Sportelli lucani E.A.A.P.: spazi per la memoria dell’acqua.
Impressioni fotografiche di Pietro L’Annunziata e Michele Morelli

Il Fotoclub di Matera presenta “Sportelli lucani E.A.A.P.: spazi per la memoria dell’acqua. Impressioni fotografiche”, un progetto a firma di Pietro L’Annunziata e Michele Morelli”
Sarà possibile visitare la mostra dal 5 aprile al 4 maggio presso la Biblioteca Comunale “Ferdinando Santoro” a Viggianello (Via Roma). L’inaugurazione è prevista per le 19 del primo giorno di apertura.
Il tema dei Segni delle Memorie Recenti, sul cui filo si snodano una serie di iniziative promosse da Italia Nostra-sezione Matera, si connota fortemente come tema di comunità.
Lo dimostra in maniera mirabile l’esposizione fotografica di Pietro L’Annunziata e Michele Morelli che, attraverso scatti d’autore, immagina un vissuto ancora in corso per gli sportelli in ghisa dell’Ente Autonomo per l’Acquedotto Pugliese (E.A.A.P.).
Dare una univoca lettura agli attimi colti dai due artisti è tanto difficile da rendersi impossibile: quello che unisce è lo sfondo di ghisa e l’occhio sensibile della macchina fotografica. Ed è intorno a questo che si agglutinano mille sensi, afferrando peraltro le accezioni diverse del termine senso: significato, percezione, contezza delle cose, facoltà cognitiva. Sentimento.
Forse per tutte queste ragioni e mille altre, un’antropologa, un’archeologa e una docente di estetica si sono specchiate nel tema, percorrendo trame parallele per quanto in diverso approccio. E le hanno volute illustrare, e le hanno colte nelle foto in mostra.
Il ruolo sociale dell’acqua, a cura di Silvia Possidente, e la rivoluzione della fotografia del banale di Maristella Trombetta enucleano due intuizioni evidenti nell’esposizione fotografica di Pietro e Michele.
Per quello che mi concerne, da archeologa, l’insieme vasto dei significanti della mostra, dal soggetto scelto fino alla sua rappresentazione artistica, si coniuga nel tempo dell’archeologia del contemporaneo, disciplina pluridisciplina che con il metodo degli archetipi evolve nel presente.
Non parliamo, per nulla, di definizioni moderne da dare alle cose del passato, né di nostalgico attingere al passato come tempo eroico; parliamo invece della percezione della durata del tempo. Guardiamo con spiccata severità verso un tempo veloce, orfano del passato remoto, e verso un futuro cortissimo, privato del futuro anteriore con le sue utopie. Ed è proprio così che gli sportelli di ghisa fotografati si rendono macchina del tempo, di un tempo lungo, lunghissimo per le nostre lancette attuali, un tempo che lascia spazio alle cose senza derubricarle immediatamente come vecchie.
È oggi progressiva la dismissione degli sportelli dei contatori dell’acqua, avendo mutato anche la pertinenza della società erogatrice; se ne cominciano a contare meno. Ma è curioso come le foto colgano la cura di essi come elemento di arredo delle facciate, contestuale però a un’idea di oggetto periferico ormai in decadenza.
Pietro L’Annunziata e Michele Morelli hanno fermato il tempo delle cose mettendole a sfondo della vita che prosegue con i suoi ritmi, mentre si coglie ancora un’ostinazione verso l’eco del compito dell’oggetto, il suo ruolo, la sua funzione. Si scorge un pensiero volto a fare cose per durare, per essere riparate, per avere tempo da vivere.
Se un’archeologia del contemporaneo doveva essere raccontata, queste foto la narrano attraverso un bagaglio di ricordi e di sapori ancora non sopiti, che ci proiettano in una dimensione del tempo dalla scansione ancora di ragionevole durata.
Il tempo lungo del nostro essere Umani.
Isabella Marchetta
Acqua, elemento di connessione tra natura e cultura
Di che colore è l’acqua? Potremmo dire “di tutti i colori”, poiché l’acqua filtra i colori della luce che l’attraversa. Questo breve preambolo permette di sottolineare le caratteristiche di adattabilità e mutevolezza dell’acqua, in base al luogo e allo spazio, altresì assumendo diversi stati fisici della materia.
Ispirata alla sua fisicità, in molte culture la simbologia legata all’acqua è ambivalente: da una parte il suo flusso evoca il potere vivificante e salvifico, dall’altra nel suo essere impetuosa e imprevedibile rimanda alla distruzione e alla morte.
L’uomo da sempre ha cercato di regimare il suo corso, di domarla e incanalarla. Tecniche e pratiche legate all’acqua la trasformano da elemento ambientale a elemento sociale. E come uno specchio, l’acqua riflette le storie degli uomini, le modalità di costruzione identitaria e degli immaginari ad essa collegati.
Un’osservazione più in dettaglio merita la storia dell’acqua nel processo di modernizzazione e in ambito urbano. Resa invisibile e silenziosa, è diventata simbolo di un limen e attivatore di dicotomie tra il dentro e il fuori, il privato e il pubblico. L’acqua trasformata in merce, oggettivata (ed erroneamente considerata inesauribile) ha fortemente condizionato l’accesso democratico ad essa, dando luogo a distinzioni sociali e conflitti.
Le fotografie realizzate da Pietro L’Annunziata e Michele Morelli, con il loro focus sui dettagli degli sportelli E.A.A.P. e sull’azione creativa dell’uomo, consentono di oltrepassare il muro di superficialità che vede un’assenza di relazione tra l’acqua e l’essere umano. Ampliare lo sguardo sui diversi saperi legati all’acqua (spaziando sia da un punto di vista temporale sia sulle buone pratiche di culture altre) permette di far emergere il suo essere metafora di una fluida connessione tra natura e cultura, costringendoci a mettere in discussione le nostre certezze e riflettendo, al contempo, sull’attuale crisi ambientale mondiale, sul rapporto tra umano e non umano e su nuove forme dell’abitare.
Maria Silvia Possidente