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Le volontarie dei centri antiviolenza della regione Emilia Romagna, di Daniela Bazzani

1 commento
Le volontarie dei centri antiviolenza della regione Emilia Romagna, di Daniela Bazzani

Nell’ultimo post ci siamo occupati di narrazione indiretta: eccone un esempio che riguarda proprio il nostro progetto, il lavoro di uno dei Testimonial Samsung, Daniela Bazzani.

Attilio Lauria

  • Ciao Daniela, qual’è il tema che hai scelto per TpT?

Il progetto di cui mi sto occupando ha come soggetto l’attività delle volontarie dei centri antiviolenza della regione Emilia Romagna. Inizialmente la mia intenzione era quella di collaborare solo con il centro antiviolenza di Carpi che già conoscevo per collaborazioni precedenti.

  • Un tema decisamente delicato; hai avuto problemi nel realizzarlo?

Sapendo già degli ovvi problemi di privacy, volevo ritrarre le volontarie nel momento dell’assistenza fotografandone solo i gesti, anche perché so che la loro formazione come volontarie prevede alcune linee guida sulla postura da assumere, e sui gesti più comunicativi da utilizzare. Tuttavia, parlando del mio progetto con queste volontarie, mi sono resa conto di quanto sia per loro importante la protezione della persona assistita e, non solo il mio progetto non era realizzabile, ma le volontarie mi hanno fatto riflettere su quanto possa diventare morboso questo argomento: in generale ci si aspetta di sapere cosa è accaduto e perché, mentre le volontarie vogliono evitare proprio questo. Addirittura loro si impegnano a non rivelare la modalità attraverso la quale forniscono assistenza, a dimostrazione della totale protezione che vogliono offrire alle donne che si rivolgono a loro.

  • Dunque hai dovuto trovare una diversa chiave narrativa…

Questa vicenda mi ha fatto molto riflettere, e ho cercato di pensare come cercare di rendere fotograficamente questo senso di totale protezione che viene offerto, e mi è venuto in mente di ritrarre le stanze in cui avvengono i colloqui con le donne che subiscono violenza, perché – come poi mi è stato spiegato – questi luoghi hanno un arredamento tutto particolare: le poltrone sono disposte ad hoc, quasi mai frontali; molti degli elementi di arredamento presenti hanno un senso e una funzione ben precisi; c’è sempre un orologio o una clessidra che scandisce il tempo a disposizione, perché anche le volontarie non devono essere fagocitate da queste situazioni, ed è importante capire che c’è un tempo per tutto, anche in termini di autodisciplina.

  • Quindi hai optato per una narrazione indiretta, attraverso gli oggetti e gli ambienti

Si, le fotografie che sto realizzando non prevedono la figura umana, anche se ne si avverte la presenza in maniera a mio avviso tangibile. Per me, le chiavi interpretative per valutare una fotografia risiedono sempre nella conoscenza del periodo storico in cui viviamo, e della sua peculiare simbologia. Non si tratta di fotografie per le quali è possibile affidarsi esclusivamente all’emotività, allo “stomaco”, bensì richiedono una lettura “partecipata”, che favorisca il dialogo tra l’autore e il fruitore dell’immagine. Si tratta di fotografie che possono risultare del tutto insignificanti se inquadrate al di fuori del contesto nel quale si inseriscono, ma se lette nella giusta ottica forniscono un’interpretazione del quotidiano e cercano di cogliere quegli elementi sociali e psicologici che caratterizzano il nostro tempo.

Grazie Daniela, un lavoro di grande sensibilità, che fa appello alla dimensione interiore del volontariato, e che ci dimostra come non sempre sia necessario vedere per capire.

Il lavoro di Daniela Bazzani è stato realizzato con una SAMSUNG NX1

  1. Andrea Angelini says:

    Volevo fare i miei complimenti a Daniela.
    Daniela è riuscita trattare un tema di grande sofferenza con una serie di immagini squisitamente delicate. Gli ambienti vuoti, l’assenza, la sospensione del tempo, diventano elementi essenziali per comprendere il difficile lavoro delle volontarie del centro assistenza contro la violenza.
    La sua descrizione è perfettamente allineata alla nostra percezione visiva ed anche noi ci rendiamo immediatamente contro di quanto sia essenziale un ambiente in cui si affronta il dolore del prossimo.
    Un ambiente preparato con amore e con professionalità che ci svela, attraverso piccoli particolari il suo vissuto.
    Attraverso le piccole tracce lasciate dai volontari e dagli assistiti che vivono l’ambiente possiamo entrare in perfetta sintonia con il tempo vissuto dal luogo.
    Un tempo sospeso, solo apparentemente nel nulla, che si compone nella nostra visione fotografica e che introduce in essa, attraverso il nostro animo, i volontari che ogni giorno dedicano il loro tempo a persone che si devono rialzare.
    Daniela riesce a percepire e ritrasmettere questo dialogo che l’ambiente ha condiviso con i suoi muri e con i suoi oggetti.
    Un analisi profonda di un ambiente in cui vive ogni giorno il gesto del volontario. Un lavoro essenziale per il nostro progetto Tanti per Tutti.
    Grazie Daniele

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