Da qualche parte, c’è sempre qualcuno che dice grazie

“Tanti per tutti”: la proposta si riassume in due pronomi indefiniti che vogliono ritornare ad essere due aggettivi – e quindi due attributi – e, più risolutamente, ambiscono a perdere quell’indefinito che l’identifica.
Pertanto, occorre uscire dall’anonimato come anche dal generico e dalla confusione, ed incontrare una visibilità che dia ragione dell’esistenza, della necessità di questi tanti e di questi tutti.
Incontrare una loro forma, una loro storia, una loro ragione, ed insieme, verificare la qualità, o se volete il valore, della loro proposta, il loro contenuto come impegno civile ed esistenziale.
Da qualche mese ci ragiono sopra: vedo e tocco “volontariato” dappertutto eppure se volessi andare alla radice di tanta qualità e di tanto impegno, e volessi darne testimonianza, mi accorgo che, spesso, devo utilizzare un espediente letterario e visivo come il linguaggio retorico. Questo mi spinge verso una rappresentazione di tipo narrativo, se volete anche artistico, forse anche concettuale.
Insomma la tematica, invero complessa ma non complicata, è assolutamente stimolante. Tutta da indagare e tutta da penetrare: c’è il volontario orgoglioso del suo piccolo distintivo e c’è addirittura quello che vuol rimanere nell’ombra come il pubblicano evangelico; c’è la grande organizzazione che commissiona a grafici e fotografi l’immagine efficace e persuasiva e c’è il comitato il cui nome a stento leggi sul campanello d’ingresso.
Da qualche parte, c’è sempre, ripeto sempre, qualcuno che dice
grazie.
La gratitudine è fotografabile? Beh, magari sta nascosta dietro qualche altro nome ma, se non è al buio e sta ferma, è fotografabile.
Da qualche mese penso se all’idea di documentare e di narrare – che secondo il mio pensiero, si conciliano nel desiderio di mostrare e nella volontà di testimoniare – debba corrispondere la ricerca di un gusto, di uno stile, di una poetica collegata al tema, alla nostra persona, alle esperienze rivelatesi.
Non voglio mettere il carro davanti ai buoi: penso che i contributi di “tutti” confluiranno nel “tanto” delineandoci itinerari operativi, e modalità di rilevamento.
Una mia vicina di casa, appassionata di cucina, dice che cucinare per lei sola le sembra poco dignitoso per le sue virtù culinarie e quindi ha pensato di coinvolgere altri condomini; il risultato è che ha scoperto una diversa e più gradita vita relazionale; il risultato è stato aver reso un freddo condominio un posto più raccontabile; il risultato è stato di quello di aver scoperto un bisogno muovendo dal proprio bisogno.
L’inizio di un portfolio direte, ed anche allegro. Ma sono solo a due immagini: quella iniziale e quella finale. Farò in tempo a dare conto del suo significato?
Pippo Pappalardo