Laboratori Di Cult

TOTEM e TABU’_Anteprima_15 – Tempi moderni – a cura di Maurizio Iazeolla

LAB Di Cult 166 FIAF, Coordinatore Valentino Petrosino; Collaboratore Luigi Cipriano

TEMPI MODERNI

 

La cappa

“Una cappa avvolge il mondo e toglie visione e respiro. Siamo scivolati dalla società aperta alla società coperta, ingabbiati in un sistema globalitario che ci controlla e corregge ogni cosa: la natura, i sessi, la salute, la storia, la lingua, il pensiero, la religione. Bioliberista fino alla morte, ma in un regime di sorveglianza totale”.

Marcello Veneziani – La cappa, 2022

La cappa asfissiante del politicamente corretto è la spia più significativa delle “nuove censure” che gravano sulla società e sulla democrazia europea.

Alain de Benoist – La nuova censura, 2021

 

Yes global

Il titolo si ispira al libro di Naomi Klein “No Logo” (1999), grazie al quale lo sfruttamento capitalistico esercitato dalle multinazionali è ormai conosciuto. Da quella pubblicazione nacque infatti, e prese forza, il movimento No Global. Osservando le migliaia di container stivati nel porto di Barcellona, ci si chiede ancora se il commercio globale, che porta con sé la delocalizzazione delle fabbriche verso paesi più poveri ed espropria le scelte dei consumatori, non sia ormai un processo irreversibile.

 

Tabù d’Italia

Combattiamo da decenni contro misteri della nostra storia recente che nascondono verità – tabù, E contro fasi storiche verso cui una posizione scientifica aiuterebbe a favorire lo sviluppo della politica del nostro Paese. Verità indicibili le prime e strumentalmente usate le seconde. Insabbiate, manipolate sembrano ricordarci sempre la massima di Ėjzenštejn “La verità è solo l’errore più opportuno”.

 

Morto un totem, se ne fa un altro

Incubata in una gestazione durata quasi 70 anni, l’IA sembra essersi diffusa a tutte le attività umane, con una velocità che non ha avuto uguali neppure con l’introduzione del PC o di internet. Infranto ormai abbondantemente il test di Turing, si è intrufolata dappertutto, dall’economia alla medicina, dall’industria ai trasporti all’arte, quasi sempre a nostra insaputa. Sarà davvero intelligente? “Chiedersi se una macchina possa pensare è un po’ come chiedersi se un sommergibile possa nuotare”.

 

 

Il totem del progresso

Nel 1965 il co-fondatore di Intel, Gordon Moore, osservando che ogni anno i microchips raddoppiavano il numero di transistor dimezzandone i costi di costruzione, fece una previsione passata alla storia come “Legge di Moore”. Questa legge non poteva però prevedere che i progressi dei processori hanno reso superfluo perfino il totem della velocità di elaborazione. Ormai siamo ad architetture massicciamente parallele e computer quantistici che potrebbero essere implementati addirittura su tessuti biologici. Quanto tempo sembra passato dal mitico Commodore 64.

 

 

Morte di un totem

Qualcuno mai ci dirà se tutte le misure emergenziali assunte durante la pandemia in Italia seguissero le regole di costituzionalità? Il Green pass è stata forse la misura più visceralmente odiata, tanto più dopo che un crescente numero di studi scientifici hanno dimostrato la inutilità dei vaccini anti Covid ad impedire la diffusione del contagio.

 


Mobile phones totem – Comunico ergo sum

Il cellulare è diventato un’estensione quasi naturale della nostra persona. La sua costante presenza l’ha trasformato in oggetto di culto per l’era digitale. Consentendo comunicazioni istantanee attraverso distanze geografiche immense, ha creato una nuova mitologia dell’interconnettività e dell’accessibilità universale ad una quantità inimmaginabile di informazione che ci rende onniscienti digitali. La nostra crescente dipendenza dai telefoni cellulari riflette una sorta di mito della tecnologia come panacea per ogni esigenza o problema. Cosa saremmo senza un cellulare? Cosa sarebbe la nostra società senza i cellulari? E se la nostra finestra sulla realtà fosse ormai diventata solo virtuale?

 


Escape

Quante volte abbiamo sognato di avere quel tasto nell’angolo in alto a sinistra della tastiera della nostra vita? Quante volte avremmo voluto pigiarlo per uscire fuori dai tempi frenetici, dagli impegni a raffica, dal totem dell’efficienza che caratterizza la civiltà occidentale? Ma, fateci caso, il tasto Esc funziona sempre meno con le nostre “app” moderne: forse è una metafora valida anche per la nostra vita.

 


Climate change

Il riscaldamento globale e le relative conseguenze sull’ambiente e sulla vita dell’uomo sono, senza alcun dubbio, tra i temi oggi più discussi. Sempre più spesso vengono però affrontati con un atteggiamento di scontro ideologico piuttosto che di un normale confronto scientifico tra posizioni diverse. Ma la correttezza di un confronto scientifico è inversamente proporzionale all’entità degli interessi in gioco che, specie in questo campo, sono enormi e globali. È un tabù avere una posizione diversa da quella dominante, sempre presentata come “indiscutibile”.

 


L’hanno detto alla TV

Forse oggi non tanto, ma certamente era un detto valido per i boomer ed ancora di più per i loro genitori. Ma quando osservo i miei nipoti ipnotizzati dal piccolo (ormai non tanto piccolo) schermo, devo concludere che quella finestra virtuale ancora non ha perso tutto il suo fascino.

 


Virtualità

Chiamiamo “realtà virtuale” una realtà digitale che avvolge totalmente l’utente, andando a mascherare del tutto la percezione del mondo fisico intorno a lui. Ma le nostre strutture cerebrali operano già una virtualizzazione. In fondo i nostri sensi raccolgono informazioni da una “realtà” (sulla cui oggettività si discute fin dai tempi di Platone) e la trasmettono, in forma digitale, a strutture che la elaborano creando una percezione soggettiva. Il nostro cervello si comporta dunque come un organo di virtualizzazione. E la realtà virtuale è dunque una virtualizzazione di una virtualizzazione. Ma quale è la realtà della realtà?

 

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