In viaggio. Storie and tales
Si inaugura martedi 26 giugno alle 11,00, presso l’Aula Magna dell’Unical, la personale di fotografia di Osvaldo Pieroni “In viaggio. Stories and tales”. Interverranno Gianni Latorre, Rettore Unical, Pietro Fantozzi, Direttore Dipartimento Sociologia, Attilio Lauria, Delegato Fiaf Regione Calabria.
La mostra resterà allestita fino al 5 luglio, con il ricavato della vendita delle foto che sarà interamente devoluto all’AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica).
“In viaggio. Stories and tales”
Un titolo evocativo quanto basta per stimolare quel particolare interesse, quasi identitario, che accomuna quanti considerano il viaggio una metafora, se non la metafora per eccellenza, della vita. Parliamo di “In viaggio. Stories and tales”, personale di fotografia di Osvaldo Pieroni che si inaugura martedi 26 giugno alle 11,00 presso l’Aula Magna dell’Unical.
In quanto metafora, l’essere o il sentirsi in viaggio cui fa riferimento l’Autore non necessita naturalmente l’intrapresa di viaggi esotici o avventurosi; si tratta piuttosto di uno stato permanente, quasi una predisposizione dell’animo, identificabile con quello che Nietzsche definisce il cammino di chi sulla Terra non può sentirsi nient’altro che un viandante. E dunque, inteso in questo senso esperienziale, può bastare anche un semplice ‘viaggio’ in metropolitana, o su un treno da pendolare, come quelli frequentati da Pieroni. Che in questa selezione di quaranta fotografie coniuga passione e interesse professionale, traducendole in immagini dai molteplici registri espressivi, tutte comunque segnate da un intimismo lirico che instaura un immediato livello di comprensione emotiva fra Autore e osservatori: un treno – da pendolari –, e una lunga sequenza di volti, la cui intensità non può non richiamare alla memoria l’haiku di Ezra Pound “A una fermata del metrò”: “L’apparizione di questi volti nella folla; Petali sopra un umido ramo nero”. E se il tema dell’uomo ritratto in metro o in treno non è certo nuovo, al punto da potersi considerare un vero e proprio topos sia in letteratura che nelle arti visive, la sfida in questo caso è duplice, cogliere cioè l’inesplorato, schivando al tempo stesso le insidie del déjà vu. Pieroni ci riesce costruendo il suo portfolio sul rapporto tra le espressioni visuali di questa umanità in viaggio e il finestrino, sorta di schermo ipnotico al quale abbandonarsi come antidoto al senso di alienazione che talvolta assale il pendolare. Con l’andare, paesaggio reale e immaginario finiscono per fondersi in un vortice, che nella rappresentazione di Pieroni assume a tratti – complice un misurato utilizzo espressivo dell’editing – una vena di surrealtà, sottolineatura visuale di quella dimensione intima del pensiero nel quale ciascuno sembra essere assorto. Cieli e paesaggi veloci attraversati da occhi assenti che, paradossalmente, sembrano farci letteralmente ‘vedere’ quei pensieri, covati al riparo delle chiacchiere sui politici tutti uguali, la vita che costa sempre di più, il figlio lontano, e il mondo che va a rotoli… Già, perché non c’è interazione tra le persone che abitano le immagini dell’Autore, al più immersi nella lettura di un libro o di un giornale, scelta rappresentativa che gli consente di fissarne con maggiore forza la dimensione riflessiva; e se una fotografia – come scrive Wim Wenders – è un’immagine duplice, che insieme al suo oggetto ci parla sempre di colui che è dietro al mirino, ecco allora che la scelta di Pieroni ci rivela al tempo stesso qualcosa sul suo modo di intendere la fotografia, o comunque sulla poetica di questo lavoro. Insieme al racconto, queste immagini ci restituiscono infatti lo sguardo introspettivo di chi, nell’osservare i propri compagni di viaggio attraverso la fotografia, riflette su questa condizione che accomuna, riconoscendosi in qualcosa di ognuno di loro. Interesse per l’altro dunque, rispetto, comprensione, empatia, ciò che traspare dalle immagini di questo “treno dei miei pensieri”, lo stesso bagaglio umano necessario per quel viaggio di cui si fa metafora. Ma in questa osservazione partecipante c’è anche, e non potrebbe essere diversamente, l’occhio del sociologo, sebbene contaminato dalla lezione di Walker Evans, piuttosto che vicino all’osservazione etnografica demartiniana. Da un non-luogo come la stazione, allo stesso viaggio, il sociologo offre al nostro sguardo il riconoscimento dei suoi riferimenti analitici, pur trascendendo la semplice documentazione dell’antropologia visiva. In ogni scatto è così possibile riconoscere quel particolare talento di Pieroni di sublimare un’intera storia, lasciando a noi la possibilità di andare anche oltre quell’immagine, farne il punto di partenza del nostro personalissimo viaggio da osservatori. Al tempo stesso, scorrendo queste foto si compone lentamente un puzzle di storie minime, di piccoli mondi personali, preziosi microcosmi che insieme, come recita il titolo di un film di Thierry Gentet, sono “La vita, un lungo viaggio in treno”.
Ma non solo: a dirla con Borges, “Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo”, per poi scoprire, infine, “che quel paziente labirinto di linee traccia l’immagine del suo volto”.
La mostra resterà allestita fino al 5 luglio, con il ricavato della vendita delle foto che sarà interamente devoluto all’AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica).
Attilio Lauria, Docente DD Fiaf