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Post n° 25 – La fotografia è vissuto

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Post n° 25 – La fotografia è vissuto

Massimo Paniccià, Fermo, Ricreazione all’ ITI Montani

La fotografia è vissuto


La fotografia è impronta dell’immagine della realtà su un materiale fotosensibile (ne è l’indice), funziona come un occhio molto rudimentale.

Rappresentazione ed espressione appartengono anche alla pittura, ma il vissuto è solo della fotografia!

Se voglio fare una foto di Loreto devo recarmi là e scattare, per questo l’immagine fotografica ha un legame indissolubile con il luogo ed il momento in cui è stata fatta.

Lo spazio ed il tempo, il qui ed ora, in cui si svolge un attimo della vita, sono sempre l’annuncio implicito che ci dona una qualsiasi fotografia; anche solo per questo la fotografia è vissuto, ma l’immagine fotografica può andare oltre: può farci comunicare e comprendere il vissuto.

Il vissuto è traccia di un passaggio avvenuto nella realtà, è l’indice che qualcosa sta accadendo o è accaduto.

La fotografia, però, può anche comunicare i frutti della nostra intuizione, ma queste sono le immagini che riescono dire più di quello che mostrano.

Il vissuto conferisce alla fotografia un legame esistenziale. Esso può essere esteriore o interiore al fotografo: è esteriore quando si riferisce all’aspetto delle cose, è interiore quando rappresenta lo stato d’animo del fotografo attraverso il modo col quale egli ci mostra il mondo con le proprie immagini.

E’ vissuto anche il nostro scatto fotografico impulsivo, quello che non ci spieghiamo perché l’abbiamo fatto seguendo le misteriose attrazioni sentite del nostro sguardo vagante nella realtà.

Vissuto è provare l’ebbrezza della libertà espressiva grazie alla quale l’uso della fotocamera è talmente immediato da diventare naturale; uno stato di perfetta estasi nell’incontrare la vita.

Rappresentare il vissuto in una foto equivale farla magica, perché rende l’immagine viva; ha la dolcezza di un bacio o l’amarezza di uno schiaffo.

Il vissuto conferisce all’immagine fotografica una carica psicologica che può coinvolgere l’inconscio del lettore.

Silvano Bicocchi

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