La lista, per iniziare…

Si, il tema è molto stimolante, e forse qualche idea ce l’avrei, ma da dove comincio? È sempre così, l’inizio, un po’ paralizzante, come ogni cosa dai confini troppo vasti per essere afferrabili. Proprio come il volontariato, parola contenitore che racchiude in se un vasto arcipelago di possibilità narrative; e allora, da dove si comincia? Forse per orientarsi ci vorrebbe qualcosa tipo Google Earth, che dalla vista satellitare d’insieme ci desse la possibilità di passare alla street view, scendendo giù giù per città e quartieri fino alle strade, fino ad una realtà cioè a portata di sguardo.
Attilio Lauria
Eppure, qualcosa del genere c’è, decisamente meno tecnologico dell’occhio del grande fratello, ma c’è …forse – ma anche no – vi sorprenderebbe sapere che per affrontare un progetto narrativo, molti grandi Autori sono ricorsi alla lista: si, proprio la lista, quella tassonomia tematica generalmente snobbata per la sua elementare semplicità, ma che rappresenta senza dubbio una mappa estremamente efficace per orientarsi. Lewis Hine, ad esempio, considerato il “padre” del reportage sociale, in un libretto di 11 pagine dal titolo di “Catalogo delle fotografie sociali e industriali”, mise in fila più di cento argomenti articolati in oltre ottocento sottoargomenti. E dopo di lui, Roy Stryker, Grande Capo dei fotografi della Farm Security Administration, “sceneggiava” per i suoi le liste di cose da fotografare: “Automobili affollate che escono in strada aperta. Benzinai che riempiono serbatoi di automobili decappottabili e cabriolet. Giardini rocciosi; parasole; ombrelloni da spiaggia; rive sabbiose con onde che si gonfiano dolcemente; onde spumeggianti che coprono di spruzzi barche a vela nell’orizzonte lontano. Gente in piedi all’ombra di alberi e tende da sole. Finestrini aperti sui tram e sugli autobus; acqua potabile da sorgenti o vecchi pozzi, punti ombrosi lungo gli argini, sole sull’acqua intorno; gente che nuota in stagni, fiumi, ruscelli.” E ancora, Robert Frank, che a sostegno della richiesta di borsa di studio al Guggenheim, allegò una lista di cose da fotografare: “Una città di notte, un’area di parcheggio, un supermercato, un’autostrada, l’uomo che possiede tre automobili e quello che non ne possiede nessuna, il contadino e i suoi bambini, una casa nuova e una casa di assi di legno deformata, le imposizioni del gusto, i sogni di grandezza, pubblicità, luci al neon, i volti dei leader e i volti dei loro seguaci, gasometri, uffici postali e giardini…”. Certo, poi a rimescolare le carte in tavola, e farci ripiombare nell’incertezza iniziale ci pensa Dorothea Lange, che butta lì un “sapere in anticipo che cosa stai cercando significa che stai solo fotografando i tuoi preconcetti, cosa che è molto limitante”, ma si sa, nella vita, come in ogni circolo, c’è sempre un bastian contrario… 😉
Photo credit: Catalogue of Social and Industrial Photographs
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C’è sempre da imparare e da utilizzare a nostra convenienza!
Ottimo consiglio!