Il castoro con la maglia verde accoglieva i visitatori di Greenland, parco divertimenti costruito nel 1965, a Limbiate. Oggi a visitarlo sono perlopiù fotografi. Lo scheletro arrugginito di un ottovolante, le macchinine che lo percorrevano, i personaggi di fantasia e i punti di ristoro tra la vegetazione sono i soggetti fascinosi per chi cerca quella particolare bellezza che sta tra i brandelli delle cose, che hanno perso la loro funzione. L’attrazione per i luoghi abbandonati, avvolti di malinconia, richiama l’allusione al trascorrere del tempo e alla caducità delle cose. È un gusto molto contemporaneo che, spesso, come nel lavoro di Paolo Ferrari, porta con sé la denuncia di un tempo senza lungimiranza, indifferente all’impatto sull’ambiente dei luoghi creati dall’uomo e poi dimenticati. I ruderi del passato recente si assomigliano nei colori, nelle crepe e nella vegetazione che, indisturbata, riprende il suo ciclo. Quel che resta si erge a simbolo dell’incuria.
Piera Cavalieri
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