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“Quasi una scelta” di Samuele Bianchi

“In un giardino ad “ordine statico”, una digitale che esce dal gruppo cui era destinata diventa indesiderabile. Produce disordine. In un giardino ad “ordine dinamico” una digitale vagabonda traduce una fase dell’evoluzione del luogo. Il disordine consisterebbe, al contrario, nell’interrompere questa evoluzione. Molto spesso l’ordine è associato alla pulizia. È una nozione soggettiva che non ha alcun senso biologico. >> Gilles Clément | Il giardino in movimento

Samuele Bianchi riflette sulla vera essenza del nostro rapporto con lo spazio, come una costante ripetizione di azioni tese a modificare il luogo scelto in cui vivere, un lavorio sulle continue e sorprendenti trasformazioni della natura che si adatta. In un percorso iniziato nel 2017, con l’intenzione di osservare il “Dis-Ordine” con cui si manifesta il paesaggio, l’autore si sofferma sulla visione stessa del fotografo che, non essendo mai oggettiva, crea proprie composizioni della natura, attraverso ciò che riconosce e sente. Un procedere che è lontano da inquadrature immediatamente emozionali. “Quasi una scelta” non è una ricerca sulle opere di maggiore impatto ambientale ma sugli spazi che ci circondano, fino a quest’ultimo anno in cui, durante la quarantena, l’autore ha rivolto lo sguardo sugli spazi adiacenti alle abitazioni, sui giardini e sulla loro cura. A farsi evidente è stata una assonanza con gli spazi naturali fotografati fino ad allora. Tra le tante immagini di questo lungo lavoro alcune colpiscono particolarmente, per esempio l’enorme siepe cresciuta a dismisura, come in un racconto mitologico, accanto ad un’auto posteggiata e al suo proprietario che appaiono minuscoli al suo cospetto.
Pur non indugiando sulla bellezza, risulta spettacolare l’infiorescenza tinta di fucsia che si allarga caotica in quell’inquadratura dove una tettoia arrugginita, appena intravista, indica “l’evoluzione del luogo”. Il movimento della natura non sottoposta all’azione umana che mette ordine con la
potatura ornamentale del bosso, in un altro scatto, sottolinea il confine del giardino, oltre il quale la natura cresce rigogliosa secondo il suo disordine biologico.
Sono immagini che racchiudono presente e passato in un unico perimetro dove la natura e le cose seguono il loro corso. Da un insieme di pensieri in divenire e partendo dalle posizioni di Gilles Clément, che offre nuove soluzioni su come rapportarci con la natura che ci ospita, Bianchi ha prodotto questo lungo lavoro legato al tema del dis-ordine e al concetto di “scelta”.
“Una posizione che ci chiede di tralasciare delle certezze per darci modo di cogliere le immancabili dosi di sorpresa che la natura ci riserva se lasciata nel gioco delle sue continue trasformazioni. “scrive Bianchi.
Il rapporto uomo-natura con questo tipo di approccio diventa un invito a seguire il fluire della natura. Le erbacce dovute alla continua rigenerazione per l’assenza dell’attività umana diventano le protagoniste della conservazione della biodiversità e i paesaggi trascurati ci permettono di percepire la terra come un’entità viva.

Piera Cavalieri

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