Casa, dolce casa…

Casa, dolce casa…

La bio del sito di Fabio Moscatelli, Autore che conosciamo e apprezziamo da tempo, recita: “Racconta le storie nascoste di persone e luoghi, spesso così lontani dalle nostre menti, eppure così vicini al nostro quotidiano.” E molte di queste storie del quotidiano riguardano proprio le nostre tematiche familiari, dalla casa all’adozione, alla convivenza con l’autismo.

Nei ritratti familiari la casa diventa spesso coprotagonista della foto insieme ai suoi occupanti, la scenografia che completa l’immagine che si intende comunicare del proprio gruppo familiare; ma a causa della crisi economica, o per le conseguenze di eventi naturali catastrofici, in molti devono adattarsi a soluzioni abitative precarie, più o meno temporanee. Così in due dei suoi reportages socio-etnografici Moscatelli ci ricorda come quella della casa, questione sociale fondamentale, assuma talvolta i tratti di una vera e propria emergenza.

In “The right place”, introdotto da un brano di Khalil Gibran, “La vostra casa è il vostro corpo più grande. Essa cresce nel sole e dorme nella quiete della notte, e non è priva di sogni”, l’Autore racconta la storia di due anziani, Tommaso e Donatella, che dopo una vita da falegname e da parrucchiera, perdono la casa e sono costretti a vivere in un camper nella periferia romana di Torre Angela (quante famiglie, delle 10.100 in lista d’attesa solo a Roma per un alloggio popolare, sono costrette a dormire in auto?). Tommaso e Donatella hanno vissuto in queste condizioni per più di 10 anni, dopo che la casa popolare assegnatagli venne occupata. Non c’era possibilità di recuperarla procedendo ad uno sgombro coatto, nonostante Tommaso fosse diabetico; e per non gravare sulle loro famiglie, non hanno voluto accettare l’ospitalità dei figli. E così gli stessi figli, per non vederli vivere in macchina, gli hanno regalato questo camper perché fosse la loro nuova casa. Lo scorso anno Tommaso è morto, proprio quando alla coppia era stata assegnata una casa popolare, dove adesso vive Donatella.

Altra situazione è quella di circa 80 nuclei familiari, sia italiani che maghrebini e sudamericani, che vivono in una ex caserma dell’aeronautica militare in Via del Porto Fluviale, nel quartiere Ostiense di Roma, occupato dal 2003, censito nel 2008, e dichiarato inagibile nel 2009. Le persone che ‘abitano’ il Porto – commissionando a Blu, uno dei maggiori “writer” del mondo, un gigantesco murales per le facciate dello stabile -, sono integrate nella società romana, con la maggior parte di loro che ha un impiego, ma continuano a lottare per vivere in quella che può definirsi edilizia perduta per necessità, uno dei grandi paradossi della burocrazia.

Nei prossimi post altri reportages di Moscatelli che declinano tematiche familiari diverse.

Attilio Lauria

http://www.fabiomoscatelli.com/