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Seminario con Giovanni Chiaramonte all’Università Mediterranea di Reggio Calabria

È previsto per giovedì 4 maggio alle ore 16:30 il quarto e ultimo seminario del ciclo “Andare/Restare: comunque in movimento” promosso dalla Biblioteca del Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria (località Feo di Vito) nell’ambito della campagna nazionale “Il maggio dei libri”. Giovanni Chiaramonte, uno dei grandi protagonisti della fotografia europea contemporanea, proporrà la riflessione su una personale esperienza che oggi si trova documentata nel suo nuovo libro fotografico “Ultima Sicilia” (Postcart 2016): il ritrovamento di alcune pellicole dimenticate, con i suoi primi scatti da fotografo nei luoghi di origine dei genitori, nella Sicilia sudorientale, durante una vacanza del 1970. Dopo tanto tempo, rieccoli spuntare dal fondo di una cantina quei negativi in bianco e nero, un centinaio, alcuni mai stampati, testimoni di un mondo scomparso e di un uomo divenuto altro rispetto a quel tempo.

Riconoscimento Fiaf U19/17, CFC “Vanni Andreoni” BFI

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Joel Meyerowitz, nell’introduzione al libro, così ne scrive: “Il giovane fotografo – dal Nord urbanizzato – era tornato a casa (…) alla durezza abbagliante del sole (…), a un passato per il quale aveva sentito un’affinità che sarebbe durata per tutta la vita, e al quale sarebbe ritornato” Ecco uno strano viaggio, che è sì dentro i luoghi – luoghi ora mutati, nel tempo – ma anche dentro il proprio sguardo. Siamo davanti a un singolare confronto, quello con uno sguardo “ultimo” – ultimo perché è il primo, il definitivo –  fissatosi in un istante e restituito, al fotografo ora ricco di nuove esperienze, così come lo descrive Meyerowitz “tenero, sapiente, cordiale, acuto, triste, pieno di gioia: un giovane che apre gli occhi, come per la prima volta, sulle meraviglie del mondo ordinario e che guarda ogni cosa come se fosse un’istantanea del gran film della vita che sta scorrendo davanti ai suoi occhi”. Un altro grande fotografo, Ferdinando Scianna, commentando quelle prime foto di Chiaramonte scrive: “Una costante dello sguardo del ragazzo Chiaramonte è la maniera di sentire la luce. La luce costruisce lo spazio, definisce le architetture, fa vedere le scale, l’intersecarsi delle viuzze, è l’essenza di quel teatro. Quasi sempre tagliata, come arrivasse dalle quinte di un palcoscenico, esalta le superfici, scolpisce i personaggi… È personaggio del racconto anche lei.” E ancora Meyerowitz:”La dolcezza del cuore aperto e sensibile di Chiaramonte è visibile ovunque si è fermato: ogni portone e ogni gesto gli ha dato qualcosa da cogliere e custodire, fosse anche insignificante o momentaneo. Si vede come tutto fosse importante per lui… La trasparenza di questo sentimento lo accompagna attraverso gran parte delle fotografie.”

Nella piena maturità della vita e della carriera di fotografo, per Chiaramonte l’occasione di guardare al suo inizio è anche un modo di fare i conti con il cambiamento – di sé, dei luoghi, dei paesaggi – provando a rintracciarvi e ricomprendere quel che può durare ed è essenziale, come a dire che in ogni luogo, in ogni istante di tempo, è in gioco qualcosa di decisivo che solo uno sguardo attento e un cuore aperto possono cogliere. Le parole di Chiaramonte tratte da un suo recente scritto “La migrazione senza fine” sembrano essere quelle più appropriate a chiudere il ciclo di seminari promosso dalla Biblioteca di Agraria, ben sintetizzandone il tema-guida e l’intenzione culturale:

“Il luogo dell’inizio, per me, non è stato il mio luogo d’origine e la mia esistenza, come la mia opera, è una migrazione senza fine tra le forme e le figure alzate nello spazio presente dal tempo che scorre, tra l’immobile origine dell’occidente e quell’incessante inizio che è il Moderno. Per questa ragione, ho sempre considerato come un diario segreto della mia anima la poesia di Friedrich Hoelderlin ‘La migrazione’ e il suo verso straordinario:‘difficilmente lascia il luogo ciò che presso l’origine dimora’. (…) La vera dimora, fotografia dopo fotografia, mi è apparsa così l’incessante migrazione che ogni istante ciascuno di noi deve compiere tra il luogo del proprio inizio e il luogo, da sempre perduto, dell’origine” (da: Giovanni Chiaramonte, E.I.A.E. –Et In Arcadia Ego, Galleria Luigi Ghirri, Ultreya 2011)

qui la scheda del libro:

http://www.postcart.com/img-libri/1168-Ultima%20Sicilia_scheda%20agg.pdf

 

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