Post n° 39 – Conoscenza e fotografia
Immagini del Gusto – 2008 – Renato Corradi
Conoscenza e fotografia.
L’occhio vede solo ciò che conosce; ma la macchina fotografica non ha questo limite: vede tutto ciò che inquadra!
Nell’antica Grecia il sapere veniva compreso a partire dall’aver visto. Una volta che un essere umano abbia visto, abbia visto bene qualcosa, egli la “sa”.
La fotografia fermando il movimento e isolando un frammento della realtà offre all’uomo la possibilità di “vedere bene” ciò che non riuscirebbe a cogliere senza il suo ausilio.
Infatti il cervello umano è governato da due principi psicologici: in primo luogo la mente è adatta a cogliere insiemi e ha bisogno di tempo per afferrare i dettagli; in secondo luogo, un elemento isolato dal suo contesto cambia carattere e rivela nuove proprietà.
Quando guardiamo il mondo per fotografarlo la nostra mente passa dal guardare al vedere, cioè va dall’atto percettivo a quello cognitivo. “Vedere” comporta il porre in relazione gli elementi visuali della realtà al fine di comporre nell’inquadratura un pensiero visivo.
Una volta scattata la foto, ci accorgiamo che oltre al nostro soggetto figurano nell’immagine tanti altri elementi che non abbiamo visto al momento dello scatto. Questo fenomeno è stato denominato “inconscio ottico” da Walter Benjamin nel 1935.
Per conoscere abbiamo bisogno che qualcuno o qualcosa ci riveli ciò che ignoriamo. La fotografia può essere un mezzo per fare questo. Essa ci permette di conoscere senza entrare a diretto contatto con quella realtà sconosciuta che essa rappresenta.
Questa è la magia del media, ma dobbiamo vegliare su questa conoscenza mediata, perché in una immagine non vediamo la realtà ma solo una notizia: il punto di vista del fotografo che l’ha fotografata.
Anche la foto scattata per errore ci mostra qualcosa, a volte di sorprendentemente interessante. La fotografia sembra essere stata fatta per conoscere, comunicare, ricordare le nostre scoperte e le nostre domande. Rende ostinatamente presente al nostro sguardo il suo messaggio; essa è un fermo monito ad andare profondamente nel ricordo e nella conoscenza.
Silvano Bicocchi