#nonsonoangeli

Ecco un tema che ci riguarda da vicino: come si comunica il volontariato? È di questo che si parla oggi a Firenze, in un incontro organizzato da Cesvot e Associazione Stampa Toscana, per la presentazione della campagna #nonsonoangeli Un incontro incentrato su un interrogativo di fondo: non sarà che la stampa, il cui ruolo è essenziale nella sua promozione, si affida troppo spesso a slogan e titoli stereotipati? E anche noi, tentando un parallelo, in che modo possiamo evitare il rischio di una rappresentazione che eviti i luoghi comuni visivi? E’ un tema sul quale avremo modo di tornare…
Attilio Lauria
#nonsonoangeli non è solo un hashtag. E’ anche e soprattutto una richiesta di consapevolezza. #nonsonoangeli è una campagna, promossa da Cesvot – Centro Servizi Volontariato Toscana – che intende portare all’attenzione di tutti, ma in special modo al mondo della comunicazione, il tema del volontariato e della retorica che spesso lo circonda nei racconti mediatici.
L’appello di Cesvot è quello di smettere di parlare di volontari come eroi o angeli – come i ragazzi che arrivano a Firenze nel 1966, i tanti volontari che sono andati in Iripina nel 1980 per i soccorrere i terremotati, o a Genova nel 2014 –, ma di chiamarli con il loro stesso nome: volontari. Persone semplici, normali, che hanno deciso di dedicare il loro tempo agli altri, senza chiedere niente indietro. Cittadini che non vanno mitizzati.
“Nel nostro paese c’è bisogno di far conoscere il volontariato, la solidarietà e qualsiasi altra forma di aiuto reciproco, per quello che sono, non soltanto attraverso titoli e slogan. C’è bisogno di raccontare le storie delle persone che credono nella solidarietà per comunicare attraverso loro e con loro un nuovo modello di comunità, nuovi stili di vita. Forse, anche ascoltando queste voci, cominceremmo a risolvere quei problemi, come il dissesto del territorio, per cui il volontariato e la società civile si adoperano lontani dai riflettori, senza retorica, senza bisogno di esagerazioni e iperboli, senza santi o eroi” si legge nell’appello ufficiale della campagna. Al quale si aggiunge una lettera rivolta a chi sta dall’altra parte dello schermo a scrivere di volontariato, e che suggerisce: “l’informazione ha perso un’occasione per parlare di volontariato e solidarietà per quello che sono, e non attraverso titoli e slogan stereotipati. Il nostro vuole essere un invito al confronto con il mondo dell’informazione, un universo che spesso è lontano dalle pagine e dai linguaggi del giornalismo”.