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La famiglia invisibile – di Bruno Marzullo

 
 
 
 
 
 
 
 
Girando per le nostre città spesso ci sono cose. Cose che appartengono a qualcuno… Con vicino altre cose e animali. Vicino a queste cose , non ci si ferma.
Si cammina verso quel qualcosa che al momento ci sta risucchiando nel vortice dei pensieri che la vita ci offre tutti i giorni, e se quel giorno non ne siamo assorbiti e per sbaglio ci cade lo sguardo verso queste cose, subito ci allontaniamo pensando a chissà cosa ci sia li in agguato per noi. Una malattia… Il rischio di subire un furto…
Preferiamo pensare : “ma si,  sono loro che vogliono vivere cosi”.
Ho deciso di avvicinarmi a queste cose, che cose non sono, ma sono la vita di chi le possiede e vedere a chi appartenessero.
Ho trovato questa persona che nonostante fossi un perfetto estraneo, mi ha accolto con un sorriso.
Mi ha parlato della sua esperienza e mi ha mostrato la Sua famiglia. Un cucciolo molto socievole, ma con lo sguardo triste di chi passa le giornate in attesta che qualche passante si avvicini a fargli qualche coccola, ed invece spesso se ne sta li, vicino al suo padrone, l’unico altro membro di questa Famigli Invisibile.
di Bruno Marzullo
 

La famiglia invisibile

 di Bruno Marzullo

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2 commenti

  1. Complimenti al nostro socio Bruno che si è avvicinato da poco al portfolio frequentando da un anno il gruppo ed è riuscito in poco tempo a entrare in punta di piedi ,con garbo e dignità in un tema così difficile che spesso ci lascia ,purtroppo, indifferenti elaborando il tema in modo intelligente e non comune.
    Bruno possedeva già una forte predisposizione alla foto singola e un occhio attento alla composizione.
    Un ringraziamento va’ anche a Francesca Artoni per il tutoraggio di questo lavoro che ha contribuito alla stesura finale.
    Avanti cosi ,Bruno,se questo è il tuo primo passo. è un passo ottimo!!!

  2. “La famiglia invisibile”, di Bruno Marzullo, è un’opera animata da un’idea narrativa tematica per aver dato un’interpretazione soggettiva a una difficile condizione sociale.
    E’ interessante la presentazione che l’autore fa narrando la sua vicenda interiore, nel fermarsi ed aprirsi alla conoscenza della realtà di un uomo che vive di elemosina.
    Con la fotografia ha rappresentato questo incontro vissuto in conflitto con i pregiudizi dell’immaginario collettivo.
    Il passo importante che ha compiuto, come fotografo, è stato quello di attribuire alle povere cose messe a terra, per sedersi con il cane, il significato di “segni” di una condizione di vita.
    La sequenza delle immagini ci conduce prima nel percorso di scoperta, poi nella riflessione etica del rapporto con una società che appare indifferente e infine nell’incontro personale rappresentando sentimenti e la dignità umana che trascende la condizione sociale.
    Fa tutto questo con sette immagini e questo è un gran bel risultato del fotografo e del Tutor Fotografico FIAF, Francesca Artoni, che lo ha incoraggiato e valorizzato. Noto che la sintesi sta diventando la cifra della cultura fotografica del Laboratorio Di Cult di Boretto, perché tutti i loro autori sentono questo linguaggio che spinge verso l’immagine simbolica che anche da sola parla e posta in sequenza racconta.
    Complimenti per l’esordio di Bruno Marzullo, caratterizzato da tutte quelle importanti intenzioni e qualità umane che lo possono condurre verso il reportage sociale.

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