Il tempo e la memoria
La memoria è evanescente, e la fotografia, soprattutto quella di famiglia, appare come un espediente per consegnare i ricordi all’eterno, nell’illusione di arrestare lo scorrere del tempo, esorcizzando al tempo stesso la morte: “Ogni fotografia è un memento mori – scriveva Susan Sontag -, fare una fotografia significa partecipare della mortalità, della vulnerabilità e della mutabilità di un’altra persona o di un’altra cosa. Ed è proprio isolando un determinato momento e congelandolo che tutte le fotografie attestano l’inesorabile azione dissolvente del tempo”.
Lo vedremo nei prossimi post.
In questo collage digitale, nel quale è rappresentato da piccolo insieme al padre, e poi di nuovo da adulto insieme al figlio, il fotografo messicano Pedro Meyer apre verso le possibilità dell’immaginario e della messa in scena di una molteplicità di tempi – passato/presente insieme al tempo mentale della memoria – legati alla necessità di colmare un’assenza.
Attilio Lauria
© Pedro Meyer