Daniela Attanasio – Nero Urbano
Sezione Opere
NERO URBANO
All’inizio di questo nuovo percorso ho ritenuto opportuno pubblicare un progetto fotografico personale per compiere un passo in più verso una conoscenza reciproca. Esposizione che vuole essere un invito al libero commento sia da coloro che stanno già condividendo questa esperienza, sia da coloro che si troveranno qui semplicemente di “passaggio”.
IL PROGETTO
Il rapportarsi ad una tipologia di paesaggio quotidiano che non ha elementi spettacolari o inconsueti, in grado di parlare dell’uomo non con la sua presenza ma attraverso le sue tracce, è un approccio ormai consolidato da qualche decennio nella pratica fotografica grazie ai contributi di ricerca di Ghirri, Guidi, Barbieri, Basilico e chi ne ha dato seguito. Il progetto presentato si muove in quest’ottica e, parafrasando Mimmo Jodice in Muri di carta, si prefigge l’obiettivo di non cercare la dimensione fotogenica dei luoghi o gli aspetti eclatanti ma guardarne quelli minori e quotidiani e all’interno di questa visione esprimere il proprio modo di leggerli. Nero urbano non è un racconto, piuttosto una serie che ritrae elementi riferibili ad un contesto urbano ma, attraverso lo sfondo nero, non riconducibili ad un contesto specifico e che segue criteri catalogici e descrittivi mediante la centralità del soggetto.
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Daniela Attanasio inaugura un altro settore dell’Archivio di Agorà Di Cult che raccoglie le “Opere”. Complimenti vivissimi anche per lei perchè è la prima iscritta a credere nelle potenzialità del nostro Blog.
“Nero urbano” è un’opera che costruisce senza incertezze un concept fotografico molto coerente sia nella tematica che nella poetica. La presentazione dimostra notevole consapevolezza progettuale e precisione nei riferimenti alle poetiche storiche che l’hanno ispirata. Con la complicità della staticità notturna l’autrice ci racconta della quotidianità attraverso i segni della pausa esistenziale della notte. Mi sorprende la bellezza ruvida e fredda di questo paesaggio urbano dal tempo sospeso che mi fa riflettere sul nostro contemporaneo attraverso delle scelte visive molto curate, sia in ripresa che in post-produzione.
Silvano Bicocchi
E’ la prima volta che vedo delle fotografie notturne che mi piacciono. L’autrice mi ha illustrato un mondo a sè, originale ed affascinante nella sua pulizia di costruzione e situazioni. In parole povere e semplici: brava!
Conoscevo già questo lavoro di Daniela, una piacevole sorpresa per la sua qualità, e per la passione che traspariva dalle sue parole. Ancora complimenti!
Immagino di dar voce ai soggetti; chiamano con voce pacata ma distinta il passante e lo invitano a cogliere la fierezza, l’insolita bellezza e dignità del loro “essere, lì, nel buio della notte”. Un lavoro che mi evoca intensità e mi restituisce oggetti che, grazie allo stile interpretativo, quasi commuovono come fossero umani …. Complimenti! Non mi era mai capitato di provare questo tipo di emozione di fronte a questo tipo di soggetto! Bravissima!
L’attesa è la sensazione più forte che provo guardando queste immagini.
Un bel lavoro, complimenti!
Molto bello! è la prima volta che una indagine notturna mi coinvolge facendomi riflettere sugli aspetti di luoghi che di giorno passano inosservati talmente simili in ogni angolo di tante città, cartelloni strappati, panchine vuote,scritte sui muri, l’assenza della persona umana rende ancora piu’ forte il senso di degrado,e di inciviltà mi Resta sconcertante la frustrazione muta di questi luoghi,mi piace molto molto
Ringrazio tutti per i commenti ricevuti e rinnovo l’invito a leggere il progetto presentato. Un ringraziamento particolare lo rivolgo al Direttore per la fiducia e la disponibilità nei miei confonti e ad Attilio, ora punto di riferimento e sostegno. Grazie
Un bel lavoro, complimenti! Attori non protagonisti, comparse ai quali fai guadagnare, giustamente, la luce della ribalta.
freddo, congelato come in attesa di essere consumato prima della data di scadenza, profondamente diverso dal Paesaggio Italiano di alcuni autori citati nella presentazione, troppo fermo sullo stabile cavalletto, ripresa sempre frontale come da parte di chi rimane sulla porta per paura di doversi sporcare i piedi. luoghi usuali a consumati come spazzolini da denti dopo i posti, temperatura colore unificata e improbabile come se esistesse un’unico modello di lampada come un tempo negli paesi degli ex regimi totalitari, prima dell’avvento del neon e dei led, ma dopo la luce dei pixel che in post si può cambiare a piacere.
In questo bel lavoro, oltre che apprezzare la scelta stilistica, che gli conferisce forza e intensità si sente l’importanza del progetto che ha guidato tutto il lavoro di Daniela. In ogni scatto c’è un riferimento preciso, attraverso la scelta di tracce significative, che ci spinge alla riflessione.
Complimenti.
Un lavoro certamente interessante, del quale mi complimento, svolto su un terreno operativo che mi coinvolge da vicino, anche se la mia frequentazione è a colori. Trovo particolarmente riuscite le immagini nelle quali il nero e l’isolamento centrale conferiscono un valore monumentale al soggetto. Valore paradossale perché mette in evidenza quella che Guido Guidi chiama “qualsiasietà”, ovvero l’assenza di una qualsiasi importanza codificata culturalmente nel soggetto prescelto che però, grazie alla sola messa in scena fotografica, tende ad acquisirla o, almeno, a parodiarne l’effetto valorizzante. Meno risolte invece le immagini dove questo meccanismo percettivo non scatta. Tenderei per questo a suggerire all’autrice di toglierle dalla serie, per evitare di diluire l’effetto delle migliori.
Per me è sempre stato difficile scrivere ma provo, devo pur iniziare e poi voglio imparare e crescere:
Mi piace lo stile compositivo pulito, ordinato e semplice ( non facile). Gli elementi che si stagliano sullo sfondo nero e invalicabile, portano il mio pensiero alle tante situazioni di vita, tutte tra loro diverse, che giornalmente si alternano in quegli spazi ma nello stesso tempo le immagini mi danno un senso di pace, riposo e di attesa per qualcosa che sarà sempre nuovo, quindi stimolante e diverso. Tutto ciò mi emoziona. Complimenti, Roberto Montanari.
Sorprendente la pulizia delle immagini che arrivano dirette e precise. Un freddo della notte che non è freddo. Complimenti
Lugo
La notte regala ai luoghi una connotazione molto particolare e nel lavoro di Daniela emerge chiaramente l’importanza degli oggetti, quasi decontestualizzati dalla loro funzione primaria, ed enfatizzati dalla luce che li stacca dalla globalità del paesaggio. una ripresa oggettiva, poi, permette anche il confronto e la ricerca di analogie formali tra i fotogrammi.
Un lavoro decisamente ben fatto e che sicuramente può essere ampliato in continuazione, facendo attenzione, in ogni caso, a mantenere questa linea formale.
ezio turus
Ottimo lavoro. Nella apparente semplicità e pulizia delle foto è evidente la difficoltà nel realizzarle e, quindi, la bravura dell’autore.
Stimolano una riflessione sul nostro frenetico vivere quotidiano, con una serie di fermi immagine nel silenzio notturno.
Complimenti !
Il soggetto umano, apparentemente assente nell’immagine, viene evocato attraverso il ricordo di chi osserva. Qualcuno sta per giungere fisicamente in quei luoghi: ed è proprio colui che guarda.
Osservando questi scatti mi viene in mente un Poe dei giorni nostri spoglio del suo registro gotico, un Poe minimalista più attento all’assenza, al vuoto che al confronto diretto con il mostruoso, l’irrazionale, lo sconosciuto. Il nero è soffocante, isola e ben descrive l’antitesi con l’urbano dei nostri giorni generalmente più frenetico. Sull’assenza poi ancora si potrebbe dire, se da una parte lascia immaginare dall’altra, visto il contesto ci tiene in sospeso quasi a dirci: attento che qualcosa sta per accadere o è già accaduto prova a scoprirlo
L’ambientazione notturna rivela l’autonoma bellezza di questi luoghi così comuni e l’incanto è dato dal pensiero che trova geometrie e strutture minacciate dall’oscurità . Mi sembra davvero riuscita la ricerca sull’ovvio sotto un’altra luce.
Anch’io come Roberto sono un neofita della lettura fotografica e ho aderito a questo progetto per tentare di crescere.
Al momento non ho conoscenze approfondite e mi limito a trasettere la mia emozione sperando sia comunque utile.
Condivido gli apprezzamenti estetici e riconosco il richiamo ad alcuni contenuti evidenziati, ma personalmente la visione di questi “noti” angoli della città quotidiana mi suscitano tristezza e rabbia per il degrado, più o meno presente, del luogo anche solo dal punto di vista estetico, quando basterebbe veramente poco per renderlo accettabile.
Stefano
PS Colgo l’occasione del mio primo post per salutare tutto il gruppo AgoràdiCult.
Ciao a tutti!
Il post di Stefano nella sua apprezzabile semplicità, è stato di stimolo a voler condividere una mia riflessione (un dubbio) sul “perché” facciamo fotografie di questo tipo, sul “cosa” vogliamo comunicare.
Dopo aver riconosciuto la valenza dell’idea iniziale e l’appropriata tecnica utilizzata, mi sono chiesto: perché proporre la visione di spazi urbani destinati alla vita dell’uomo, in un’ottica di “non vita” (…il non-gioco, la non-attività, la non-attenzione, la non-comunicazione…)?
Mi pare infatti che Daniela, con questa sua decisa rappresentazione (e anche con il titolo stesso) vada ben oltre la sola descrizione e proponga un suo preciso messaggio (che in Stefano diventa “tristezza e rabbia per il degrado”…).
Perché “rendere denuncia” anche questo momento di riposo, di “pausa esistenziale della notte” che potrebbe essere sereno e fondamentalmente positivo?
Ringrazio nuovamente per l’attenzione rivolta al progetto. Interessante apprendere cosa possa suscitare nella sensibilità di ognuno e trovo utile metter da parte considerazioni che tendano al suo miglioramento e al suo ulteriore sviluppo. Mi permetto di rispondere in particolare a Walter per il semplice motivo che il suo intervento si conclude con un quesito a cui ritengo dover dare seguito. Il progetto non ha intenzionalità di denuncia ma vuole porsi come semplice interpretazione personale di questa realtà presentata ben esemplificata attraverso le parole citate di Jodice all’interno della presentazione. Il riferimento al nero del titolo non vuole dare una connotazione negativa ai soggetti ma si riferisce ad una scelta formale evidente(e non la sola) che lega le immagini e permette la focalizzazione del soggetto al quale, per citare il commmento di Massimo Bardelli a riguardo, in questo caso ho cercato di conferire la luce della ribalta.
OK, grazie.
Walter