Teresa Visceglia – Chapiteau
di Francesca Lampredi
Chapiteau significa tendone. Quello di Teresa Visceglia allude allo show circense, ne diventa un segno che compare in ogni immagine fotografica, come sineddoche dello spettacolo. Il tendone da circo può essere interpretato anche come una sorta di cornice. Esso è un sipario che conduce al non-luogo della magia e della spettacolarizzazione, ma i cui drappi grevi ci ricordano che ciò che stiamo guardando è solo un’illusione. Quindi lo spettatore si trova in una sottile linea di demarcazione tra realtà e irrealtà, razionale e irrazionale. Teresa Visceglia cattura tramite il suo occhio fotografico un mondo arcaico, composto da eroi tragici, che ricordano per fisionomia e costume personaggi folli, emarginati, al di fuori dell’ordinario, il cui compito è quello di suscitare maraviglia, attrazione, allontanare l’uomo dalla logica per condurlo verso l’irrazionale, l’effimero e la tragicità dell’esistenza. Questi ingredienti conducono inevitabilmente verso le strade dell’immaginario dei saltimbanco di Picasso, dei clown di Fellini , degli arlecchini di Paolo Ventura. L’autrice esplora attraverso il suo lavoro questo topos., anche grazie alla creazione di atmosfere crepuscolari utilizzando alternanze tra luci e ombre e tra bianco e nero, che evocano un territorio dionisiaco, dominato dall’erotismo e dall’assurdo. La particolarità del lavoro dell’autrice è determinata proprio dal suo occhio-fotografico. Rappresenta i circensi colti in azioni di scena, nel backstage, in pause. Essi vengono smembrati, diventano frammentati di dettagli, l’immagine non si arresta neanche di fronte al movimento. Ciò che viene rappresentato non è più lo spettacolo circense ma la sua percezione, la sua esperienza. L’ occhio dell’autrice diventa il suo stream of consciousness ,dove l’attimo fuggente , l’immediatezza dell’istante si ripetono ininterrottamente. Teresa diventa così regista dell’evocazione di una catarsi visiva, generando un’immagine assolutamente liquida che è sia emozione che allucinazione e che perde il suo interesse per la sua riproduzione della realtà. Seducente, folle, macabro, il circo di Teresa Visceglia diviene anche una forma di libertà da ogni tipo di oppressione.
Biografia
Nata in provincia di Matera nel 1967, è traduttrice e insegnante. L’interesse per la fotografia nasce durante gli studi universitari, scattando e sperimentando lo sviluppo dei negativi. Consolida la passione per l’immagine e per la fotografia con i corsi di storia ed estetica cinematografica all’Università di Coimbra. La sua ricerca fotografica negli ultimi anni si è concentrata sulla dinamica di routine che si crea in situazioni straordinarie, quali i retroscena di spettacoli teatrali e circensi. Quello che risulta è un’atmosfera che è privata e pubblica allo stesso tempo, grazia alla quale è possibile accedere a quell’intimità che altrimenti sarebbe difficile cogliere. Dal punto di vista estetico ritiene di essere debitrice al cinema espressionista, con le sue distorsioni prospettiche e le atmosfere cupe, contrastate da luci abbaglianti.