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Il volontariato della cittadinanza attiva

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Il volontariato della cittadinanza attiva

Come ogni cosa, anche le pratiche del volontariato nel tempo sono cambiate, modulandosi sulle esigenze della società, fino ad estendersi a quella pratica diffusa che traduce il concetto di “cittadinanza attiva”. Ecco ad esempio un’esperienza che ne interpreta lo spirito, il “Programma Volontari per Expo“, promosso in collaborazione con CSVnet e Ciessevi Milano, che coinvolgerà centinaia di persone, giovani e meno giovani, italiani e stranieri, in diverse esperienze di volontariato legate all’evento internazionale per favorire la collaborazione e l’attivazione di nuove sinergie fra società civile, istituzioni, imprese e associazionismo.

E per quelli di noi che avranno l’opportunità di visitare l’Expo, una preziosa occasione per indagare e tradurre in immagini questa esperienza decisamente innovativa.

Attilio Lauria

Come spiegano a Ciessevi Milano, a 24 anni dalla sua stesura, il prezioso articolo 2 della legge 266/91 (Ai fini della presente legge per attività di volontariato deve intendersi quella prestata in modo personale, spontaneo e gratuito, tramite l’organizzazione di cui il volontario fa parte, senza fini di lucro anche indiretto ed esclusivamente per fini di solidarietà) deve fare i conti con una “quotidianità del volontariato” che ha cambiato non di poco gli orizzonti di riferimento nel quale essa si inseriva, introducendo concetti cardine come quello di “cittadinanza attiva” e “bene comune” che sempre più sono entrati prepotentemente al centro della vita di milioni di cittadini italiani.

Ad esempio nel 2001 la CARTA DEI VALORI DEL VOLONTARIATO recita che “volontario è la persona che, adempiuti i doveri di ogni cittadino, mette a disposizione il proprio tempo e le proprie capacità per gli altri, per la comunità di appartenenza o per l’umanità intera. Egli opera in modo libero e gratuito promuovendo risposte creative ed efficaci ai bisogni dei destinatari della propria azione o contribuendo alla realizzazione dei beni comuni”.

Un cambiamento d’orizzonte che non modifica quanto affermato nella normativa, ma che anzi, tenendo ben salda la componente “non profit” dell’opera del volontariato, apre l’orizzonte d’intervento del volontario anche ad eventi e occasioni dove la “comunità” o “il bene comune” sono valorizzati anche dall’intervento sinergico sia delle enti pubblici (per il proprio mandato istituzionale) che delle imprese private (per scelte di responsabilità sociale).

Il concetto di cittadinanza attiva proietta quindi il singolo individuo spesso oltre l’associazionismo classico e spesso anche oltre il classico concetto di “solidarietà”, ormai non più solo concepita come attività socio-assistenziale, ma capace di toccare tutte le sfere del “bene comune”, dove uomini, strutture, istituzioni ma anche beni culturali o eventi, hanno bisogno dell’impegno della cittadinanza per continuare ad esistere. Una nuova concezione di volontariato sempre meno dipendente dalle classiche strutture associazionistiche, che viene ben fotografata dallo studio Istat del luglio 2013.

Per questo, come rileva CIESSEVI, il Centro Servizi per il Volontariato della Città Metropolitana di Milano, dal cui sito è tratta questa analisi (www.ciessevi.org/progetti/programma-volontari-Expo-2015-Milano/il-senso-del-volontariato), il Volontariato in Expo è volontariato a tutti gli effetti: perché è agito in un contesto dove i soggetti principali sono delle istituzioni pubbliche (Stati e Organizzazioni) e dove la presenza contemporanea di milioni di cittadini del mondo, ma soprattutto italiani, non può che attivare il gioioso, libero e gratuito “ci sto” di decine di migliaia di volontari che garantiranno loro, oltre che una permanenza gradevole durante la visita, un “supporto umano” nel mentre entreranno in contatto con tematiche importantissime per l’intera umanità.

Maggiori info:

http://volunteer.expo2015.org/it

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