“L’aspetto in Volontario”, di Stefania Adami
Nel post di ieri ricordavo che dopo il “cosa” – la tematica cioè di cui occuparci -, la nostra decisione più importante riguarda il “come” raccontarla, trovare cioè una chiave narrativa che possa aiutarci a comprendere al di la della superficie delle immagini; oggi vi propongo una selezione del lavoro di uno dei Testimonial Samsung del progetto, Stefania Adami, che evidenzia con grande chiarezza questo aspetto operativo.
Attilio Lauria
- Allora Stefania, uno dei punti più delicati del nostro progetto riguarda la decisione del tema di cui occuparsi, e di come contattare le associazioni di volontariato; sarebbe di grande aiuto per quanti iniziano ora a lavorare sul progetto avere una qualche indicazione…
Prima di rivolgere l’attenzione alle liste di associazioni e di sigle che avrei potuto ricavare ovunque, a partire dal Web, ho riflettuto e valutato che il sottostante di queste grandi e piccole associazioni, più o meno famose, è semplicemente l’individuo, il cittadino, il vicino di casa, il collega, il bottegaio, il farmacista, ovvero, l’Uomo Volontario.
- Dunque, non solo ti sei rivolta ad un “volontariato di prossimità”, se così possiamo chiamarlo, ma nello stesso tempo hai individuato in questa “categoria” una chiave di lettura del volontariato…
Certo, ho deciso che il concetto base su cui impiantare il lavoro nel complesso doveva indirizzarsi prima di tutto alla riscoperta dell’uomo comune e dei suoi valori. Ho pensato anche che avrei voluto sfatare certi luoghi comuni mediante i quali s’identifica il volontario esclusivamente in colui che s’impegna a farlo per ricavarne benefici economici, altrimenti irraggiungibili, e per rappresentare quest’ultimo concetto ho indirizzato la mia attenzione verso persone che avevano già una professione o un reddito, a partire dai colleghi di lavoro.
- Questa la tua chiave di lettura, il pensiero sottostante alla realizzazione del lavoro; e dopo il primo contatto, quello che ha “rotto il ghiaccio”, come è proseguita la tua ricerca?
L’indagine si è sparsa a macchia d’olio perché ho trovato collaborazione ed entusiasmo con estrema facilità fra i volontari stessi, che a loro volta diventavano “cacciatori di volontari”, mossi da un sentimento di riconoscenza per l’essere stati beneficiati da questa inaspettata visibilità che il progetto avrebbe reso loro e alle loro associazioni.
- Parliamo ora delle decisioni che ti sei trovata a prendere per tradurre in immagine la tua poetica, parliamo cioè del “come”
Riguardo al linguaggio da usare per rendere efficaci questi concetti ho scelto innanzi tutto il dittico, per rappresentare il dualismo dell’impegno individuale, quello nella vita quotidiana e lavorativa, e quello come volontario. Fatta questa scelta iniziale, c’era da decidere sulle altre scelte conseguenti: ho optato così per una ripresa che definisco “passiva”, da contrapporre nel dittico ad un’altra “attiva”. La ripresa passiva – centrale, di spalle, statica, senza volto, e preferibilmente senza mani -, è quella effettuata rigorosamente nell’ambiente di lavoro o nella vita quotidiana (nel caso ad es. del pensionato); la ripresa attiva è invece quella eseguita nella peculiarità dell’azione volontaria. Proprio durante la ripresa attiva, là dove si trattava di prestazioni di assistenza sociale, mi sono visivamente concentrata sull’immagine del Volontario per aggirare il pericolo di uscire dal tema e dal progetto che mi ero commissionata, evitando così di scivolare in riprese magari più accattivanti, ma assolutamente inadeguate allo scopo. Infine, la scelta dell’uso del colore, che nella mia poetica equivale al rispetto della contemporaneità, tenuto conto che il nostro è un progetto dalla prospettiva storica.
Grazie Stafania, queste prime immagini ci rendono impazienti di vedere l’interezza del tuo lavoro!
Il lavoro di Stafania Adami è realizzato con la SAMSUNG NX1
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Quanto è importante l’idea e la progettazione! Bellissimo lavoro Stefania, preziosa la scelta di dare volto alla parte dedicata al volontariato!
Stefania sta realizzando una ricerca straordinaria sull’animo umano. I volontari sono le persone che meno te lo aspetti. Il vicino di casa pensionato che esce ogni giorno come se fosse tornato a lavorare, l’impiegato, l’operai e la parrucchiera che ogni giorno vediamo con le sue vesti tradizionali si trasforma e decide di donare il suo tempo libero agli altri. Molto coinvolgenti i dittici che Stefania sta componendo. Un lavoro di reportage che utilizza una presentazione concettuale e che si impreziosisce dalla sua doppia immagine per descrivere le due vite parallelo che i volontari hanno deciso di percorrere. Un lavoro di grande intensità che mostra come Stefania sia riuscita ad entrare con rispetto nelle vite di queste persone. Osservare il lavoro di Stefania credo che possa aiutare a superare quel piccolo ostacolo che ci manca per incontrare queste splendide persone. Basta volerlo e si aprirà un mondo di nuove emozioni e conoscenze. Grazie Stefania.