Isatu Conthe. Secondo gli infermieri la sua et compresa tra i 28 ed i 30 anni. Isatu consuderata dagli infermieri una paziente “poco aggressiva”, per questo motivo le viene concessa una relativa libert di movimento. La catena non vincolata ma le impedisce la fuga. La madre di Isatu vive a Wellington, un villaggio alle porte di Freetown, e viene a trovarla una volta al mese. Isatu schizofrenica e non parla.
Isatu Conthe, all’esterno del reparto femminile.
Abdulai Sheriff, figlio del ministro dell’agricoltura Mr Adibumba Abdulai Sheriff. Da quando ricoverato il padre non mai venuto a trovarlo.
Adonis Wilson, 22 anni, fuma una sigaretta appoggiato al muro del reparto maschile. Pur considerato una vergogna dalla famiglia, la madre viene a trovarlo una volta alla settimana. Adonis non considerato un paziente particolarmente aggressivo, la sua catena non vincolata e puo’ liberamente muoversi all’interno del compound.
George Rodney, 19 anni, non viene mai nessuno a trovarlo e non parla. Gli infermieri non conoscono la sua situazione personale, ipotizzano che sia un ex bambino soldato rifiutato dal suo villaggio di origine. Rodney considerato un paziente aggressivo e per questo motivo incatenato al telaio del suo letto.
Un’ala del reparto femminile.
La vergogna, nei confronti della malattia mentale, crea solitudine e abbandono.
Adama Sesay, 23 anni. Anche lei non parla. Secondo gli infermieri, la sua schizofrenia dovuta ad un abuso di marijuana. Adama considerata una paziente aggressiva, legata con la catena al telaio del letto ed perennemente imbottita di farmaci.
Mattia Sahr Senesie, 19 anni. La sua aggressivit ha costretto gli infermieri a separalo dai suoi vicini e legarlo alle sbarre della finestra. Mattia cerca di fare resistenza urlando e scalpitando.
Un ricoverato del reparto maschile.
Un paziente cerca rifugio sotto una coperta.
Mohamed Haroun Dahnija lavorava come lavamacchine ad Atlanta, Georgia, U.S.A.. In America fumava molto crack. Il crack lo ha portato alla schizofrenia e a commettere numerosi reati. Dopo 2 anni di galera scontati negli Stati Uniti, nel 2002 viene rimpatriato in Sierra Leone. E’ ricoverato nell’ospedale psichiatrico di Kissy dal 14 Ottobre 2002.
Isatu Conthe
Alhji Bayoh, 20 anni, si affaccia dalla sua stanza. Alhji considerato dagli infermieri molto aggressivo, e per questo isolato in una stanza singola. Alhji un ex guerrigliero costretto a combattere dall’et di 14 sotto gli effetti della cocaina. Finita la guerra, la famiglia, originaria di Bo, lo ha fatto ricoverare all’interno dell’ospedale di Kissy.
Abu Bakar Kargbu, 25 anni. ex combattente delle forze ribelli.
La somministrazione di medicinali come il Largactil, Chloropromizine e Haldol, provoca spesso convulsioni.
Mohamed, sulla destra, si allunga per dare un po’ di riso ad Abu. Sono entrambi incatenati al proprio letto.
I pazienti ricevono dall’ospedale 50 grammi di riso ed un pezzo di pane al giorno. Chi riesce ad rimediare qualche grammo in pi di riso, lo divide con il suo vicino.
Patrck Kamara, 25 anni, ex combattente delle forze governative mangia il suo pasto a base di riso e plasas
Ibrhaim Tonka, 30 anni, di Makeni. L’abuso di marijuana, anche trenta spinelli al giorno secondo gli infermieri, ha causato la sua schizofrenia. Ibrhaim considerato molto pericoloso e per questo rinchiuso in un particolare reparto.
L’entrata di un reparto maschile.
Reparto maschile.
I pazienti passano le loro giornate aspettando l’ora del pasto e della pasticca di Largactil. L’interazione tra loro quasi nulla. Si alzano all’alba e vanno a dormire al tramonto. La terapia, a parte la somministrazione dei medicinali, completamente assente. Lo psichiatra dell’ospedale passa l’intera settimana nel suo ufficio al centro di Freetown.
Un infermiere in posa. Appoggiato alla parete un paziente incatenato alle sbarre della finestra
Un pezzo di pane e un po’ di acqua insieme a pochi grammi di riso l’unico pasto della giornata.
All’interno del reparto maschile un paziente dorme in un angolo.
Mike Colke 34 anni, legge un libro sul suo letto. Come tutti coloro che sono incatenati, anche Mike considerato un paziente pericoloso.
Adama Sesay
L’interno del reparto maschile
Isatu Conthe
Abu Bakar Sesay, 33 anni, sta seduto sul letto aspettando il tempo che passa. Abu ricoverato da cinque anni, la famiglia viene a trovarlo una volta al mese.
di Lorella Coloni
Le immagini scattate da Luca Ferrari all’interno dell’unico manicomio della Sierra Leone, situato a Kissy, località poco distante da Freetown, ci mostrano donne ed uomini devastati dalla droga, o ripudiati dalla famiglia o dal clan, quelli che hanno perso la loro battaglia con radicate tradizioni permeate da riti animistici e superstizione e che da una disastrosa e decennale guerra civile hanno ricevuto nel fisico, nel cuore e nell’anima, cicatrici troppo profonde da accettare. Nella struttura la discontinua presenza di un unico medico psichiatra non consente di applicare adeguate terapie: i pazienti sono trattati con farmaci neurolettici, che intorpidiscono e ottundono i sensi; quelli considerati violenti sono isolati o limitati da ceppi. Le riprese sovente mostrano catene esibite o malcelate, si soffermano sul primo piano del volto, passano alla figura ripresa a mezzo busto, intera, inserita nei disadorni ambienti dell’istituto, documentano gli attacchi di follia che risucchiano, repentini, la condizione sospesa dei ricoverati; la visione si sposta continuamente dandoci contrappunti di lontananze e intimità, perché la follia sovverte lo spazio tra il sé ed il resto del mondo e cortocircuita i canali della comunicazione; nel manicomio il territorio interiore, non più difeso, è penetrato, scandagliato, classificato. La ricerca del fotografo vuole allora ricostruire la privacy e la dignità negata, fornendo ai ricoverati un nuovo territorio, delineato dall’effimero confine tra l’obiettivo e i segni di chi ritorna, anche se per poco, nuovamente Persona.
Estratto da Fotoit, gennaio 2006
Biografia
Luca Ferrari nasce a Roma nel 1977 e vive attualmente a Londra. Si è laureato in Sociologia all’Università La Sapienza di Roma e in Documentary Photography all’University of Wales, Newport. Ha realizzato come freelance numerosi reportages in Italia e all’estero. Nel 2003 vince il premio Reginald Salisbury Photographic Award (University of Wales, Newport) con un reportage in Sierra Leone. Nel 2004 a seguito di un secondo viaggio in Sierra Leone vince il Primo Premio Studenti del prestigioso Observer Hodge Award (indetto dal settimanale The Observer) ed è stato “commended” allo lan Parry Scholarship (indetto dal Sunday Times con il patrocinio di Don McCullin). È stato inoltre selezionato dall’University of Wales, Newport per rappresentare il Regno Unito al World Press Photo workshop per giovani fotografi. Ha inoltre esposto i suoi lavori a Roma, Londra e Parigi. Nel 2006 pubblica il suo primo libro “Rebibbia”. In Italia è rappresentato da Prospekt.