si può buttare a cura di Laura Mocci
si può buttare a cura di Laura Mocci
25giugno – 25 settembre 2013
ILEX
via in Piscinula 21
00153 Rome, Italy
m +39-366.4470700
www.ilexphoto.com
ILEX presenta la storia ritrovata in tre album rilegati in pelle recuperati accanto a un cassonetto dell’immondizia nel quartiere di Trastevere. In copertina, una striscia di carta scritta a mano da una donna avvisa che queste immagini possono essere gettate – Si può buttare. All’interno dell’album una vita in fotografie istantanee.
L’invito della contessa di liberarsi di questi momenti chiave della sua vita è stato, ahimé, lasciato inascoltato. Una selezione di questi ricordi del suo mondo sono diventati il fulcro della mostra “Si può buttare”, presentato insieme ad immagini di fotografi contemporanei di Angelo Turetta, Francesco Zizola, Jason Eskenazi, Amr Khadr, Paolo Patrizi, Rafal Milach, Giovanni Cocco, Iñaki Domingo, Michael C. Brown, Maya Goded e Nathalie Daoust. Le immagini dell’album costituiscono la base per un’installazione che trascende tempo e luogo, offrendo un’universalità di espressione della visuale – e della vita.
Tre album fotografici vicino a un cassonetto.
Tre album che raccontano una vita.
Gli amici, le vacanze al mare e in montagna, gli studi, le feste, gli amori, le gite, la prima automobile, il matrimonio e gli anni della maturità.
Istantanee che documentano il quotidiano e lo straordinario, immagini che raccontano una storia. Non ha importanza che si tratti di Evelina, Paola, Adele o Elisabetta, non è importante il rango o il censo.
E’ la vita di una donna che appare attraverso scatti fotografici definiti, a volte incerti, ma comunque ritenuti dalla protagonista, degni di nota, degni di essere raccolti, ordinati, catalogati ma che, all’improvviso, in un attimo di lucidità, divengono inutili, obsoleti, da gettar via.
E’ una scelta ferma, razionale, presa con lucidità.
E’una sorta di suicidio, la ricerca dell’annullamento.
Un atto durissimo e violento, espressione di una volontà decisa che viene decretata con un’etichetta, sulla quale con grafìa tremante, forse commossa, si legge “si può buttare”.
E’ stata la protagonista a scriverlo, o è stato qualcun altro?
In un mondo in cui sembra che il mostrarsi sia il solo modo di esistere, qualcuno decide consapevolmente di sparire (o di far sparire), di cancellare una memoria…
Scrivendo quelle tre parole la/il responsabile prende una posizione netta per affermare che non è nell’apparire che si perdura, ma nell’essere, e si confronta con le ricerche di artisti come Roman Opalka e di Esther Ferrer, che nei loro autoritratti fotografici documentano l’implacabile, ma per questo certificante, scorrere del tempo.
Ma come accade nelle leggende e nelle favole, l’esecutore materiale del gesto, dotato di libero arbitrio, si ribella. Non obbedisce. E invece di gettare via i tre album, li appoggia vicino al cassonetto, offrendo un’ultima possibilità alla memoria di una vita.
E’ un gesto, un solo gesto.
Un atto di ribellione che trasforma quella serie di eventi da particolari in universali.
Non ha più importanza l’identità, il luogo, il tempo della storia; ciò che affascina, che attrae, che diviene prezioso e il senso di identificazione e di coinvolgimento.
La sequenza di scatti che un momento prima era anonima, perduta, smarrita, improvvisamente raggiunge l’assoluto.
Forme, ombre, prospettive si amplificano e i tre album divengono il fil rouge che lega le immagini di Angelo Turetta, Francesco Zizola , Jason Eskenazi, Amr Khadr, Paolo Patrizi, Rafal Milach, Giovanni Cocco, Iñaki Domingo, Michael C. Brown, Maya Goded, Nathalie Daoust.
Il legame può essere un gesto, come per le due ragazze in barca e il pescatore solitario di Michael C. Brown, o una posizione come per la coppia di sposi e i due fidanzati nelle strade del quartiere Prati di Roma (Turetta), o per la ragazza in poltrona (Goded); possono essere i corpi, come nel caso del gruppo di giovani sulla spiaggia e Army base di Eskenazi, o i soggetti, come per il cigno (Iñaki Domingo), le maschere (Turetta), la 1100 (Turetta), il bianco del vestito da sera (Turetta); o ancora, una situazione particolare, come per le quattro amiche che sorridenti posano sedute in un prato e i quattro “amici” davanti all’obiettivo di Turetta. Il richiamo può essere compositivo, come per l’immagine delle due ragazze sedute in montagna e quella dei tre ragazzi in riva la mare (Zizola), intuitivo come per la ragazza sdraiata che guarda il cielo (Patrizi e Khadr) o legato a una posa, come per foto con ponte Milvio sullo sfondo e la figura che contempla le Alpi di N.Daoust, o sociale, come per le studentesse e le donne ritratte in un momento di pausa durante il lavoro nei campi (Eskenazi), o trovato in un elemento naturale, come l’acqua (Zizola), la neve (Cocco), o una spiaggia (Turetta), una strada (Milach)…
Memorie collettive, memorie particolari, corpi che richiamano corpi, che inconsapevolmente, con discrezione, garbo e leggerezza hanno raggiunto, grazie ad un gesto di ribellione, l’universale.
Laura Mocci