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Usare il bagno delle donne.

Trieste – Sono al bancone del caffè del circolo Fincantieri-Wärtsilä di Trieste e sorseggio la mia bevanda nera. E’ una quasi notte di Ottobre e il caffè è un oblungo caffè tipicamente da circolo, un po’ spoglio, d’alluminio, dove al senso di far parte di una famiglia si aggiunge quella specie di penetrante disagio che si prova nell’accettare i limiti della famiglia di cui si fa parte – come ad esempio il fatto che la tua famiglia non voglia mai comprare i biscotti che ti piacciono, di cui ti rimpinzi, per reazione, quando sei ospite della famiglia...
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Tristi, tragici e belli.

Trieste – Così ascoltiamo avvinti i rapidi, brillanti aneddoti di Renzo Possenelli, intagliatore, scultore, mentre ci accompagna in auto fino a Muggia, sopra un cupo adriatico, davanti alle diecimila varianti di caffè triestino, nella prima calda birreria subito dopo il confine sloveno, o nella sua ricca bottega – il colloquio con il frate che non poteva domandare, ma soltanto rispondere; i grandi amori mai rinnegati; l’ultimo tè bevuto con l’anziana madre in un caffè triestino, dopo un incontro casuale, il pomeriggio del giorno della sua morte; le sue...
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Si scambiano gelidi baci.

Trieste –  Un’immagine di Trieste, sincera e romantica, può essere un grigio e accigliato primo pomeriggio sullo storico molo, esteso in larghezza e lunghezza, pieno di gente che si muove come su una piazza, in una specie di raccolto vagabondare, tutti commossi da un vento infaticabile, che benché ogni tanto si plachi non dà segno di voler sparire, e ai due vertici estremi del molo, due giovani coppie intabarrate e isolate nel loro invernale idillio: si scambiano gelidi baci e umidori di stagione, le gote rossastre, i guanti sforbiciati; si aggira fra di loro...
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Asteroidi in rotta di collisione.

Torri del Benaco (VR) – Davanti al lago piove a schizzi e a spasmi una pioggia che lascia molti vuoti. Restiamo incolumi, fra una goccia e l’altra, se ogni goccia ci fa la grazia di schivarci, o ci condanna, nel martellio senza scrupoli del cuore, senza una pausa vera. Un’onta ogni rado ticchettio, ogni battito sulla giacca, e abbiamo pretese senza buonsenso. Il cielo è un opale che cova, nella sua dura, fredda fornace, bagliori di magenta, e tentativi sempre tragici di azzurro; brevi aurore o battiti o fremiti o fumose nervature corrono sulla sua pelle sorda...
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Tripudi e allegrie giapponesi.

Garda (VR) I La sedia ha una spessa, comodissima imbottitura, e il mite cameriere cingalese continua felicemente a ringraziarmi; sto ricopiando sul mio quaderno delle espressioni interessanti tratte da un racconto intitolato “come sturare lavandini senza pescare piovre” quando, col mio occhio di camaleonte, mi accorgo che nel caffè due ragazzotte tedesche che consumano la colazione scavando con il cucchiaino in un piattone comune e gravemente cremoso, sguardi leziosi, pienotte, gote rosee e alpine, parlottio pettegolo, mi osservano ridendo sotto i baffi (metaforici)....