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Teofilo Celani – Rappresentare il movimento

“Rappresentare il movimento”

Come il linguaggio verbale, nel corso dei secoli, è servito per comporre formule esoteriche, inni d’amore, leggi, testi sacri, sentenze, racconti e poemi epici, così il linguaggio del corpo ha dato vita ad operazioni magiche, a cerimonie religiose, a celebrazioni militari, a solennità politiche, alla pratica sportiva, a rappresentazioni mondane, al gioco ed a divertimenti proibiti.
L’uomo primitivo che, attraverso il movimento, ha percosso la pietra sulla terra, ha scoperto, al contempo, la prima arma ed il primo messaggio. Attraverso il movimento l’uomo può imitare, e quindi farli propri, i ritmi sonori e visivi del mondo circostante.
L’arte figurativa può fermare il movimento, sottraendolo alla spirale del tempo e rendendolo, con ciò, eterno. L’effetto “mosso” in fotografia tende a sospendere l’azione, consentendone, però, il suo sviluppo dinamico nel ricordo di chi osserva. Un effetto evocativo, quindi, che conduce l’osservatore o verso il proprio punto di fuga o verso un approdo di quiete.

Teofilo CELANI
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8 commenti

  1. Complimenti vivissimi anche a Teofilo Celani che inaugura la serie dei Post dedicati alla Tecnica fotografica relativi alle “Modalità di ripresa”.
    Sono Post molto importanti perchè la passione fotografica si spinge a dei livelli molto profondi nella conoscenza dell’esercizio della fotografia.
    “Rappresentare il movimento” è un bell’esempio di come condividere le conoscenze raggiunte, Teofilo presenta sue immagini che sintetizzano la propria ricerca sul mosso fotografico, mi auguro che altri si sentano chiamati a fare altrettanto perchè tantissimi sono i temi aperti nella Tecnica fotografica e ognuno ha le proprie ricerche in merito.

  2. Se volessi fare una analogia con la pittura, penserei al dinamismo di Giacomo Balla in pittura . In fotografia i fratelli Bragaglia con la presentazione”” Fotodinamiche “” il cui scopo principale è l’esaltazione
    della velocità e quindi della dinamica.
    La tecnica fotografica di Celani sapiente nell’alchimia, nell’utilizzo dei tempi e dei diaframmi rappresenta il movimento, la continuità del gesto nello spazio , la rappresentazione del movimento del ballo ,della danza , del ciclista, e del toreador ,una forma espressiva che cattura il senso del movimento ,dove luce e colore rappresentano un’ atmosfera magica e sospesa . veramente belle .

  3. Franca mi ha anticipato nell’analogia con Balla. Condivido a pieno l’intervento. Poichè nel mio percorso ho sempre fatto differenza tra effetto movimento ed effetto mosso mi permetto due considerazioni personalissime:
    il mosso purtroppo l’ho sempre considerato come una mancanza di idee, al contrario il movimento lo vedo come uno studio molto interessante, sicuramente non nuovo (vedi Leonardo ad esempio), però stimolante;
    considerando la prima foto mosso e non movimento non la lego bene alle altre.

  4. C’è nel rappresentare il movimento una ricerca di aderenza alla realtà.
    Noi siamo circondati dal movimento, registrarlo mette in evidenza l’accaduto, ci fa sentire dentro la situazione, ce la fa vivere più intensamente mentre ci aiuta a pensare già al dopo.
    Grazie a Teofilo per la condivisione dei suoi scatti

  5. certamente interessanti le ricerche sul movimento. Ritengo tuttavia più efficaci le foto in cui l’effetto di mosso si affianca ad una parte d’immagine ferma e nitida. Il tutto mosso, alla Hernst Haas, per intenderci, va bene solo qualche volta, non tutte le volte. Auguri

  6. proprio nelle scorse settimane avevo parlato di come realiz-zare delle fotografie con il mosso (panning, zoommate, rotazioni …) a delle “giovani apprendiste fotografe”. L’occasione di portare immagini fatte con queste tecniche , l’ho avuta domenica 11 marzo al Magico Carnevale di S.Felice. Ho scattato quasi tutte fotografie impostando tempi lunghi ma i risultati migliori li ho ottenuti con 1/20″ e 1/25″. Spesso ho mosso la reflex in verticale (soggetti verticali) ed alla fine pur salvando pochissime immagini, queste mi hanno dato più soddisfazione delle solite noiose (forse x il soggetto già più volte ripreso?)foto “perfettamente nitide”. Anche alle apprendiste fotografe (ed al circolo fotografico), hanno suscitato maggior interesse. Credo che il mosso se non viene usato x stupire ma come un’altro spazio di ricerca da esplorare, grazie anche alle nuove tecnologie digitali che azzerano i costi delle sperimentazioni, sia di grande stimolo per tutti.

  7. Osservo la differenza tra il movimento della prima immagine e le altre ma non ne sono disturbata; forse perché penso al movimento nelle sue varie accezioni e interpretazioni più o meno “forti” e conseguentemente considero il mosso una sua variazione. Non so se la mia sia anche la riflessione che ha spinto Teofilo ad inserire la prima immagine, – magari, se lo ritiene opportuno e vuole, può comunicarcelo – e se oltre a questa ce ne siano altre. Il movimento in fotografia mi è particolarmente prediletto e ne riconosco le difficoltà dietro un’apparente facilità di realizzazione.
    Teofilo parla di “effetto evocativo” e nel solco della sua poetica mi lascio trasportare dai vari movimenti silenziosi proposti nel suo lavoro. Complimenti!

  8. “Rappresentare il movimento” così ha chiamato la serie di foto postate sul blog il suo bravo autore. Guardando le immagini mi viene spontaneo associare il movimento non all’oggetto fotografato, in questo caso sono perfettamente in sintonia con quanto scritto dal sig. Michele Ghigo che il mosso dovrebbe essere presente solo in quello che apparentemente si muove (anche se con la Terra tutto gira), ma alla macchina fotografica. La combinazione casuale tra movimento del mezzo meccanico ed il tempo di chiusura del suo diaframma finisce per assomigliare al pennello del pittore, sulla superficie sensibile della pellicola o del sensore si formano in modo permanente striature di luce. Con l’arte moderna spesso è l’inconscio dell’uomo a guidare la mano ma con la fotografia è sempre l’inconscio tecnologico della macchina a creare l’immagine. Quindi la mia osservazione critica in questo caso più che all’autore delle foto dovrebbe essere rivolta alla reflex, che sa perfettamente cosa farmi vedere usando quella combinazione scritta nel suo programma.

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