Monia Perissinotto – Tokyo nights
L’idea che la maggior parte di noi ha del Giappone è di rigore, d’impassibilità ed è prevalentemente mutuata dalla sua cultura ufficiale, dalle immagini che hanno popolato la sua arte negli ultimi 400 anni (quelle di Hokusai sono le più note). Dietro questa sua facciata pubblica, esiste un altro Giappone che, dopo circa 400 anni di autoisolamento, nell’ultimo secolo ha cominciato ad assorbire la cultura occidentale in modo compulsivo, rielaborandola in uno strano mix di antico e futuristico che lo rende con effetti stranianti. Ogni medaglia ha due facce delle quali, molto spesso, ne conosciamo una soltanto; ciò ci impedisce di capire la complessità di una persona, di una cultura, di un paese. Monia, allora, lancia in aria la moneta e mentre questa volteggia nell’aria, prima di cadere, comincia a fotografare. Le immagini di questo “volo” non sono perfettamente a fuoco ma ci restituiscono le geisha con i loro volti imbiancati e le labbra rosse, i vicoli male illuminati e le forme orientaleggianti delle strutture che convivono con i futuristici centri commerciali. Nel mezzo ci sono le figure che popolano Tokyo di notte, fantasmi protesi verso la figuratività immaginifica dei manga, il netto chiaroscuro del buio versus la luce. I volti non sono più delineati con chiarezza ma si spandono nell’incertezza acquisendo tratti scomposti, attraverso i quali però possiamo intravedere come certi simboli siano stati acquisiti, ma forse senza comprendere appieno il loro significato. Tokyo nights è un lavoro molto articolato e di non facile comprensione, perché l’autrice è la sola a possederne la chiave di lettura più profonda. Tokyo è solo una scenografia davanti alla quale si muovono diversi attori, ma è la regia di Monia che riesce a rendere la complessità dell’opera. Ogni lavoro può essere considerato autobiografico, ma questo lo è in maniera particolare, perché già dalla ripresa (il mosso, le inquadrature non convenzionali), l’autorialità è preponderante nella narrazione: lei lo sa e il Re non è mai messo a nudo.
Biografia
Nata a San Donà di Piave (VE), esercita la professione di odontoiatra dal 1995. Si avvicina alla fotografia nel 2009 per esigenze lavorative, frequentando un corso di fotografia digitale odontoiatrica e da quel momento cresce in lei l’interesse verso questa forma espressiva. Il suo percorso è attualmente focalizzato sull’autoritratto e sulla fotografia documentaria personale e introspettiva. Per approfondire tale ricerca, ha frequentato workshop con Antoine D’Agata, Michael Ackerman e Anders Petersen. Ha esposto i suoi lavori in mostre personali e collettive e ha partecipato come autrice all’edizione 2013 di “Dia Sotto le Stelle”, Festival Internazionale di Arti Audiovisive che si tiene annualmente a Busto Arsizio (VA), con un audiovisivo inerente l’autoritratto. Il suo portfolio “Havana” è stato selezionato per l’esposizione presso la “Casa dei Tre Oci” a Venezia nel dicembre 2014.