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Mostre 2017

Mauro Galligani

Alla luce dei fatti

Là dove un evento accade minuscolo o gravido di conseguenze – un gol, un passo di danza, un tuffo, la nascita di bambino oppure il crollo di un impero, una catastrofe nucleare, – là nasce una fotografia di Mauro Galligani. Molto semplicemente, Galligani racconta la vita e il suo incessante, variegato accadere. Nessun esotismo o sensazionalismo, solo fatti, frammenti di fatti, frazioni di tempo che si modulano in una scenografia ordinaria interpretata in modo diretto.

Fra i vari temi, Galligani ha fotografato l’Europa prima e dopo il Muro, nell’est e nell’ovest, ed è solo in questa prospettiva lunga, tenace, contemplando la grandezza dei simboli dell’Unione Sovietica e poi le sue macerie, le sue rivoluzioni e le sue eterne resistenze, che si può comprendere la Russia contemporanea. E lo stesso vale per l’Africa, ricordata spesso solo nelle più drammatiche emergenze, e disarma guardare la fotografia che nel 1994 ritrae Bill Clinton e John Major intenti sulle parole crociate durante una pausa del G8 di Napoli, mentre negli stessi mesi si consumava il genocidio in Ruanda. Che con puntualità, poco dopo, Galligani fotografa, con la stessa coerenza interpretativa e speranza in un futuro che verrà, che deve avvenire, diverso da quello catturato dall’obiettivo. Come quel giorno che si condensa nell’immagine di un parto, questa volta in Mozambico. Era il 2001 e oggi quel bambino, quella bambina è un adolescente. Che ne è di lui o di lei? Sarà ancora nel suo paese o l’avrà lasciato? Magari avrà attraversato il Mediterraneo e raggiunto l’Italia. Ma quale Italia? Nell’onda lunga di un reportage senza fine, Galligani racconta lungo quarant’anni anche l’Italia nella sua scomposta e variegata complessità. L’Italia della solidarietà e della volgarità, dei soldati in missione e delle carceri sovraffollate, dell’eterna ricerca di una casa, dei terremoti e delle periferie. La prima foto è del 1976. Se qualcosa è cambiato, se cambierà, se cambieremo, lo diranno le immagini di domani.

Laura Leonelli – Dalla presentazione della monografia Fiaf – Grandi Autori Italiani. (edited for the exhibition)

Mauro Galligani nasce a Farnetella, comune di Sinalunga (SI). Trasferitosi a Roma, frequenta la Scuola di Cinematografia, al termine della quale diviene direttore della fotografia. La storia del cinema e i maestri del neorealismo formano la qualità filmica dei suoi reportage. Nel 1964 viene assunto come fotoreporter dal quotidiano Il Giorno, entrando così a contatto con la migliore scuola di giornalismo italiano, che da allora segna la coerenza e lo stile di ogni suo servizio. Nel 1971 passa alla Mondadori. Dal 1975 al 1997 lavora per Epoca, non solo come fotografo ma anche come picture editor. È qui che vive il periodo d’oro del fotogiornalismo, in una delle più prestigiose redazioni al mondo. Per questa testata, Mauro Galligani segue i grandi avvenimenti della cronaca internazionale, dalle guerre in America Centrale, in Africa e in Medio Oriente, alla vita nell’Unione Sovietica, paese di cui segue da trent’anni ogni cambiamento. Dopo la chiusura di questo storico settimanale, il 25 gennaio del 1997, continua a svolgere la propria attività come freelance. Ha collaborato con alcune delle più importanti testate al mondo, fra le quali Life magazine.

Tra le sue pubblicazioni più rilevanti:

  • Sua Maestà il Po -1986
  • Tempi dell’Est – 1999
  • San Patrignano. Gente Permale – 2000
  • Cremlini. Le fortezze dell’antica Russia – 2004
  • È Nestlé. Un viaggio all’origine di tanti sapori italiani – 2005
  • L’impero perduto. Il crollo dell’URSS e la nascita della nuova Russia – 2009
  • Missione soldato. 30 anni dell’esercito italiano nel mondo – 2012
Leningrado 1987
Nei saloni dell Ermitage, una bambina riposa tranquilla sotto il quadro di Canaletto “L’arrivo dell’ambasciatore francese a Venezia”.
russia_ 021
romania_ 002
Corviale_Roma_1988_ 003
Pozzuoli_1983_013 001
Afghanistan 2012
Nella luce dell’alba, sull’avamposto Chroma 1, due bersaglieri dell VIII reggimento della brigata Garibaldi controllano le alture della regione di Badghis, al confine col Turkmenistan.
Funerale Fellini_ 001
FOTO 003
Mostar, Bosnia-Erzegovina 1995
Nel villaggio di Blagaj un mussulmano piange la figlia, Senada, morta sotto un bombardamento dei Cetnici.
Mosca 1999
sullo sfondo glorioso delle cupole di San Basilio una donna chiede la carità.

Guatemala 1982
sul ciglio della Carrera panamericana giace il cadavere di un uomo. Torturato e assassinato dagli squadroni della morte. Poi gettato seminudo, in segno di disprezzo, ai bordi della strada.
Città del Guatemala 1982
l’insegna di un’armeria e in secondo piano la cupola della chiesa della Meced
Seveso_1977_ 001
Mosca, 2005, Un “Bomzh”, sigla che sta a indicare “Bez Opredelionnogo Mesta Zhitelstva”, (Senza luogo di residenza fisso), consuma un pasto caldo, offerto dai volontari di un’associazione religiosa. Dietro di lui, il monumento allo Sputnik.
Libano, Beirut 1989
una postazione delle Forze Libanesi a Beirut est
Valona, Albania 1992
ospedale di Valona

 

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