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FIAF presenta la nuova mostra di Giorgia Fiorio

FIAF presenta la nuova mostra di Giorgia Fiorio
Un percorso di conoscenza, 1991 – 2021

INAUGURAZIONE Sabato 9 aprile 2022 – ore 16.30,
con la presenza dell’Artista

CIFA, Centro Italiano della Fotografia d’Autore,
Bibbiena (Via delle Monache 2)

Il CIFA, Centro Italiano della Fotografia d’Autore, ente nato per volontà della FIAF – Federazione Italiana Associazioni Fotografiche, associazione senza fini di lucro che si prefigge lo scopo di divulgare e sostenere la fotografia su tutto il territorio nazionale, presenta la nuova mostra “Giorgia Fiorio1991 > 2021 Un percorso di conoscenza” che inaugurerà sabato 9 aprile 2022 alle ore 17.00 presso il CIFA (Via delle Monache 2, Bibbiena, AR), con la presenza dell’Artista.

L’esposizione fotografica proposta da FIAF in collaborazione con l’Autrice stessa, ripercorre il cammino fotografico, lungo ormai oltre trent’anni, di Giorgia Fiorio fotografa.

Ben più di un’antologica della sua produzione, la mostra vuole essere la manifestazione di un percorso, che al di là del tempo e dello spazio fisico, ci aiuta a capire attraverso le immagini il significato profondo del suo lavoro.

La fotografia di Giorgia Fiorio non solo mostra ma, soprattutto, interroga una dimensione tra reale e immaginario che è l’essenza dell’Uomo e che va oltre la sua corporeità e la sua spiritualità. La particolarità dell’operare dell’Artista è la sua volontà di affrontare progetti a lungo termine utilizzando la capacità di astrazione del bianco e nero e la precisione visiva del medio formato.

“Un percorso di conoscenza, 1991 – 2021” raccoglie moltissime delle opere di tutti i progetti più importanti di Giorgia Fiorio.

La serie Uomini, realizzata tra il 1990 e il 2000, la prima decade del suo operato, indaga alcune comunità chiuse maschili occidentali, dai legionari ai toreri spagnoli fino ai minatori ucraini e agli uomini di mare. Il lavoro va oltre l’aspetto documentario per far emergere le contraddizioni presenti tra l’immaginario collettivo che attribuisce a questi gruppi composti da uomini-maschio una forte tempra, sprezzante delle difficoltà e del pericolo, e la realtà di un’interiorità che proprio dal legame collettivo trae la forza per superare un’indole fragile e vulnerabile su cui aleggia una sorte a volte tragica.

 

Nel secondo decennio dal 2000 al 2010 l’obiettivo di Giorgia Fiorio è puntato sempre sull’uomo ma per esplorarne la dimensione trascendente, la relazione tra gli individui e il Sacro. Ne nasce il progetto Il Dono sviluppato attraverso trentotto missioni in trenta paesi diversi, il cui libro riceve nel 2009 il patrocinio dell’UNESCO. Dono, nelle sue multiple accezioni semantiche è una delle parole più antiche del linguaggio. Nella sua qualità transitiva incarna principalmente due sensi: offrire/donare e ricevere, persino prendere. Con le sue immagini è testimone del mistero della vita e della morte, che si rivela attraverso pratiche corporee come il sacrificio, la purificazione, i riti dell’offerta e del ringraziamento, alle cui origini troviamo il passato ancestrale con i cicli della natura e gli elementi, lo scorrere del tempo e la dimensione dello spazio, il mistero del sacro e del credere che pervade l’esistenza umana.

 

 

Tra i progetti principali si inseriscono due tematiche quella del paesaggio e quella del ritratto, entrambe sviluppate sempre con lo stesso spirito, quello di andare oltre alla superficie fisica della raffigurazione fotografica per condividere con l’osservatore spiritualità e trascendenza. I paesaggi di Cumfinis esplorano, attraverso la rappresentazione di luoghi fisici, i concetti di bordo, limite, margine, punto di separazione ma anche di fine ed inizio dove due frontiere si incontrano. E così nei ritratti esposti al CIFA emerge molto di più della raffigurazione fisica di un individuo, ma si innesca nello spettatore un meccanismo di introspezione psicologica che gli permette di percepire le emozioni e i sentimenti che l’Autrice prova per i suoi soggetti.

 

Giorgia Fiorio prosegue nel terzo decennio il percorso intrapreso fin dalle sue prime prove fotografiche, la ricerca dell’essenza spirituale più intima e particolare dell’uomo. Per raggiungere l’obiettivo la sua indagine si sposta in un’altra dimensione. Non ci troviamo più di fronte alle manifestazioni e alle azioni degli esseri umani viventi, ma davanti a volti statuari. Con un dispositivo, frutto di una tecnica complessa e raffinata, rivela la trasfigurazione dell’apparenza scultorea nell’evoluzione della luce, rendendo mutevole ciò che non può esserlo. I lavori di Humanum non ri-traggono ritratti statuari di qualcuno ch’è vissuto, interrogano la figura archetipa di ciò che vive di là dall’esistenza corporea. Accusativo-nominativo, humanum è il termine di un contatto dove il soggetto scolpito e il soggetto vivente, sovrapposti, si contemplano. In mostra troveremo anche un estratto di questo affascinante lavoro sufficiente a farci capire che, pur non potendo propriamente esibire quanto è per definizione invisibile, Humanum L’archeologia dell’Essere, riconsidera la figurazione umana nella statuaria arcaica nella percezione del nostro tempo.

 

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