Veronica Gaido al Centenario di Forte dei Marmi
Forte dei Marmi, 9 Giugno 2014 – In occasione del centenario della fondazione del comune di Forte dei Marmi, l’artista e fotografa Veronica Gaido presenta il nuovo progetto THROUGH THE VIEW, una personale interpretazione in dieci immagini, realizzate con l’impiego di un drone, dei luoghi-simbolo che nel corso dei decenni hanno reso Forte dei Marmi una località apprezzata e riconosciuta in tutto il mondo.
Legata profondamente al territorio Apuo Versiliese, Veronica Gaido vuole con le sue immagini far scoprire un mondo inesplorato per la maggior parte degli habituès di Forte dei
Marmi. Il pontile, il Fortino, Piazza Navari, Piazza Dante, Piazza Marconi si presentano nelle immagini in mostra come soggetti in movimento che si moltiplicano all’infinito e si susseguono come vibrazioni attraverso lo spazio che percorrono.
Ispirandosi al saggio “Filosofia del Paesaggio” di George Simmel, scritto un secolo fa, Veronica Gaido ritiene che il paesaggio sia un oggetto preciso della riflessione filosofica e che non possa essere adeguatamente compreso e salvaguardato se ci si rifiuta di prendere in considerazione la sua dimensione estetica e storica.
Nel nuovo lavoro dell’artista Veronica Gaido è esplicito il rimando al movimento futurista e, in particolare, alla figura dell’artista viareggino Uberto Bonetti, noto per le sue vedute aeree acquerellate del pontile e del fortino di Forte dei Marmi.
Fortemente persuasa dall’idea di voler offrire un’immagine inedita del territorio e di mostrare da prospettive mai viste prima i tesori nascosti della Versilia, Veronica Gaido ha realizzato il progetto avvalendosi di un veicolo radiocomandato, un drone, dotato di appositi sensori e sistemi di navigazione assistita che consentono di effettuare riprese fotografiche da prospettive fino ad ora impossibili da ottenere se non tramite produzioni ad elevato budget.
Individuata l’area da fotografare, si è proceduto con la pianificazione dettagliata del percorso di volo, dei soggetti da riprendere, delle scene e delle inquadrature. Per sfruttare al meglio la luce sono stati scelti anche l’orario e l’altezza/prospettiva dei voli. Il materiale fotografico così ottenuto, è stato poi selezionato e ottimizzato, e nella fase finale proposto in qualità HD.
Through the view è una mostra che insieme a Massimo Rebecchi supporta la Fondazione Andrea Bocelli.
La visione del paesaggio nelle immagini di Veronica Gaido – a cura di Enrico Mattei
Il paesaggio nasce da una contemplazione sentimentale della natura. Il termine “paesaggio”, presuppone la visione di un panorama, di uno spazio delimitato dallo sguardo dell’uomo, di una parte di territorio sottratta alla totalità della natura, osservata da un punto determinato, che suscita particolari impressioni. Il paesaggio si forma dunque in seguito ad un atto di delimitazione ai nostri occhi della natura, un atto spirituale, una disposizione dello spirito, una percezione che differenzia il paesaggio dalla natura. C’è paesaggio quando c’è una compresenza di elementi che hanno tra loro una relazione. L’insieme degli elementi considerati forma un’unità, un’immagine univoca e fa sì che ci sia paesaggio. Rivolgere l’attenzione al paesaggio vuol dire vedere la molteplicità dei rapporti esistenti tra le cose. Il paesaggio non è qualcosa di dato o di definito, bensì una realtà in continuo mutamento, una mutevole totalità di relazioni. Esso è l’accadere di ciò che vi è compreso.
Anche nelle foto di Veronica Gaido, i paesaggi e le vedute sono dati dalla compresenza di elementi in continuo rapporto tra loro, non vi è la preminenza di un oggetto sugli altri nelle sue opere, ma ciò che conta è la singolarità di ciascuno e le relazioni che lo legano agli altri oggetti del paesaggio rappresentato. Nelle immagini di Veronica non esiste qualcosa di secondario, così come non esiste qualcosa di secondario nella natura, ma tutto è ugualmente necessario, ugualmente bello, perché qualsiasi fenomeno della natura può divenire un oggetto artistico e in qualsiasi oggetto naturale può essere rappresentata la creatività. La concezione che l’artista ha del paesaggio è una concezione che esula i limiti spaziali e temporali del mondo esteriore, il paesaggio di Veronica è una dimensione dello spirito, un ritaglio della natura generato dalla compenetrazione del mondo esteriore e del mondo interiore, pertanto, lo spazio e il tempo convenzionali valgono soltanto relativamente per esso. Passato, presente e futuro sono spesso compresenti contemporaneamente nelle foto dell’artista fondendosi in un’unica dimensione sovratemporale in cui spesso la stessa rappresentazione dello spazio corrisponde ad una raffigurazione del tempo.
L’universo di Veronica Gaido è un organismo vivo, dinamico, in continuo rapporto con l’animo dell’uomo; la contemplazione sentimentale del paesaggio è una condizione necessaria per la comprensione del dettaglio e del senso del territorio. Lo spettacolo della natura genera nell’animo dell’artista stati d’animo e sentimenti che vanno ben oltre la semplice contemplazione estetica di una natura sentita come altro da sé o come Eden perduto di un tempo passato, ma che danno vita a paesaggi in cui natura e mondo interiore dell’artista si confondono. Nel suo animo si instaura un sentimento di profonda empatia con gli elementi, tutti, come abbiamo visto, in relazione tra loro nella costituzione del paesaggio. Tale sentimento di empatia è una partecipazione mistica dell’artista alle diverse prospettive dei punti di vista; partecipazione sentimentale che permette appunto la relazione esistente tra il paesaggio e il suo mondo interiore.
Biografia dell’artista
Veronica Gaido, muove i primi passi nel mondo fotografico ancora adolescente, trasferendosi prima a Milano, dove studia all’Istituto Italiano di Fotografia e poi, nelle grandi metropoli per ampliare le sue esperienze.
Artista, ritrattista e fotografa di moda, Veronica collabora con i più importanti brand di moda e case editrici nazionali dai primi anni novanta che la portano a New York e Miami per le prime campagne pubblicitarie anche se, il suo occhio, va oltre dedicandosi al ritratto che la porta ad un lavoro di ricerca più intimistico.
Nel 2001 collabora con la Biennale di Venezia di Harald Szeemann per il Bunker Poetico di Marco Nereo Rotelli. Nell’agosto del 2002 esordisce con la sua prima mostra “Sabbie Mobili” presso Massimo Rebecchi a Forte dei Marmi curata da Maurizio Vanni.
Dopo l’esperienza fotografica, Veronica Gaido ha sentito l’esigenza di cambiare, di esplorare nuove prospettive utilizzando un “drone” per riprese aeree dedicandosi alla creazione del video della Fondazione Henraux e Henraux che presenterà alla Triennale di Milano nel 2012. Nello stesso anno, la fotografa fa parte della giuria Premio Fondazione Henraux, presieduta da Philippe Daverio, creando il progetto “Consapevolezza della Materia” che esporrà a Paris Photo.
Nel 2012 inizia un tour tra India, Bangladesh e Africa che darà luce al progetto “Atman” curata da Enrico Mattei e Roberto Mutti per iniziare una mostra itinerante che toccherà Pietrasanta, Milano, Londra, Parigi e New Delhi.