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Diaspora Ucraina – di Eleonora Carlesi

Diaspora Ucraina – di Eleonora Carlesi

 
Opera presentata a “Portfolio: istruzioni per l’uso” di Piombino.

Il mio lavoro è nato dalla curiosità di capire le ragioni della venuta in Italia di tantissime donne ucraine, per questo sono partita con uno dei loro autobus e sono andata a Novovolinsk vicino a Leopoli in Ucraina

Quello che ho trovato è un paese, senza lavoro, senza speranza, dove sono rimaste per lo più donne anziane, in una atmosfera di desolazione.

Gli uomini si sono consolati con l’alcool, le donne sono partite da sole in cerca di lavoro, quasi sempre clandestinamente, lasciando spesso anche i loro figli piccoli che rivedono dopo molto tempo.

Queste donne che vivono così vicino a noi e così lontano dai loro affetti e ricordi, sono un tesoro umano e culturale, oltre che economico, troppo spesso dimenticato.

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5 commenti

  1. “Diaspora Ucraina” di Eleonora Carlesi è un’opera animata da un’idea narrativa tematica per la visione soggettiva del tema affrontato. La presenza così importante di persone che provengono dalle nazioni dell’Est è ormai un tratto sociale delle nostre comunità cittadine. L’autrice si è recata a conoscere la realtà della città in cui abitano le “Badanti” che operano nella sua città. Tra noi fotografi non è raro questo modo di entrare più in profondità nella realtà umana che ci circonda. La fotografia è il modo per vivere la propria libertà di vedere e rappresentare il mondo in cui viviamo, il risultato è la forte dilatazione della propria coscienza; non mi sembra cosa da poco! L’idea centrale che l’opera riesce a comunicare è l’assenza delle giovani donne in questa città. L’autrice con la scelta cromatica tinge questa assenza di un sentimento malinconico e di un forte spaesamento identitario di questa popolazione, questo tratto espressivo è segno del proprio sentito nell’entrare a contatto con questa difficile realtà.

  2. Le immagini trasmettono efficacemente il desolato senso di abbandono, in virtù del loro soggetto ma anche per merito di una appropriata tecnica di realizzazione.
    La desaturazione dei colori ben sottolinea la precarietà del momento rappresentato; la vignettatura ci costringe ad “entrare di più” nell’immagine, evitando distrazioni e focalizzando il nostro interesse sul tema proposto rendendoci più partecipi.
    Solo una nota marginale: pensando di vedere le fotografie su un tavolo di lettura o appese in mostra, credo che un formato orizzontale per tutte (quindi anche per le uniche 4 verticali) sarebbe più coerente ed equilibrato e contribuirebbe ad aumentare anche la forza espressiva del portfolio.

  3. Trovo questo lavoro ben fatto , l’immagine rende il sentimento che provo guardandole , mi trasmette una certa tristezza , il lento passare della giornata, il libero girovagare del cane sulla strada, il tutto trasmette desolazione e rassegnazione . Complimenti all’autrice per la sensibilità verso aspetti umani che a volte diamo per scontati , non è cosi’ semplice il sacrificio di queste donne lontane dalla famiglia e dai figli .

  4. Quello che ci mostra Eleonora sembra a tratti un luogo post-atomico (vedi P. Mittica su Chernobyl) dove gli ambienti sono quasi completamente svuotati dalla presenza umana.
    La tristezza di questa storia, come purtroppo di altre simili, sta nella dissoluzione di intere comunità con le loro storie e le loro culture, e al vuoto che lasciano ai “sopravvissuti” senza la speranza di una rinascita.
    Ecco cosa potrebbe cercare di mostrarci Eleonora con il prossimo viaggio: raccontarci la speranza di una rinascita.
    L’abilità fotografica abbiamo visto che c’è.

  5. Le fotografie di Eleonora Carlesi ci mostrano una realtà dalla quale molte persone sono fuggite e vedendole riusciamo anche a capire il perché: poche speranze per un mondo che sembra essersi fermato e nel quale sembra siano rimasti solo più gli anziani( anche i bambini e i giovani presenti sembrano già vecchi). Mi trovo pienamente d’accordo con Walter Turcato: molto interessante la desaturazione dei colori che rende le immagini ancora più desolanti , ma ho anche io qualche riserva sull’alternanza del formato orizzontale con quello verticale che penalizza un po’ l’omogeneità dell’opera. Però gli interni delle case sono veramente stupendi . Complimenti vivissimi all’autrice.

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