“IL CIGNO NERO” – di Barbara Cerri

CRONACHE Di Cult: “IL CIGNO NERO”

 di Barbara Cerri

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Questo lavoro fotografico nasce da un’esperienza per me……come dire….un “Cigno nero”? Praticamente un’opportunità inattesa e imprevedibile.
Un’esperienza teatrale mai vissuta prima e per questo accompagnata da grande ansia e certezza di incapacità a realizzare qualcosa di “guardabile” , da una danza movimentata nella penombra di un palcoscenico.
Il “CIGNO NERO”, rappresentato dalla Compagnia di Danza “Imperfect Dancers” che mi ha permesso di mettermi alla prova, trova ispirazione dal saggio filosofico e letterario di Nassim Nicholas Taleb docente di scienze dell’incertezza, “The Black Swan” focalizzato su come l’improbabile governi la nostra vita.
Possiamo affermare che tutti i Cigni sono bianchi solo fino a quando no ne troviamo almeno uno nero, quello che non ci aspettavamo, quello di cui no ne conoscevamo l’esistenza, l’imprevisto….l’imprevedibile.
Il Cigno nero è il diverso che prova a vivere la sua libertà fatta di partecipazione e adesione, ma non ci riesce perchè allontanato da un mare di perbenismo ipocrita che trova spessore nelle punte sublimi di un Cigno bianco che non lascia spazio né speranza, ma solo indifferenza.
Ecco che mentre il mondo è dominato da ciò che è sconosciuto ed improbabile, ed il futuro sarà sempre meno prevedibile, noi continuiamo a concentrarci solo su ciò che conosciamo senza capire che nel mondo di oggi ci occorrerà molta più immaginazione per evitare che il fatto inaspettato solo a posteriori, trovi una possibile spiegazione e una futura prevedibilità.
Taleb cerca di spiegare come si può ridurre l’effetto sorpresa di un Cigno nero, trasformandolo in Cigno grigio permettendo a noi stessi di mettere in conto la possibilità che si verifichi. Il suo suggerimento quindi è quello di non essere pienamente scettici sulle conferme degli altri e di essere in parte aggressivi là dove, sempre gli altri, consigliano prudenza.
Del resto anche ognuno di noi , nel suo piccolo, è un Cigno nero….unico e imprevedibile.
Un ringraziamento speciale a Walter Matteini e Ina Broeckx
Barbara Cerri
 
 

 
TEORIA DEL CIGNO NERO . (per chi vuole saperne di più)
“Che cos’è un Cigno nero? è un evento isolato e inaspettato, che ha un impatto enorme, e che solo a posteriori può essere spiegato e reso prevedibile. Nassim Nicholas Taleb, docente americano di Scienze dell’incertezza, e già autore del libro di successo Giocati dal caso, è convinto che manie, epidemie, mode, idee, nascita di generi e scuole artistiche, finanza, economia, tutte seguano la dinamica del Cigno nero. In pratica questo vale per tutto ciò che di importante succede intorno a noi. Secondo Taleb, nella vita individuale e privata, come in quella sociale e pubblica, noi agiamo come se fossimo in grado di prevedere gli eventi, da quelli sentimentali a quelli storici, a quelli naturali. Pensiamo ad esempio alla professione che abbiamo scelto, all’incontro con la nostra compagna o compagno, alla scelta di vivere all’estero, ad un improvviso arricchimento o impoverimento: quante di queste cose sono avvenute secondo i piani? E se prendiamo l’attacco dell’11 settembre 2001, lo tsunami del Pacifico nel 2004, l’ascesa di Hitler e la guerra che ne seguì, la rapida fine dell’Urss, o la diffusione di internet, ci accorgiamo che secondo la logica del Cigno nero quel che non sappiamo è molto più importante di quello che è noto. Molti Cigni neri sono causati e ingigantiti, nel bene e nel male, proprio dal fatto che sono imprevisti.
Taleb in questo saggio afferma, contro molte abitudini di pensiero, che il mondo è dominato da ciò che è estremo, sconosciuto e molto improbabile (secondo la nostra conoscenza attuale), mentre noi continuiamo a occuparci di aspetti secondari, a concentrarci su ciò che è conosciuto e ripetuto. Invece il Cigno nero, l’evento estremo, andrebbe utilizzato come punto di partenza, non come un’eccezione da nascondere sotto il tappeto. L’autore propone l’idea più audace, e più fastidiosa, che nonostante il progresso della nostra conoscenza, il futuro sarà sempre meno prevedibile e che quindi, per vivere nel mondo d’oggi, sia necessaria molta più immaginazione di quella di cui disponiamo.
Nella prima parte del libro Taleb illustra per lo più il modo distorto in cui percepiamo gli eventi, storici e attuali, e gli errori che facciamo quando nel sapere cerchiamo conferme e dimentichiamo la lezione dell’antibiblioteca di Umberto Eco: conta di più concentrarsi sui libri non letti e trattare la conoscenza come un’apertura all’improbabile, piuttosto che come un tesoro o uno strumento per aumentare la propria autostima. Taleb chiama questo tipo di “antistudioso”, novello Socrate che sa di non sapere, che più avanza nell’età e più accumula libri non letti, “empirista scettico”, perché non si fa imbrogliare dal platonismo di certe categorie astratte che vorrebbero imbrigliare la storia, ma si confronta con i salti eccentrici e col fatto che la realtà empirica non è né equilibrata, né ragionevole. La seconda parte del saggio, “Non possiamo proprio prevedere”, riguarda gli errori che commettiamo quando abbiamo a che fare con il futuro e i limiti di alcune scienze che offrono “ancoraggi” a certe previsioni, anziché valutare certe idee in assoluto e nelle loro conseguenze reali. La terza parte, “I Cigni grigi dell’Estremistan”, approfondisce l’argomento degli eventi estremi, spiega come viene generata la grande “frode intellettuale” della curva a campana di Gauss (la variabile casuale normale) e passa in rassegna le idee delle scienze naturali e sociali raccolte sotto l’etichetta di “complessità”. Taleb in queste pagine cerca di spiegare come si può ridurre l’effetto sorpresa di un Cigno nero, sempre sovversivo, trasformandolo in Cigno grigio e facendosi quindi un’idea generale della possibilità che si verifichi. Il finale è all’insegna della saggezza pratica: l’autore ci invita a essere per metà iperscettici sulle conferme degli altri, e per metà aggressivi e sicuri laddove gli altri consigliano prudenza. E conclude ricordandoci che anche noi, nel nostro piccolo, siamo dei Cigni neri, unici e imprevedibili.”
 

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