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Occhiate sommarie.

Viaggio Carbonia – Oristano – Sardegna. Ai primi tentativi di indagine, ecco il paesaggio ritrarsi. Le cose vicine appaiono dotate della particolare evasività di quelle che si dispiegano lungo l’orizzonte ( è la prova che ci troviamo su un’isola? L’assoluta lontananza da tutto? ); si tratta, chiaramente, di una manovra bellica, una terra bruciata di certezze: tramite la sottrazione – a cosa? – alle occhiate sommarie, e quindi ai tratteggi furbi e agli schizzi approssimativi, il paesaggio costringe il viaggiatore all’avanscoperta e all’esplorazione; tramite la violazione di sé, difende la propria verginità. Ombre a bande, animate da una frenesia liquida, viaggiano su campi di grano appena nato, lavati da una pioggia episodica che smette di lucidare le strade un attimo prima che il sole, affacciandosi dagli orli instabili di nuvole veloci con energia finalmente primaverile, provveda ad annerirle. Tenere picchiate della strada, e successive immediate cabrate, e fra le une e le altre, il gioco pleonastico di una esse molle e schiacciata, su e giù lungo un territorio gonfio di dune verde dorato, che ricorderebbe certi paesaggi senesi, se non fosse per quegli occasionali faraglioni alla deriva che, grigi e gotici, si alzano improvvisamente da corpulenti colli pedemontani, avvolti nel pulviscolo, sotto due linee di monti che racchiudono la valle in un vasto corridoio, cime debolmente proiettate verso il cielo dove nevi arrancanti intrise di luce assistono allo schieramento di  filamenti e steli neri accorpati in strascichi nerofumo elettrizzati, i quali, strusciando contro la terra, come setole di una scopa, segnalano l’attività corrente di un temporale non troppo lontano e, come si dice, isolato.

Matteo Fulimeni

 

© Giovanni Marrozzini


© Giovanni Marrozzini

 

© Giovanni Marrozzini

 

© Giovanni Marrozzini

 

© Giovanni Marrozzini

 

© Giovanni Marrozzini

 

© Giovanni Marrozzini

 

© Giovanni Marrozzini

 

 

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