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Post n° 3 – Luoghi e nonluoghi

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Post n° 3 – Luoghi e nonluoghi


Franco Dottori, P.za Repubblica – Jesi  / Carlo Giuliani, Centro Comm. – Pesaro

Luoghi e nonluoghi

Il prossimo 17 marzo ogni partecipante fotograferà il luogo in cui abita. Conoscendo l’Italia, le immagini che giungeranno ci mostreranno: borghi, paesi, cittadine, città, metropoli. In quelle foto verranno rappresentati dei luoghi e dei nonluoghi.
Si deve all’antropologo francese Marc Augé la divulgazione dei concetti di “luogo” e “nonluogo” col libro “Nonluoghi” (1992).

Dato che “l’occhio vede solo ciò che conosce”, il fotografo che conoscerà la differenza tra “luogo” e “nonluogo” saprà vedere con chiarezza ed interpretare consapevolmente la realtà della località in cui vive. L’antropologia non inventa nulla, semplicemente dà un nome, definendoli, ai fenomeni presenti nell’ordinaria realtà umana.

Nessuno avrà difficoltà a comprendere che “un luogo” è uno spazio ben delimitato in cui le persone condividono una identità, intrattengono tra loro reciproche relazioni e nel permanere temporale delle relazioni si forma la storia di quel luogo. Quindi il “luogo” è caratterizzato da tre elementi: l’identitario, il relazionale, lo storico.

Vi sono spazi in cui si svolge la vita umana dove gli uomini non condividono una stessa identità, non intrattengono tra loro relazioni e quindi in essi non si svolge nessuna storia. Questi spazi sono i “nonluoghi”. E’ immediato riconoscere “nonluogo” ogni spazio, pubblico o privato, in cui la gente non vi si ferma ma semplicemente l’attraversa.

Quindi le stazioni dei trasporti pubblici di via terra, mare , cielo, gli autogrill, i centri commerciali, i parcheggi auto, i self service, le catene di alberghi, ecc… , sono tutti “nonluoghi” di grande interesse per “Passione Italia”.

Appena messi nella mente questi preziosi concetti, il fotografo ha degli elementi d’analisi tematica che gli consentono di vedere nel complesso groviglio della realtà e rappresentare con chiarezza ciò che ha davanti ai suoi occhi.

Nella realtà italiana ci sono “luoghi” e “nonluoghi”. Quando fotograferemo i paesaggi urbani, sarà molto importante animarli di persone atte a rappresentare i caratteri (identiari, relazionali, storici) dei luoghi in cui vivono e che formano in ognuno di noi quel profondo sentimento di appartenenza alla propria terra ed alla comunità in cui è nato.

Egualmente forte sarà indagare gli spazi dove pulsa un’umanità dalle differenti identità, in cui ognuno è solo nella folla e dove non nasce nessuna storia. Sono i “nonluoghi” in cui cogliere le diverse e nuove atmosfere sociali dell’Italia contemporanea.

Se è relativamente recente la definizione di “nonluogo”, invece le rarefatte atmosfere identitarie della nostra modernità, che nei “nonluoghi” è così visibile, sono state spunto di tante opere artistiche nel ‘900, basta rivedere “L’eclisse”(1962) di Michelangelo Antonioni.

Silvano Bicocchi

  1. Roberto Biggio dice:

    Che dire Silvano, mi sembra una analisi centrata, certo che i “luoghi” sono quelli intrisi di ricordi di esperienze vissute con altri, la strada e/o la piazza sotto casa specialmente dei quartieri sono, anche se molto meno che in passato, come un’ estensione della tua casa e quindi una palestra di vita che non dimenticherai mai.
    Oggi i “non luoghi” a causa della vita moderna basata sull’ economia, e sul mordi e fuggi, sono quelli che sei costretto a frequentare in modo predominante ed hanno sicuramente meno fascino e poesia dei “luoghi.
    Entrambi però, devono essere inclusi nelle nostre analisi e tematiche del nostro progetto comune.

  2. Massimo Bardelli dice:

    Ho subito molto il fascino di questi concetti, ho cercato di approfondirli leggendo sul tema e andando a fotografare. Nei “nonluoghi” regna la solitudine dei soggetti che li frequentano, lo sfrecciare gli uni vicino agli altri senza nessun interesse reciproco.
    Nei “luoghi” dove gli interpreti vivono intensamente il rapporto con il vicino, dove le Persone hanno una vita di relazione la solitudine è, forse, solo la mia che mi astraggo per documentare un momento, spettatore e non attore della commedia della vita.
    Massimo B.

  3. Non ho ancora avuto modo come Massimo Bardelli di scendere in campo, ma in un recente workshop tenuto da Marrozzini a Bibbiena mi sono incontrata/scontrata con la tematica del luogo ed ho capito quanto profondo è il suo legame con l’uomo e conseguentemente con la rappresentazione che egli ne dà o prova a dare.
    Ma dopo aver letto il post di Silvano mi sono chiesta una cosa…il concetto esposto è del 1993 …a distanza di quasi 17 anni e sapendo che il nostro tempo metabolizza tutto ad una velocità stratosferica…il concetto di non-luoghi rimane comunque lo stesso o noi italiani siamo stati capaci di animare anche ciò che è nato per essere senz’anima? Ecco…la foto del 17 marzo potrà servire anche a questo…ci stiamo arrendendo totalmente al villaggio globale o proviamo ancora a resistere?
    Dove stiamo andando?

    • Silvano Bicocchi dice:

      E’ un sentimento diffuso quello che tu esprimi, Daniela. Siamo disorientati a trovare i luoghi della nostra modernità, cioè i luoghi che restano segnati dalla nostra attuale identità e dal nostro passaggio esistenziale. L’uomo del villaggio globale mi pare che non sia più come quello di 40 anni fà, abitante dei paesi e delle città il quale si legava con forti relazioni agli altri uomini formando così una identità condivisa.
      L’uomo di oggi ho l’impressione che abbia una identità costantemente mutante e individualista, proprio com’è la modernità, e ama essere sradicato e non appartenente a una comunità fisica ma a quella immateriale e psichica come quella che si forma nei social network.
      La crisi dei luoghi è la diretta conseguenza della crisi del concetto d’identità.
      Approfondiremo cos’è l’identità!
      Silvano Bicocchi

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