I ghiacciai: sentinelle del clima.
Ci sono immagini che non si commentano ma si contemplano. La struggente bellezza dei ghiacciai in via di scioglimento con quel che resta delle vette imbiancate è una fitta al cuore. Dopo un po’non se ne può più di guardarle, consapevoli della tragicità che portano con sé, eppure la sfida è non arrenderci all’indifferenza o alla rassegnazione. Le fotografie di Davide Camisasca dunque sono esplicite: il costante regresso ha subito una forte accelerazione negli ultimi decenni. A rendere la situazione ancora più evidente sono le fotografie storiche dell’archivio Monterin, proposte da Camisasca. Pare che il segno della sofferenza dei ghiacciai sia la proliferazione dei crepacci dovuta alla diminuzione delle precipitazioni nevose e del loro accumulo durante l’autunno e all’aumento della fusione in primavera, effetti del rialzo delle temperature medie. Il risultato è l’affiorare di un deserto di rocce e sassi insieme alla riduzione del ghiaccio residuo. Le nostre secolari riserve, necessarie per l’equilibrio degli ecosistemi e meravigliose mete turistiche, assottigliandosi appaiono sempre più scure e coperte di detriti e microplastiche inquinanti come quelle rinvenute nei sedimenti marini. Anche i lariceti raggiungono quote inusuali. Oltre alla serie qui proposta che attesta lo stato dei ghiacciai, le opere di Davide Camisasca, sono piacevolmente visibili sul suo sito dove è possibile ammirare la montagna interpretata secondo un percorso emozionale. Dimenticando le coordinate geografiche, le atmosfere rarefatte e ovattate, offerte dall’autore, conducono nella dimensione del sublime. Ogni immagine diventa un omaggio alla bellezza, un atto d’amore per la montagna con cui Camisasca, fotografo e guida alpina, residente a Gressoney-Saint-Jean dal 1972, ha un legame indissolubile. Le foto d’archivio del Ghiacciaio del Lys, a partire dal 1868, sono commoventi. Willy Monterin (1925-2015), storico glaciologo e osservatore del Monte Rosa prese in carico le osservazioni del ghiacciaio a partire dal secondo dopoguerra nell’ambito del Comitato Glaciologico Italiano, raccogliendo un materiale documentario e fotografico prezioso per comprendere le trasformazioni dell’ambiente alpino. In un lungo periodo, di quasi mezzo secolo di rilevazioni, Willy Monterin, figlio del grande scienziato, naturalista e glaciologo Umberto Monterin, ha registrato l’andamento delle nevi. Oggi è una webcam a svolgere il suo lavoro. Nella fotografia di montagna più antica non è soltanto la magnificenza a colpire, ma la tenacia e l’intraprendenza degli scienziati e fotografi di fine ‘800 e inizio ‘900 che hanno contribuito alla cultura della montagna superando enormi difficoltà. Immaginiamo cosa poteva essere attraversare ghiacciai e tormente con le pesanti macchine fotografiche di quel tempo. Il loro lascito è un patrimonio prezioso per la scienza e per la fotografia stessa.
Piera Cavalieri
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