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In ricordo di Marcello Carrozzo

I Soci FIAF pugliesi ricordano il fotoreporter Marcello Carrozzo

Anche se sono trascorse alcune settimane dalla sua scomparsa, il ricordo del grande fotoreporter pugliese Marcello Carrozzo è sempre vivido nei discorsi e tra i ricordi di tutti i soci FIAF pugliesi.

Caro Marcello, 

Non conosciamo quali siano le parole giuste per salutarsi a questo mondo, ma ricordiamo bene tutte le tue parole, le tue riflessioni e le tue fotografie.

Saranno queste tue testimonianze a ricordarci l’assurdità delle guerre, la solitudine degli ultimi e le speranze dei vinti. 

Ognuno di noi ti sarà grato per tutto quello che ci hai donato.

Che la terra ti sia lieve“. 

I SOCI FIAF DELLA TUA PUGLIA

Riportiamo a seguire il sincero commiato scritto da Emilio Guagliani, amico di Marcello, un sentito racconto della vita del nostro amico Carrozzo, la più partecipe delle sue biografie:

Non è facile parlare del Maestro Bernardo Marcello Carrozzo e della sua poliedrica e vulcanica vita che lo ha visto eccellere in tutte le attività che ha fatto e intrapreso.
E’ partito sempre dal nulla per arrivare, con impegno, studi e perseveranza, ai massimi livelli.

Eccelsa mente, Marcello Carrozzo era nato a Ostuni il 30 luglio del 1950 da Mario e Maria Angela (primogenito di sua sorella Ada Novella del 1953), si era sposato nel 1976 con Antonia Randazzo (che per tutti è invece Patrizia) e ha avuto nel 1979, un figlio Valerio che ha ereditato l’attività di ottico di Marcello e, prim’ancora, del nonno.

Dopo aver svolto la scuola dell’obbligo ad Ostuni, era partito per Milano per svolgere gli studi universitari.
E’ quì, nel capoluogo lombardo, che il giovane Marcello si è formato e ha posto le basi per il futuro della sua vita.

Soleva sempre dire: “Sono figlio d’arte, mi sono diplomato in fotografia a Milano, poi ho fatto una scelta diversa e per un periodo della mia vita ho frequentato l’Istituto superiore di scienze optometriche, quindi ho seguito le orme di mio padre che ha un negozio di ottica e fotografia.”

Questo il Maestro Marcello Carrozzo che “si è fatto da solo e senza l’aiuto di nessuno”.
Rientrato da Milano a Ostuni, da “pimpante giovanotto”, alle mattinate nel negozietto tra la camera oscura a stampare i rullini dei clienti e l’ampliamento del settore dell’ottica, Marcello si è dedicato a diffondere la passione per la cinofilia e ad organizzare le esposizioni canine riconosciute dall’ENCI, (designato ufficialmente per la verifica dei pedigree dei cani di razza).

Diversi i suoi hobby: la collezione di orologi, coltellini tascabili a scatto, le auto d’epoca ma soprattutto l’equitazione.
Il negozietto in piazza Libertà era diventato piccolo e così, dopo la scomparsa del padre nel novembre del 1996, volle acquistare un locale più grande nella zona nuova di Ostuni, in piazza Italia, e anche li avviò alla professione di ottico, la giovane Antonella.

L’attività non lo fermò dal seguire il mondo dei cavalli e, dopo un paio di anni di apprendistato, si cimentò nelle gare di fondo equestre. Le vittorie arrivarono subito e questo lo portò ad acquistare un fuoristrada col carrello per trasportare il cavallo, a conoscere le qualità di fieno e ad iniziare le trasferte al nord per affrontare le dure gare di fondo.

Trascorreva intere giornate nella scuderia con i cavalli Sisya e poi Mabrook , Monyca e Fazeer e con l’amico maniscalco Pasquale. Contestualmente iniziarono i suoi impegni nel consiglio regionale della federazione italiana sport equestri e poi in quella nazionale, fino a diventare giudice internazionale e atleta della squadra nazionale italiana di fondo equestre.

Ha appassionato a quello sport tanti giovani che incontrava e, tra questi, ha avviato Rosita che ha seguito le sue orme.
Un impegno faticoso che gli sottraeva ore al sonno, alla famiglia, al negozio. La mattina presto, in piedi per gli allenamenti, spostamenti e poi, intere settimane per le 3 o 5 giornate di gare.

Anche in questo caso, la fiducia nella ragazza, gli ha permesso di portare avanti lo sport equestre, le gare e gli impegni in federazione tanto che l’attività commerciale era diretta da Antonella.
Dopo diverse vittorie ma anche contrasti in federazione per non scendere a compromessi, Marcello decise di lasciare il mondo dell’equitazione e di seguire il cuore, l’istinto e la passione inculcata dal padre: la fotografia. Riprese in mano le macchine fotografiche del padre e iniziò a fotografare ma alle foto paesaggistiche, lui propendeva ai virtuosismi tecnici e, al colore, il bianco e nero.

Numerose le partecipazioni ai primi concorsi fotografici a Casamassima, Taranto, Foggia.
Un giorno annunciò alla famiglia e agli amici: “Con Titina e Mimino Sozzi (due amici commercianti), vado in Congo” e partì.

Da quei luoghi sperduti, Carrozzo ha riportato foto molto coinvolgenti della realtà di quelle missioni ma, come se non bastasse, è andato in Medio Oriente. Con la macchina fotografica “Leica”, ha documentato la fragilità della condizione umana privilegiando la “fotografia sociale” pregnata di sofferenza e sentimento dei profughi palestinesi in Siria, Libano, Giordania, Striscia di Gaza.
Qui ha corso molti e tanti rischi venendo anche fermato perché scambiato per una spia. Poi, dopo giornate di silenzio, la telefonata liberatoria che era di ritorno. In negozio…….. c’era e c’è sempre Antonella.
Col dott. Franco Colizzi presidente nazionale dell’AIFO (l’Associazione Italiana Raoul Follerau), iniziò il giro nei paesi dell’Africa, tra i lebbrosi e i manicomi in India, Vietnam e poi in Cina, in Mongolia.
Non si sa quante volte è andato in giro in Congo per trovare la dott. Chiara Castellani con lunghi spostamenti in Jeep di intere giornate e poi agli slum in Kenya.

E’ diventato fotoreporter professionista con le sue fotografie pubblicate sulla rivista dell’Aifo e poi quelle sul settimanale de “La Repubblica”. Con molte altre foto, ha iniziato ad allestire le mostre fotografiche e tra una vernice e un’altra, a continuare i suoi reportage volando in Sud America, Asia e Africa.

Un giorno Bernardo Marcello Carrozzo, è stato designato “inviato in luoghi di guerra” e sono iniziate le tante telefonate per ottenere i visti. Nella sua vita ha conosciuto migliaia di persone, di ogni rango, sesso e nazionalità per una vita vulcanica dove ha potuto mettere in mostra la sua sagace professionalità, acume e avvedutezza.

Nel 2006, il libro “E se qualcosa cambia fatecelo sapere” sul tuo viaggio tra i campi profughi palestinesi nell’area mediorientale, è stato premiato alla Camera dei Deputati, quale miglior progetto di ricerca sociale (e questo gli ha permesso di raccogliere fondi da devolvere alle missioni italiane in Africa e Medio Oriente).

Si è messo in grande evidenza nell’Ordine dei giornalisti partecipando ai concorsi e anche lì si è aggiudicato 3 premi Michele Campione– Giornalista di Puglia” per i suoi reportage fotografici e poi il “Premio per l’ambiente Gianfranco Merli” per l’anno 2010.

Non è finita perché le foto circolando sono arrivare in Germania, all’Ambasciata italiana e all’Euro Parlamento a Bruxelles; ha esposto nelle più prestigiose gallerie d’arte italiane e ha realizzato reportage anche per l’Onu e per il Ministero degli Esteri ma, al contempo, un giretto sugli elicotteri della Guardia di Finanza con i “suoi amici” piloti degli elicotteri. Le immagini, belle, suggestive, spettacolari del comparto aereonavale delle Fiamme Gialle a disposizione per documentare i pericoli dei finanzieri per bloccare il contrabbando ma ancora con i militari-amici (uno di loro) in tutt’uno, su nave Perissinotto. “Armato” di macchina fotografica, sui gommoni per pattugliare le acque del canale d’Otranto per intere giornate in alti mare; ad inseguire i trafficanti di droga ma anche a recuperare i naufraghi nel Mediterraneo col mare agitato. Tanti pericoli tra gli scafisti, i militari o profughi che fossero.
Per Marcello, routine e ancora, per dare un senso alla sua vita, con professione, ironia e senso civico: le mattine e i pomeriggi liberi li dedicava ai ragazzi delle scuole superiori di Ostuni e provincia.
Come non ricordare la Sua contentezza per l’incarico ottenuto di docente di “Personal Security Management” e “Media & Communication” per operatori in aree ad alta criticità e di conflitto presso l’ISPI (Istituto per gli

studi di politica internazionale) a Milano e, infine, docente al Master di Giornalismo presso l’Università degli Studi di Bari (sempre tra i corsisti).

Professionista serio e con una grande passione civile, ha raccontato senza filtri le storie di chi si trova ai margini della nostra società; sempre con un forte senso del rispetto e nel rispetto del codice deontologico.
Ha mostrato al mondo quelle realtà che spesso si ignorano, imbarazzano e sono ai margini ma che lui ha trattato con delicatezza e dignità proprie di un uomo di rara sensibilità.

Molto legato a questa Sua “Città Bianca”, ha donato immagini e calendari. Ostuni ha perso un altro figlio illustre che si è molto speso per darle lustro e di cui si deve andare fieri.
Ha proseguito il lavoro di suo padre e lo ha portato ai massimi livelli lasciando oggi il testimone al figlio, Valerio.

Se fossero vissuti sia il padre Mario e ma madre Maria, certamente sarebbero stati fieri del loro figlio così come lo è oggi la moglie Patrizia, il figlio Valerio, la sorella Novella e il cognato Mimmo. Noi amici, siamo lusingati e orgogliosi di averlo conosciuto e avuto come amico.
Per la sua famiglia e per i suoi amici, rimane sempre il Marcello gioviale, gentile, affabile con un immenso cuore e passione civile.
Non ti dimenticheremo mai e cercheremo di tenere a mente i tuoi insegnamenti.

“Marcello, come dicevi, siamo giornalisti sempre e non ci fermiamo mai. Se hai qualche cosa da dire o foto da mostrare da lassù….., faccelo sapere”.
Buon viaggio sereno amico mio.

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