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Photospot n° 32 – Il significante (II° e ultima parte)

Silvano Bicocchi- Bologna, 1993.
 

Il significante.
(seconda e ultima parte)

Una volta sottinteso che la fotografia è segno indicale, cioè impronta della luce, tutta la capacità di comunicare un messaggio è affidato alle qualità del segno mentale, cioè all’immagine.

 Se guardate con un occhio solo, scoprirete la trompe l’oeil  della macchina fotografica. L’immagine bidimensionale trova nel punto di fuga  l’assetto prospettico che le dona l’apparenza della terza dimensione di concezione rinascimentale.

H.C. Bresson, ci dice: L’apparecchio fotografico è situato nello spazio in rapporto all’oggetto: così ha inizio lo sconfinato regno della composizione.

Eccoci giunti a inquadrare con la fotocamera il nostro soggetto. Mentre siamo attenti a porre in relazione tra loro gli elementi portatori di senso, dovremmo anche vedere l’immagine scomposta nei suoi elementi visuali: la forma, il volume, la superficie, il colore.

Effettueremo così la fase analitica della decostruzione. Per il pittore è naturale pensare nei termini degli elementi visuali perchè li traccerà sulla tela. Il fotografo invece, per affrontare questa prima fase della composizione, ha solo la mente! Egli rapidamente deve decostruire l’intricato aspetto strutturale della realtà, per renderlo poi formalmente espressivo nella propria visione.

La successiva fase creativa della costruzione dell’immagine, è figlia dell’idea. Riconosciuti gli elementi visuali da valorizzare, il fotografo sceglie la struttura visiva dell’icona applicando i principi della composizione: il tratto dominante, l’equilibrio, la proporzione, il ritmo, la prospettiva, gli elementi multipli, la configurazione.

Nello strutturare l’immagine fotografica, sempre applichiamo i principi della composizione, sia che li conosciamo o no; questo perché tutte le immagini che abbiamo nella nostra mente ci hanno insegnato a comporre secondo questi fondamenti.

 Ultimo elemento strutturale è il fattore tempo, cioè la rappresentazione del tempo interno dell’icona. L’immagine fotografica ha sempre la capacità di comunicare la sensazione del tempo sentita dal suo autore al momento dello scatto: il tempo fermato, il tempo sospeso, il momento decisivo, con la coda dell’occhio, il tempo relativo, il mosso. Ad esempio una contemplazione comunica un tempo sospeso.

 Il significante fotografico per colpire lo sguardo del nostro pubblico deve essere un significante vivo; cioè non imitatore, seducente, tendente all’improbabile. La fotografia è silenziosa, essa cattura solo chi le lancia uno sguardo, e  in quell’attimo deve attirare a sè l’attenzione e far sì che gli occhi la indaghino e le menti la vedano.

Il Direttore del Dipartimento Cultura.
Silvano Bicocchi

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