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Ma un robot non potrà mai sostituire un volontario…

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Ma un robot non potrà mai sostituire un volontario…

Per quanti hanno memoria del film “Io e Caterina” di Alberto Sordi, lontanissimo parente di Asimov, si tratta di un futuro già scritto e immaginato. Allora si chiamava fantascienza, oggi, finanziato con 4 milioni di euro dalla Comunità Europea, ha per nome l’acronimo “Ramcip”, che sta per “Robotic Assistant for Mci Patients at home”. Ovvero, una badante-robot per anziani.

Attilio Lauria

Il progetto europeo vede coinvolta nella ricerca anche l’Italia con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, in collaborazione con l’Irccs Inrca (Istituto Nazionale di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico per Anziani), che proprio in questa ultima fase del progetto sta testando tre robot tra cui Coro, quello che vedete nelle foto. Secondo l’Ue, questi robot di nuova generazione sono destinati a preparare il cibo e gestire la casa, ma anche ad aiutare gli anziani affetti da “deterioramento cognitivo lieve” a mantenere atteggiamenti positivi per migliorare la qualità della vita. “Grazie ad avanzatissime funzioni cognitive basate sul monitoraggio avanzato della persona e dell’ambiente casalingo – cito testualmente -, l’automa sarà in grado di decidere autonomamente quando e come assistere, senza mai perdere di vista le esigenze del soggetto.” Quanto alla comunicazione tra uomo robot, “saranno adottate interfacce che permettano uno scambio “empatico” con la visualizzazione dei comandi secondo le tecniche di realtà aumentata.” Di sicuro, lo sviluppo degli artefatti tecnici permea in modo radicale e pervasivo tutti i settori e gli ambiti delle diverse sfere di vita delle società contemporanee, e i robot sono un esempio di questo processo, “una metafora concreta di una parabola apparentemente inarrestabile”, scrive Guido Nicolosi in “Robot. La macchina, il corpo, la società”. Dopo aver colonizzato le fabbriche e i laboratori di ricerca, i robot cominciano a “vivere” tra noi, sotto sembianze umanoidi e animali, una presenza che di certo in futuro è destinata ad aumentare. “Per queste ragioni – scrive ancora Nicolosi -, i robot non possono continuare ad essere considerati meri prodotti tecnici di cui solo gli scienziati e i tecnologi possono solitariamente occuparsi. Oggi, la tecnologia pone delle domande che richiedono delle risposte sociologiche, antropologiche, etiche…”

Rimane il fatto che Cutie, il robot di Asimov, in un dialogo del racconto afferma “io esisto perché penso”, e non “perché sento”; quel sentire è la forza che anima il volontario nel suo generoso donarsi agli altri, come abbiano imparato in questi mesi. Ed è una lezione che non si dimentica, ecco perché Tanti per Tutti non è solo un progetto fotografico…

 

Ph. credit:  Laura Lezza/Getty Images

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