoltisce e si inselvatichisce mano a mano, intoscanendosi, coi paesi color panna adagiati  sul fianco di versanti lontani e boschivi. Le precipitose fughe dei solchi dell’aratura. Qualche avventata vampa acre e violacea di un falò di sterpaglie. Una doppia e sopraelevata marcia in tuta da ginnastica che interseca l’autostrada. Il crepuscolo che si rovescia spargendosi con fatale gradualità sui piazzali di sosta degli autogrill e la sua introversa popolazione. Appena gli ultimi lividi rossori incorniciano la cartellonistica con i neon ancora spenti. Sui campi occultati maturano minacciosi e gotici drappi di nebbia vaporosa, e l’autostrada prosegue innocente la sua marcia assediata.

Matteo Fulimeni

 

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