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Dagli stakanovisti agli occasionali organizzati

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Dagli stakanovisti agli occasionali organizzati

Attraverso i post pubblicati sul blog, in questi mesi abbiamo fatto una breve ricognizione sui diversi tipi di volontariato possibili; abbiamo visto come  alcuni richiedano un impegno in termini di tempo e costanza, altri invece di particolari sensibilità e doti personali, con un impegno per un periodo limitato, altri ancora di pochi giorni all’anno, o addirittura di qualche ora, come per i donatori di sangue. E, soprattutto, in un mondo che cambia, attraverso questi esempi abbiamo visto come anche le forme del volontariato stiano mutando, come rilevano d’altronde i numerosi sociologi che hanno utilizzato la “figura” del volontario come metafora di cambiamenti più globali e radicali.

Attilio Lauria

Il cambiamento appare sia di tipo strutturale (relativo cioè alle organizzazioni, al modo in cui agiscono e s’inseriscono nella società), sia di carattere culturale, socio-antropologico, che personale (riguardante cioè le motivazioni, i valori e le attitudini degli individui singoli). Come rilevano Giovanna Rossi e Lucia Boccacin in “Le identità del volontariato italiano. Orientamenti valoriali e stili di intervento a confronto”, “il volontariato è un fenomeno sociale a elevato dinamismo, si modifica sia per spinte endogene, sia in seguito alle trasformazioni sociali che caratterizzano la società contemporanea, essendo l’impegno del volontario intrinsecamente radicato nella realtà in cui opera. Muta la natura del fenomeno, e muta anche la relazione che esso ha con il contesto circostante.”
È il momento quindi di tentare una sintesi che possa essere d’aiuto a chi sta per affrontare questo progetto fotografico, cogliendo la sfida di rappresentare anche questi mutamenti del mondo del volontariato: innanzitutto, occorre fare una distinzione preliminare tra le organizzazioni di volontariato, e le associazioni di promozione sociale, per le quali la legge prevede la possibilità di avvalersi, in alcuni casi, di prestazioni di lavoro autonomo o dipendente, anche ricorrendo ai propri associati. Ed è questa la maggiore trasformazione che sta attraversando il mondo del volontariato, con un graduale passaggio dalla tradizionale natura vocazionale degli interventi, ad una caratterizzazione progettuale, se non talvolta professionale dell’approccio. Scrive Irene Psaroudakis, del Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università di Pisa: “Mentre il modello classico, tipico della cultura volontaria degli anni Ottanta, era basato sulla solidarietà volontaria all’interno di una comunità, e pareva distinguersi per dedizione, sacrificio e spirito d’appartenenza, nonché spontaneità e buona volontà, adesso un certo volontariato sta virando in maniera consistente verso un profilo d’azienda, che si caratterizza per managerialità e spirito d’impresa. Ci troviamo di fronte ad una radicale trasformazione del suo intendersi generale, all’interno di cui trovano respiro anime e origini fra loro del tutto differenti.”
Dopodicchè, è utile, proprio per cogliere le trasformazioni strutturali cui accennavo, operare una distinzione delle prestazioni di volontariato in base all’impegno richiesto in termini di tempo: volontariato dunque di breve, medio e lungo termine. E se quest’ultima è la forma di volontariato storicamente più  diffusa, che prevede un impegno a tempo indeterminato, diventando soci di una qualche associazione, una nuova forma di cittadinanza attiva si realizza attraverso quello che abbiamo chiamato “volontariato flessibile” (vedi i post su UIDU e RomAltruista). Un volontariato cioè che viene prestato attraverso un network che fa incontrare on line la richiesta di volontari da parte di associazioni e organizzazioni, e la disponibilità dei singoli per un periodo di tempo a scelta. Un’esperienza nata e affermatasi oltreoceano, e che si sta affermando anche da noi con la complicità della tecnologia digitale, che consente la geolocalizzazione di domanda e offerta, un po’ come avviene con le app di “citizen journalism” come Youreporter e affini.
Sarebbe dunque interessante per noi di TpT indagare queste nuove figure figlie della contemporaneità sempre a corto di tempo, considerato che in quanto indagine sul mondo del volontariato, il nostro progetto non intende solo documentare le attività svolte dai volontari, ma scoprirne le motivazioni e i profili; con un tocco d’ironia, uno studio realizzato da Tania Cappadozzi della direzione centrale delle statistiche socio-demografiche e ambientali dell’ISTAT, tratteggia i sei profili tipo che delineano l’identikit del volontario, spaziando dagli stakanovisti della rappresentanza agli occasionali organizzati, passando per le eccellenze, i laici dello sport, i religiosi e i professionisti dell’assistenza: a noi farli uscire dalle statistiche, e dare a quei numeri un volto e una storia!

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Con l’occasione vi ricordo il progetto “Volti del volontariato”, per partecipare al quale basta postare una o più foto sul social Instagram e condividerle con l’hashtag #voltidelvolontariato taggando anche l’account @fiaf_instagram.

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