Vergini.
Guagnano (Le) – Quaderno Pugliese
VII
La dimora di Vincent Brunetti, o Vincentcity, che da lontano sembra un vivaio, declassa l’aggettivo indescrivibile al rango di stanco eufemismo. Comunque capite che non si tratta di un vivaio quando, avvicinandovi, vi capiterà di discernere, su un’alta costruzione torreggiante, una scritta cubitale che recita: Vincent Brunetti Genio Universale. Oppure, in un più dimesso, appartato stampatello, Io sarò sempre con voi, dove per io, malgrado le vostre poco umili supposizioni metafisiche, si intende, più umilmente, proprio Vincent: è chiara, nel frangente, la volontà di infonderci la speranza di una sua costante e rassicurante presenza che si perpetri nell’arte immortale del proprio genio vivace e multiforme, libero e fraterno, che ci ama e non solo. Dentro all’atelier, che pare il Korova Milk Bar, attorniato da discepoli taciturni, nella tradizione delle migliori Koinè rinascimentali, sulle note di una blanda house music, mentre una magra ragazza pulisce appassionatamente il pavimento, dice di sé, gaio e sorridente: “Sono una persona semplice, consapevole del mio dono, ma un persona semplice…come un profeta”. Ma torniamo alla casa, un eremo espansosi teratogenicamente nel corso degli anni, sull’onda entusiasta di un grande sogno di libertà e leggerezza e libertà. Essa\o, appunto, è indescrivibile. Supponiamo un individuo in possesso, amalgamate, delle caratteristiche di un epigono di Gaudì, magari un piastrellista, e della sfrenata fantasia di un Jack Torrance; supponiamo che questo individuo abbia di colpo l’idea visionaria, intrapresa con la candida spavalderia di un melodista che riceve richieste musicali su un canale locale, di fondere in un unico colossale meticcio architettonico autogenerantesi la grotta di Alì Babà, qualche peculiare attrazione da Luna Park, uno schermo del Tetris su vasta scala ( e a colori ), la villa di Katzone, le terme di Caracalla, la Domus Aurea, un presepe francescano, Medjugorie, la villa di Lara Croft, il Vittoriano e quell’affatto funzionale e sfarzoso apparato che era la casa dei Sims da noi tutti costruita una volta scoperto che grazie ad un codice potevamo avere denaro illimitato. Immaginate tutto questo e non sarà abbastanza. Ancora più complicato darvi conto dell’arredamento, nei meandri del quale mi aggiro stordito, sotto volte di lamiera e una piastrellatura così accesa e composita da intontire. Vedo, e rocambolescamente catalogo, statue della libertà, Buddha e Gesù Cristi; cassepanche, Madonne, cassettoni rutilanti, tappeti appesi ai soffitti, grammofoni, sante con aureole luminose, David di Donatello con collane di perle, Madonne, mobili sgargianti e lucidi di vernice, Padre Pio, presepi, trabeazioni, busti in plastica di Beethoven, colonne e Madonne; murales, grammofoni, Padre Pio, pietà, teste di cavallo e zona bar; Madonne; veneri, una natura morta di Caravaggio, quadri di Vincent Brunetti Genio Universale, Madonne, servizi da the, bamboline di ceramica, bamboline di pezza, Padre Pio, maschere veneziane, Madonne, ciondoli e Madonne, una collezione di Little pony, ammennicoli, bomboniere, cuscini, maschere di bacco, bottiglie di ottimo vino, un trono con due sfingi sui braccioli, Madonne, la casetta piena di sorprese che ti davano in regalo con i punti del Mulino Bianco e che ho anch’io a casa mia, pezzi di mausoleo che culminano in altarini, Padre Pio, un trono su cui sta assiso E-man (o chi per lui), piume di pavone, improvvisi affioramenti rocciosi, sedie di ogni tipo, Madonne, poltrone di ogni tipo, divani di ogni forma, sacre famiglie, Madonne e Padre Pio, souvenirs dei trulli, souvenirs del pantheon, piantine innestate – a là Duchamp – nelle tazze dei cessi, cessi sormontati da frontone, metope e triglifi, Madonne, Gesù Cristi, Padre Pio, Madonne, Padre Pio, Madonne, Madonne, Madonne.
Matteo Fulimeni
© Giovanni Marrozzini
ci siete andatiiiii!!!! G. ti ricordi quando ti ho detto di questo artista???
….credo vi aspettasse da un sacco di tempo!!
post interessante, ho trovato qualche libro che vorrei davvero leggere!!Grazie