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Il manifesto de "LA BUSSOLA"

IL GRUPPO FOTOGRAFICO “LA BUSSOLA”


Noi abbiamo già ripetutamente accennato alla necessità di rinnovamento del gusto e di perfezionamento della tecnica, quindi ci
è molto gradito pubblicare il programma che il gruppo fotografico “LA BUSSOLA” ci ha inviato, augurando cordialmente che molti lo seguano con serie intenzioni e con ottimi risultati. È necessario che LA BUSSOLA guidi veramente i seguaci nel campo dell’ Arte allontanandoti dalle strade sbagliate. Per raggiungere questo elevato scopo è necessario coltivare con sicurezza il buon gusto di quanti cercano di ottenere una espressione d’arte con la fotografia: il compito è arduo davvero, ma i nomi dei cinque che firmano il programma ci dà buone speranze.

Coloro che sottoscrivono alle idee qui in seguito espresse non hanno l’intenzione di dar vita a un nuovo circolo fotografico, così come viene comunemente inteso; e, tanto meno, quella di prendere pubblicamente partito per l’uno o l’altro genere di soggetti (o di tecniche) da proporre o, peggio ancora, desiderar di imporre agli appassionati di fotografia. Che anzi, proprio nello spontaneo accostarsi e nell’unione amichevole di fotografi diversi fra loro per ispirazione e stile son da ricercare le cause più sottili e profonde di un credo comune, oltre quelle di una umana simpatia di rapporti e il vicendevole rispetto.

Noi crediamo alla fotografia come arte. Questo mezzo di espressione moderno e sensibilissimo ha raggiunto, con l’ausilio della tecnica che oggi chi mica meccanica e ottica mettono a nostra disposizione, la duttilità la ricchezza l’efficacia di un linguaggio indipendente e vivo. E dunque possibile essere poeti con l’obiettivo come con il pennello lo scalpello la penna: anche con l’obiettivo si può trasformare la realtà in fantasia: che è la indispensabile e prima condizione dell’arte.

Ma ecco nascere da queste premesse una conseguenza di grande importanza: la necessità di allontanare la fotografia, che abbia pretese di arte, dal binario morto della cronaca documentaria. Chi dicesse che la fotografia artistica deve soltanto documentare i nostri tempi, ad esempio le rovine della guerra, o macchine ed uomini negli aspetti dell’attuale civiltà veloce e meccanica ecc., commetterebbe lo stesso sorprendente errore d’un critico d’arte o letterario che volesse imporre a pittori o poeti l’obbligo di trarre ispirazione da cose ed avvenimenti determinati e solo da quelli, dimenticando, con siffatta curiosa pretesa, l’assioma fondamentale che in arte il soggetto non ha nessuna importanza. Quel che soltanto importa è che l’opera, qualunque sia il soggetto, abbia o meno raggiunto il cielo dell’arte: sia bella o no. Dire: basta coi nudi; niente più natura morta e così via è, come ognun comprende, un errore estetico di evidenza palmare. Non si vuol con questo disconoscere l’utilità nel campo pratico del documento fotografico e com’esso sia vitale per la cronaca e il ricordo dei tempi. Ma il documento non è arte; e se lo è, lo è indipendentemente dalla sua natura di documento, anzi solo in quanto codesta natura è stata, per così dire, annullata e trasfigurata in un universale sentimento lirico misteriosamente sbocciato nel cuore  dell’artista  per virtù d’intuizione.

Adoprarsi per la divulgazione nell’ambiente fotografico di questi essenziali principii di estetica (pacificamente ammessi da gran tempo in ogni arte ma ancora non ben chiari alla mente di molti che si dedicano alla fotografia: perché la fotografia è giovine e della giovinezza ha deviazioni e incertezze) adoprarsi, dicevamo, per la divulgazione di queste idee affinché si giunga senza inutili soste a diffondere fra i fotografi un credo estetico valido, è il compito che con buona volontà si prefiggono, per quel poco ch’è in loro potere, i componenti del gruppo “LA BUSSOLA”. Né essi intendono limitare la loro atti­vità ad una platonica affermazione culturale di principio, ma hanno in animo di esplicarla anche con mostre collettive in Italia e fuori, e con pubblicazioni affidate ad editori importanti. Come la recente collana « IMMAGINI » che ha in­contrato largo favore nel pubblico e, ciò che più importa, ha suscitato interesse nei circoli della cultura e dell’arte; collana nata, appunto, dalla iniziativa di alcuni componenti del gruppo. Valga la serietà dei nostri intenti a cattivarci simpatia e stima di quanti credono, come noi, alle splendide possibilità della fotografia nel largo campo dell’arte. Ove, se per la sua relativamente giovine età muove ancora i primi passi, è pur certo che troverà col tempo, per l’amore di chi la coltiva credendo in essa, quella universale dignità di considerazione a cui ha diritto.

GIUSEPPE CAVALLI, MARIO FINAZZI. FERRUCCIO LEISS, FEDERICO VENDER. LUIGI VERONESI.

Milano, aprile 1947.

 

3 commenti

  1. Leggere questo manifesto fa capire quanto, dopo gli anni passati, non sia cambiato niente nel modo di sentire e fare fotografia, forse sarebbe interessante (per meglio capire )poter vedere alcune opere dei firmatari di questo manifesto.
    Cosa ne pensi Silvano ?
    Omero

    1. Ciao Omero, non è un caso che il primo documento posto in Biblioteca sia stato Il Manifesto del Gruppo Fotografico “La Bussola”, infatti quello è stato il pensiero fotografico che ha messo in moto la fotografia italiana del dopo guerra; spero porti bene anche al nostro avvio. Certamente arriveremo a rileggere questi autori, in occasione di progetti che nasceranno un po’ più avanti del nostro percorso. Grazie per aver posto all’attenzione della Community questa preziosa eredità!

  2. Questo scambio di interessanti riflessioni, il porsi domande e cercare insieme risposte adeguate credo sia lo spirito giusto che ci deve animare.
    Non è possibile, a mio avviso, avere sempre tutti lo stesso punto di vista o di partenza. Importante riuscire a trovare agganci comuni che ci facciano aprire gli orizzonti.
    Come diceva bene il direttore Silvano Bicocchi “la fine del viaggio….è viaggiare” e non sempre i punti di “ristoro” sono gli stessi per tutti.

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