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TRASPOSIZIONE STORICA DEI SIMULACRI DEI SANTI MEDICI

Mostra di Francesco Pinto

Passa il tempo, passano le generazioni. Ognuno trasmette ad altri le proprie conoscenze. È certo che questa generazione, come le precedenti, trasmetterà alle generazioni future la devozione dei Santi Medici. Nel desiderio di novità e di miglioramento, gli anni futuri vedranno certamente “la festa” in una veste sempre più bella e attraente.

Ci troviamo ad Alberobello, quest’anno cade la 386ma edizione della festa patronale dei santi medici Cosma e Damiano voluta da Giangirolamo II, Conte di Conversano.

In tutti questi anni un particolare è rimasto sconosciuto a molti; si tratta della trasposizione storica dei simulacri dei Santi Medici dalla grande teca, sita nel transetto sinistro della basilica di Alberobello, alla nuova allocazione dietro l’altare maggiore. Dal 2004 questa operazione viene effettuata tramite una piccola processione alla presenza dei fedeli, mentre negli anni precedenti era richiesto l’intervento di maestranze specializzate in quanto i simulacri venivano smontati, trasportati a dorso d’uomo e rimontati. Tale trasposizione è detta storica per distinguerla da quelle svoltesi negli anni successivi al 2003. Con l’insediamento del nuovo arciprete don Giovanni Martellotta (1989‐2012) il periodo di tempo dell’esposizione dei simulacri dietro l’altare è stato stabilizzato in due mesi, dal 1° settembre, giorno in cui avveniva il montaggio dietro l’altare, al 31 ottobre, giorno dell’allocazione nella grande teca. Le foto in oggetto riguardano le operazioni della trasposizione storica.

Questa estate, durante un’operazione di backup, ho ritrovato i files delle foto scattate nel 2003. Si tratta di un ricordo indelebile, i miei primi scatti con una fotocamera digitale. La tecnologia digitale in quel periodo era ancora agli albori per cui, dopo un buon lavoro di editing, ho analizzato le foto in un lavoro di post‐ produzione e successivamente convertite in bianco e nero (B&N). Il motivo della scelta del B&N sta nel suo fascino e perché rende in modo più efficace il messaggio che si vuole trasmettere” – ha dichiarato l’autore delle fotografie, Francesco Pinto, Presidente del locale Photoclub Alberobello – “Come è noto tra gli addetti ai lavori una fotografia in B&N è vicina alla poesia perché, non essendo attratto dai colori che vede, porta l’osservatore ad andare in profondità a esplorare i minimi particolari, parla, racconta, sussurra qualcosa che supera l’immagine stessa. La luce assoluta e la totale assenza di luce sono i due estremi della tavolozza del fotografo in B&N e all’interno un’infinità di sfumature di grigio. Il bianco si ottiene dalla somma di tutti i colori dello spettro elettromagnetico, psicologicamente rappresenta la purezza e dà una sensazione di pace, di luce e di positività ma anche di silenzio e di vuoto. Il nero è la totale assenza di colore, assorbe tutti i colori dello spettro ed è generalmente associato a fattori negativi, paura, senso dell’ignoto, ma è anche il colore dell’eleganza che trasmette un senso di autorità e di sicurezza. Tra questi due confini si sviluppa la scala dei grigi che creano infinite sfumature e che rendono le immagini interessanti, piacevoli e altamente nostalgiche, arrivano a toccare i sentimenti più profondi“.

La mostra sarà inaugurata presso il Museo del Territorio ad Alberobello il 18 Settembre alle ore 18 e resterà aperta dal 19 al 30 Settembre (orario: 10:00‐12:00; 17:00‐20:00).

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