Mostre

BF23 | Percorsi di Luce | Alberto Colognato

Bassano Fotografia 2023
dal 16 settembre al 5 novembre
Fuori Palazzo
Alberto Colognato ALFABETO DONNA
Villa Morosini Cappello
Viale Cappello 6 – Cartigliano VI
[google maps]

La mostra gode anche del Riconoscimento FIAF F22/2022

Introduzione

ALFABETO DONNA
Fotografie e considerazioni di Alberto Colognato.

Dicono che gli occhi siano lo specchio dell’anima e del cuore e che un attento osservatore vi possa scorgere ciò che una persona stia pensando oppure ciò che abbia fatto. Per quando accorta a celarsi, la persona alla fine si rivela e il fotografo che è riuscito a cogliere quel momento, scoprirà il soggetto ma anche parte di sé stesso. In quell’attimo, infatti, è talmente immedesimato che svela una parte della propria anima che aveva nascosto accuratamente.
Se l’osservatore capisce la modella ed intuisce il fotografo… meglio. Vuol dire che le sinergie degli attori sono riuscite a trasmettere una parte della loro personalità. E per ovvia proprietà transitiva anche l’osservatore ammette che lì, in quell’ immagine, può trovare anche una piccola parte di sé stesso.
In una foto tre persone in contemporanea si sono svelate….
In un attimo si è andati oltre la semplice connessione visiva tra:
un soggetto (il \la modella)
un chi (il fotografo che ha colto l’attimo e inoltre ha svelato una frazione della propria anima)
un perché (l’osservatore che interpreta in base al proprio vissuto ed alle proprie motivazioni l’immagine che risulta da tutto il procedimento).
Ma (come dice Susan Sontag) ricordiamo che il vedere è un atto complesso e non esiste quadro o fotografia che comunichi il suo valore e la sua qualità senza qualche forma di preparazione e di istruzione.

Mi chiedono perché spesso taglio parte dei miei ritratti. Cancello volti interi, oppure occhi nasi certe volte la bocca. Forse lo faccio perché l’immagine rimanga in uno spazio canonico, perché al contrario ho sbagliato inquadratura, perché seguo una moda..
Mah!
In realtà penso che certe volte il viso , gli occhi siano un elemento distraente: non è quello che io, come autore, desidero che si guardi, che si scopra veramente . La foto è bella in sé …oppure è bella perché ho fotografato una bella donna…?
Amo i particolari: rivelano cose che altrimenti sarebbero accuratamente celate. Mi piace osservare le mani. Nell ‘arco di una vita tutto il tempo è stato scandito da quelle dita. Lisce e morbide oppure scavate da crepe e da ferite: segni che potrebbero significare tanti momenti magari belli o oscuri ma ormai dimenticati …forse per un meccanismo di difesa , forse come maschera protettiva.
E poi il seno ( esibito con orgoglio e sfrontatezza oppure rivelatore di una vita di stenti o infine inutile come una carestia biblica ): nel mio contesto magari non serve. E soprattutto la bocca: maestra nel non far capire il vero sentimento che alberga dentro, bugiarda nel far trapelare solo il falso o l’incredibile…e allora lasciamo a chi guarda la possibilità di vedere e interpretare mille mondi. Infine il collo. È già tutto esposto, alla luce. Basta osservarlo: tendini e muscoli che riescono a sostenere il capo, che possono narrare un vissuto. Pieghe e valli che danno la misura di quando abbia sostenuto e sopportato, quanto abbia tollerato nell’ arco degli anni.

Soprattutto vorrei far capire il concetto di “eleganza”, che non vuol dire necessariamente indossare un vestito costoso oppure un gioiello prezioso. Vuol dire saper vestire con appropriatezza qualcosa che sappia valorizzare la persona nella sua interezza. Deriva dal latino “eligere”: saper scegliere. Riguarda il portamento, i gesti, il modo di muoversi e di parlare. Anche una mendicante può essere elegante qualora riesca a manifestare dignità e modestia. Non necessariamente si deve considerare il vestire come appunto fondamentale: al contrario è una forma mentis che coinvolge tutta la persona. Si può indossare una pelliccia ed essere volgari o sfacciate oppure al contrario coprirsi con semplici trame ed emanare un’aura di freschezza, di pace, di bello, di armonico. Si può essere eleganti anche vestite di aria, coperte di nulla… ed una donna così la si capisce subito, la si percepisce in ogni piccolo particolare o gesto che manifesta.
E tutto ciò è quello che a me piace sentire e fotografare.

Ed infine: cos’ è il ritratto?
Considero “ritratto” anche una piccola parte del soggetto: ma una parte che permetta di svelare cose o attimi ormai dimenticati sia nella persona ritratta , sia nel fotografo e sia in chi guarda.
Alcuni fotografi famosi amano ambientare i loro ritratti. Il pittore davanti la tela che sta dipingendo, il musicista davanti al pianoforte…foto bellissime. Ma penso che certe volte lascino poco spazio all’interpretazione, facilitino troppo la lettura del personaggio. Chi guarda non si sforza di immaginare e di interpretare tutta la fatica impiegata in una vita. Tutto diventa più semplice e il significato si disvela e diventa univoco/ unico per tutti. Poco è lasciato alla fantasia di chi guarda. E invece la vera fatica è lì…nel tentativo di interpretare fotografo/ fotografato / fotografia. Ognuno può immaginare fatti, capire sentimenti, studiare affetti. Magari sbagliando lettura: ma non è quello il punto. Il fatto è che c’ è stata la volontà di sentirsi parte, di interpretare una persona. Magari per pochi attimi…sono momenti di condivisione, di sentimenti. Non penso sia cosa da poco.
E allora cancello , provo ad annullare il superfluo: elimino quelle parti che per me in quel momento sono in eccesso, non necessarie.
Sono inutili da capire e da sognare , quasi fuorvianti e quindi vanno malinconicamente eliminate.

Concludendo, come scrive Emmet Gowin, la fotografia è uno strumento che serve per occuparsi di cose che tutti conoscono, ma alle quali non badano.
Le immagini che propongo intendono rappresentare qualcosa che chi guarda non vede.

 

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