CLAUDE – di Daniele Gardinazzi

CLAUDE – di Daniele Gardinazzi

L’autore, pur essendo un neofita, si è approcciato in modo scientifico alla domanda “quanto è fondamentale la luce nella fotografia?” se fotografare significa scrivere con la luce.
Iniziando una serie di pose con soggetto fisso ha modificato la provenienza e l’inclinazione del flusso di luce senza sapere cosa lo avrebbe atteso.
Seppur inconsapevolmente è stato il fautore della metamorfosi di “Claude”.
Tanto è potente la luce nei suoi accenti negativi e positivi che se dapprima osserviamo una sagoma in controluce che non ci permette di comprendere di quale natura sia il soggetto, pian piano nel suo peregrinare intorno ad esso ci dona realtà differenti, inizialmente un accenno di viso, le forme che sembrano suggerire un guerriero un po’ scompigliato.
Poi le ombre si fanno più morbide nel disegnare i contorni del torace fino a porci il dubbio sulla sessualità di “Claude”, il viso stesso sembra addolcito, un aspetto più femminile sembra affacciarsi a noi.
Sempre percorrendo questo cammino luminoso, appare un’espressione decisa dallo sguardo indagatore che sembra quasi interrogare l’autore, come allo specchio, in quale delle sue varie realtà lui decida di mostrarlo.
Ma la carrellata appena decritta non è sufficiente, avanzando nel cammino giungiamo infine ad un risultato in cui la luce che batte da una prospettiva insolita, ce la pone come un’entità inquietante, un essere indefinito.
Potenza della luce: che si aumenti o che si abbassi, che si sposti pure, otterremo comunque un’infinità di esseri, ce n’è per tutti i gusti.
lo studio dimostra quindi che la luce è fondamentale perché può attribuire sembianze nettamente differenti e indipendentemente dal soggetto, possiamo donare significati differenti, perché con la luce si può creare ciò che si vuole.

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