SPETTRI DI VISIONI
Venerdì 25 Gennaio 2013, alle ore 20:00, presso la GALLERIA FIAF – LE GRU di Valverde (Corso Vitt. Emanuele, 214) sarà inaugurata, alla presenza dell’Autore, la mostra fotografica personale “SPETTRI DI VISIONI” di Antonio Manta di Arezzo.
La mostra sarà presentata da Giuseppe Fichera (Presidente del Gruppo Fotografico Le Gru), da Santo Mongioì (Direttore Galleria FIAF), da Enzo Gabriele Leanza (Consigliere Nazionale FIAF) e dal Critico Fotografico Pippo Pappalardo.
Visitabile tutti i venerdì (non festivi) fino al 18 Febbraio 2013 dalle ore 20:00 alle ore 22:00.
Ulteriori info presidenza@fotoclublegru.it
SPETTRI DI VISIONI cura di Erika Bussetti (Hasselblad Bulletin )
Il presente lavoro nasce da quella che comunemente potremmo chiamare una sorta di previsualizzazione delle immagini, una serie di rappresentazioni cioè che la nostra immaginazione ci permette di concretizzare nella mente prima che accadano nella realtà, quando un miscuglio di improvvisazione, creazione e intuizione prende forma. L’altro elemento decisivo che entra in gioco in tutti i lavori di Antonio Manta è la necessità di esprimersi attraverso il gioco, attraverso cioè la pura voglia di sperimentare. Dall’intuizione originaria si passa così alla forma della sua rappresentazione. “Ancora prima di scattare so sempre cosa voglio ottenere e vedo le mie immagini già finite”. Questa grande capacità di pre-visualizzare il momento permette ad Antonio di restare in attesa e aspettare che l’istante che ha in mente accada e si compia. Quello è il momento dello scatto. Non tutti gli scatti però possono essere rappresentativi di quelle immagini pre-visualizzate nella camera oscura della mente del fotografo. Da qui la necessità della selezione degli scatti, che non si misura in termini di scelte estetiche o di altro tipo, ma di corrispondenza emotiva con le immagini intuite ancora prima di cominciare. La ricerca che l’autore persegue sembra quella alla scoperta del proprio inconscio, del proprio inconoscibile. E quello che sembra chieder voce e forma in questo lavoro sono proprio le sue forme, forme della paura anche, spettri di visioni.
Non si può dire che “Spettri di visioni” non sia un lavoro che colpisca immediatamente lo spettatore. Insolito, azzardato, deciso, forse come il carattere del suo autore, che da sempre dichiara di scattare fotografie per esprimere se stesso.
Protagonisti di fronte all’obbiettivo di Antonio Manta, sono stati editor, photoeditor, giornalisti e fotografi di fama internazionale, riuniti durante il Cortona On The Move, Festival di Fotografia di Viaggio lo scorso luglio 2012, che con curiosità e coraggio si sono messi in gioco.
Quello che però di fronte a questa serie di immagini realizziamo sin da subito è che non si tratta di ritratti eseguiti per immortalare caratteri, persone, o l’identità dei soggetti rappresentati. Da subito si intuisce che si sta andando oltre. Oltre quella linea di definizione e definibilità che degli altri ognuno di noi può dare.
In questa visione l’utilizzo suggestivo del velo sembra ricordarci proprio il confine e la separazione che esiste tra noi e gli altri, così come, ancor prima, tra noi e gli aspetti più nascosti della nostra identità. Questa serie di scatti parla di una ricerca nel campo di ciò che di e per noi stessi è conoscibile e al tempo stesso inaccessibile. Il carattere di indefinitezza dei particolari e l’uso molto deciso dei giochi di luci e ombre ne permettono il racconto, dando forma a una serie di figure spettrali che sembrano parlare al nostro inconscio, suggerendo alcune possibili visioni del sentire umano. Visioni fatte non a caso di luce e buio, giorno e notte, paure e slanci, incubi e sogni, bianco e nero. Visioni che ben definiscono il punto di vista del suo autore sulla realtà. Da qui il forte potere di suscitare emozioni contrastanti che questo lavoro porta con sè.
Inquietudini e armonie che, intrappolate nelle pieghe delle nostre stesse esistenze, continuamente ci pongono di fronte ai nostri limiti, rendendoci fragili e che in questa personale rappresentazione di Antonio Manta prendono la forma di spettri che sembrano chiamarci o richiamarci in un al di là di cui possiamo solo intuirne le forme perché, proprio in quanto al di là, non ci appartiene.
Erika Bussetti (Hasselblad Bulletin)